Preziosi: «Sognamo anche il terzo posto, ma pensiamo già  ai costi della Champions»

Il numero uno rossoblù ammette a "Radio Anch'io Sport" gli obiettivi storici del Genoa, ma resta con i piedi saldi a terra per costruire il futuro della squadra. E parla del "mix" del miracolo rossoblù, del "Ferraris" e dell'arbitro Ayroldi


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Il presidente del Genoa Enrico Preziosi ha parlato a tutto campo nella trasmissione “Radio Anch’io Sport” su Radio Uno Rai. Il numero uno rossoblù è entusiasta del quarto posto in classifica, ma dimostra di avere come sempre molto realismo. «La Champions non era il nostro obiettivo, ma abbiamo il dovere di difendere questa posizione. Le qualità le abbiamo, sarà una battaglia fino all’ultima giornata con le altre due squadre (Ndr: ossia Fiorentina e Roma)». Preziosi però crede moltissimo al quarto posto: anzi, vorrebbe conquistare la terza piazza visto che è appena a quattro punti. «Se la Juve è a 7 punti e punta a raggiungere l’Inter – ha proseguito – anche noi possiamo pensare di raggiungere il Milan. Sarebbe un sogno, abbiamo anche gli scontri diretti a favore». Il Genoa è in vantaggio sulla squadra rossonera avendola battuta al “Luigi Ferraris” per 2-0 e pareggiato a San Siro 1-1 con uno splendido gol di Milito. Il presidente però aggiunge che eventualmente «anche la Coppa Uefa sarebbe un traguardo straordinario per noi». Ma il presidente smette di sognare: sta già pensando ai costi da sostenere per la Champions. «Un po’ mi spaventa poiché questo è il secondo anno di serie A e mettere nella testa del pubblico che noi potremo sempre disputare la Champions oppure la Coppa Uefa sarebbe un cattivo messaggio. Siamo arrivati al quarto posto anche perché ce lo siamo meritati per i nostri investimenti, però guardiamo la realtà di Genoa e dei suoi ricavi». Preziosi spiega che le entrate «sono decisamente inferiori di quattro-cinque volte a quelli del Napoli o della Roma, dell’Inter: è evidente che dobbiamo stare attenti a non creare troppe illusioni». E getta acqua sul fuoco: «Ho detto ai ragazzi che partecipare alla Champions è un fatto storico e quindi difficilmente ripetibile».

Ma il Genoa non è un semplice miracolo, frutto del caso. «Tutto – spiega Preziosi – è frutto della programmazione. Se di miracolo si può parlare il merito è di un mix di fattori a partire dal tecnico, poi i giocatori e la società». E scherzosamente si schernisce: «Non vorrei però togliere i meriti a Gasperini, che è uno degli artefici: non sono certamente io, poiché in campo non ci vado». E sottolinea un particolare importante, che fa comprendere l’umiltà con cui era partito il Grifone all’inizio del campionato: «Volevamo fare in modo che non si potesse patire il discorso della retrocessione, dopo il passato del Genoa, e dare un po’ di serenità a tutto l’ambiente. Abbiamo voluto fare degli investimenti che durassero nel temo e mi sembra che quelli fatti sui giovani ci hanno dato soddisfazioni. Non dimentichiamo che il Genoa è la quinta squadra per monte ingaggi e quindi sono stati impiegati molti investimenti in giugno: però come si è visto, in gennaio non abbiamo effettuato acquisti». Riguardo al mercato, secondo il numero uno rossoblù «basteranno in futuro uno o due inserimenti per continuare ad andare avanti». Però ha rassicurato i tifosi di un elemento fondamentale: la testata d’angolo del progetto Genoa, l’allenatore Gianpiero Gasperini, «resterà sicuramente anche l’anno prossimo». Tuttavia si rende possibilista sull’eventuale cessione di Milito se ci saranno offerte molto consistenti: «Se vuole accettare questo contratto con noi bene, se ci saranno sirene che gli offrono il doppio noi non potremmo permettercelo».

A proposito delle polemiche sull’arbitraggio di Ayroldi in Genoa-Udinese Preziosi ammette che il rigore a favore dei friulani poteva esserci: «Devo dire che se guardiamo l’episodio del rigore forse è l’unico errore. Ricusare l’arbitro è abbastanza grave, ma evidentemente l’Udinese ha un conto aperto con quell’arbitro. Secondo me ha adottato un metodo abbastanza uniforme ammonendo tre nostri giocatori, il rigore poteva starci e l’espulsione ci ha facilitato».

Il presidente ha dato anche spazio alla questione stadio, importante per i ricavi futuri necessari per poter avere una squadra competitiva. «Ne stiamo discutendo da circa un anno. La nostra posizione è molto chiara: noi vorremmo avere un nostro stadio, ma in realtà non ce l’abbiamo. Credo che bisognerà intervenire proprio per i tornei internazionali: però c’è sempre il problema dell’altra squadra (Ndr: la Sampdoria) che ha chiesto e vuole avere il suo impianto. Il problema è che in Liguria e soprattutto nell’area di Genova non ci sono spazi reperibili: quindi si sta lavorando su questo progetto. Credo che dovremo andare nella direzione che ognuno si costruirà il proprio stadio: e noi l’avremo, poiché siamo molto legati a quello attualmente esistente».

Il presidente stigmatizza l’aggressione di alcuni tifosi napoletani a Galliani. «Sono stato tifoso per 50 anni del Napoli ed è la mia seconda squadra, conosco bene quell’ambiente. Devo dire che come una rondine non fa primavera, così 50 tifosi scalmanati non possono rappresentare quella città. Ma nello stesso tempo bisogna reagire contro la violenza. Le punizioni devono essere esemplari e dure».

Preziosi ha anche parlato della Lega Calcio e della possibile rielezione di Matarrese: «Bisogna fare qualche cosa per riportare un minimo di cultura aziendale. C’è però uno schieramento che tende a conservare quello che c’era ieri, mentre bisogna innovare. Per me la direzione di un manager è indispensabile».

Un ascoltatore gli ha chiesto: «Quanto tempo bisognerà aspettare per veder vincere un altro scudetto per il Genoa?». Preziosi risponde: «Sicuramente la diversa suddivisione dei diritti tv consente la possibilità di avere un sogno, come in passato è stato per il Verona, il Cagliari, la Fiorentina e la Sampdoria di vincere uno scudetto. Anche noi potremmo pensare di conquistarlo tra qualche anno. Non avremo le stesse risorse, ma ci avvicineremo un po’».

Preziosi ha concluso rispondendo a una domanda sulle conseguenze della crisi economica sul calcio italiano. «A partire da giugno l’impatto si sentirà poiché molti sponsor non ci saranno. Sicuramente come ha detto Galliani ci saranno meno denari da spendere: quindi anche il monte ingaggi complessivo potrebbe essere contenuto».

Marco Liguori

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