Questa presenza di elementi di spicco, in sei o sette squadre diverse, spiega forse perché quell’anno il campionato di B fu molto equilibrato. Fino alla fine, furono almeno sei club a giocarsi la promozione. E, nelle fasi precedenti del campionato, ci furono anche altre squadre a giocarsi la testa della classifica. Tanto per fare due esempi, possiamo fare i nomi di Pescara e Reggiana. Gli emiliani, all’inizio furono anche primi in classifica in solitaria per una giornata e, fino alla quattordicesima furono nella parte alta della classifica. Poi iniziarono una clamorosa fase involutiva, fatte di una lunga serie di sconfitte, alternate ad alcuni pareggi e rare vittorie, e finirono ultimi. Il Pescara, invece, resse il passo delle prime fino alla quinta di ritorno. Poi infilò una serie di quattro sconfitte prima e, dopo alcune giornate, una seconda serie di tre partite perse di seguito, allontanandosi così dal gruppo di testa.
Di quel Genoa ho voluto chiedere a Sidio Corradi. Purtroppo a quei tempi Sidio stava vivendo le conseguenze di un grave infortunio che avrebbe messo fine alla sua carriera di calciatore. Ma, in quella stagione, faceva parte comunque della rosa dei rossoblù. Senza contare che con alcuni di quei calciatori aveva giocato anche negli anni prima.
Per Bonci e, soprattutto, per Pruzzo e Conti non c’è bisogno di presentazioni. Per questo motivo, ho preferito chiedergli qualche valutazione sugli altri giocatori del Genoa che furono protagonisti di quella indimenticabile conquista delle serie A.
Sintetizzando il suo discorso, si può dire che Campidonico era un ottimo libero, con la visione di gioco e la tecnica del centrocampista di qualità. Ciampoli era un difensore centrale (quelli che ai tempi si chiamavano stopper) molto forte fisicamente e forte di testa, anche grazie alla sua notevole altezza, che lo aiutava molto nel gioco aereo. Croci era un difensore esterno, sinistro molto tecnico, capace di lanciarsi in discese sulla fascia sinistra e di effettuare cross molto efficaci. Infine, Castronaro era un centrocampista, dotato di grande tecnica intelligenza e dinamismo.
A quanto detto da quello che era l’idolo rossoblù della mia infanzia, posso aggiungere alcuni miei ricordi personali: quell’anno il Genoa aveva una serie di buoni elementi. Sergio Girardi, un buon portiere che fece il record di presenze in quella stagione. Il già citato Angelo Castronaro, capace di tiri potenti dalla distanza ma anche di fare molto bene la fase di interdizione. Otello Catania, una mezzala che univa corsa e tecnica. Francesco Rizzo un centrocampista che, nel suo curriculum, aveva anche un’esperienza da attaccante, nel Cagliari, a fianco di Boninsegna e Gigi Riva. Poi, Ignazio Arcoleo, altro centrocampista capace anche di andare in gol: di lui ricordo una rete fatta l’anno seguente, una rete a suo modo storica perché risale all’ultima vittoria del Genoa a Firenze.
Castronaro, Arcoleo, Rizzo, Conti, Pruzzo e Bonci: quell’anno il Genoa fece quasi sessanta gol.
Conti e Bonci timbrarono già alla prima di campionato: Genoa-Foggia 3-1. Il Foggia, tra l’altro, insieme al Genoa (arrivato primo in classifica) e al Catanzaro, sarebbe stata una delle tre squadre promosse in serie A.
Del tridente genoano, comunque, due erano i veri marcatori, Bonci e Pruzzo, mentre Conti era più l’uomo delle incursioni sulla fascia, dei traversoni e dei suggerimenti. Infatti, dei tre fu quello che fece un numero minore di gol: 18 gol Pruzzo, 15 Bonci e solo 3 Bruno Conti.
Pruzzo (capocannoniere del torneo) fece anche una tripletta con la Ternana, e fu solo in quella parte finale di campionato che superò Bonci per numero di marcature.
A questo computo andrebbero aggiunti i gol in Coppa Italia, cinque in totale: 3 di Bonci e 2 di Roberto Pruzzo. Nella squadra del Genoa di quell’anno, un altro giocatore che fece un discreto numero di gol fu Rizzo: cinque in campionato e uno in Coppa Italia.
Come ho accennato poc’anzi, il campionato fu equilibrato e incerto fino alla fine. A questo proposito, è indicativo che il Genoa, primo in classifica e squadra con il minore numero di sconfitte, perse comunque ben sette partite. Quattro squadre furono in testa, in solitaria, nel corso della stagione: Reggiana, Genoa, Catanzaro e Varese. La Reggiana lo fu solo all’inizio. Poi, subì un tracollo e alla fine retrocesse in serie C. Il Genoa e il Catanzaro furono prime in classifica in solitaria a più riprese, nelle varie fasi della stagione (il Genoa tre volte e il Catanzaro due volte), il Varese fu primo da solo nella fase finale del campionato, tra la ventottesima e la trentaduesima giornata di ritorno, ma a tre giornate dalla fine si fece superare da Genoa, Foggia e Catanzaro e si fece raggiungere dal Brescia.
In effetti, tutto si risolse nelle ultime due o tre giornate. Alla penultima il Genoa strappò un punto importante in casa di una diretta concorrente, il Brescia, che era sotto di un solo punto (fu un pareggio per uno a uno con reti di Pruzzo e Altobelli), Anche Foggia e Catanzaro fecero un pareggio, ma a reti inviolate. Ad una giornata dal termine la classifica diceva Genoa, Catanzaro, Foggia prime a 43 e dietro Brescia e Varese a 42. All’ultima di campionato il Genoa vinse tre a zero con il Modena, il Catanzaro vinse due a uno con la Reggiana e il Foggia vinse a Novara uno a zero. Il Brescia pareggiò uno a uno con il Brindisi e il Varese vinse tre a zero contro il Palermo. La classifica finale fu dunque Genoa, Catanzaro, Foggia 45, Varese 44 e Brescia 43.
In occasione dell’ultima partita di campionato al Ferraris (Genoa-Modena 3-0) e in vista della relativa festa della promozione, i tifosi del Genoa invitarono, a circa 30 anni di distanza dal suo debutto in rossoblù, Juan Carlos Verdeal.
Del ritorno di Verdeal a Genova, ho già avuto modo di parlare in altre occasioni. Qui voglio solo ricordare che Verdeal era un giocatore argentino. Dopo le prime esperienze negli anni Trenta nell’Estudiantes, nei primi anni Quaranta Verdeal andò in Brasile a giocare nel Fluminense di Rio de Janeiro. Al Genoa arrivò nel 1946 e ci restò fino al 1950 (nel cuore dei tifosi, invece Verdeal restò per sempre).
In Europa ebbe ancora una breve esperienza con il Lille e poi passò al Valenciennes (città che nel 2019 ha ospitato la nostra nazionale femminile di calcio). Il Valenciennes, squadra minore del calcio transalpino, con Verdeal arrivò in finale della Coppa di Francia nel 1951.
Terminata l’attività di calciatore, negli anni Sessanta Verdeal fu allenatore di Racing Avellaneda e Almagro. Poi, finita la sua carriera di sportivo, si stabilì in Brasile e fu lì che ricevette l’invito a partecipare alla festa del Genoa per il ritorno del Grifo in serie A. In occasione di Genoa-Modena, Verdeal fece dunque il suo “giro di campo” e poi alla fine del match, fu festa in città, con tanto di banda.
Il tabellino della partita.
Genova, 20 giugno 1976, Stadio Luigi Ferraris.
Genoa: Girardi (Leonardo all’82’), Rossetti, Castronaro, Campidonico, Ciampoli, Arcoleo, Conti, Catania, Pruzzo, Rizzo, Bonci (Mariani al 75’). Allenatore: Luigi Simoni
Modena: Tani, Mei, Manunza, Bellotto, Matteoni, Piaser, Botteghi, Rognoni, Ferradini, Zanon, Colombini. Allenatore. Mario Caciagli.
Arbitro: Massimo Ciulli di Roma.
Le foto. Quella dell’arrivo di Verdeal all’aeroporto di Genova è tratta da Massimo Prati, prima edizione (illustrata) de “I Racconti del Grifo”, Nuova Editrice Genovese 2017. Le altre due sono tratte da Camillo Arcuri e Edilio Pesce, “Genoa and Genoa. Una Squadra. Una Città. Cento Anni Insieme”, Ggallery, 1992.
Massimo Prati: classe 1963, genovese e genoano, laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova, con il massimo dei voti. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale.
Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora come insegnante. Autore di un racconto, “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, pubblicata nel 2004 dalla casa editrice Fratelli Frilli; di un libro intitolato “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, edito nel 2017 dalla Nuova Editrice Genovese; di un lavoro sulla storia del calcio intitolato “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019; di una ricerca storica dal titolo “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020; della seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2020. Infine, coautore, con Emmanuel Bonato, del libro di didattica della lingua italiana, “Imbarco Immediato”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021.
È anche autore di numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893” e “GliEroidelCalcio”.