Genoa, si è chiuso un ciclo dopo 10 anni: occorre aprirne uno nuovo

Il fiore all'occhiello del popolo genoano è sempre stata l'identità, la completa "assuefazione" alla maglia e lo rispecchiarsi in essa. Se questo fattore venisse a mancare il Grifone non esisterebbe più

L'entusiasmo dei tifosi del Genoa a Bologna (foto Genoa cfc Tanopress)

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Genoa, manca il carattere. Nel secondo tempo del Derby i rossoblù hanno dato l’impressione di subire passivamente l’esito del campo, quasi rassegnati alla sconfitta: è questo che ha fatto maggiormente arrabbiare la tifoseria, più che la sconfitta contro un avversario ad oggi superiore. Mandorlini grazie alla sua esperienza ha dato maggiore solidità alla squadra, ma il gioco è ancora lontano, complice una rosa in defezione non di uomini, ma di caratteristiche tecniche funzionali alla costruzione di un marchio di fabbrica riconoscibile. A fine stagione la società dovrà essere brava a fare una nuova rivoluzione, questa volta costruttiva oltre che economia, programmare e soprattutto riavvicinare la sua gente, tifosi che pur non avendo mai goduto di particolari successi anche nei tempi più bui aspettavamo la domenica con impazienza, perché anche un umile Genoa-Savoia (giusto per fare un esempio) valeva come uno scontro al vertice contro la Juventus.

Inutile girarci attorno, le perenni voci di mercato distraggono i giocatori, il cambio di rotta forse dovrà partire proprio dalla gestione dei rumors, metterli a tacere anche per sola forma, ma dare comunque una parvenza di forte presenza societaria per evitare che i marinai della barca (ovvero tutte le parti in causa del mondo Genoa, dai giocatori ai semplici tifosi simpatizzanti) remino a tempi alterni permettendo all’imbarcazione di arrivare a destinazione senza finire fuori rotta anche di fronte alla prima brezza. I risultati si costruiscono non solo con la tecnica, ma anche con il carattere e il senso di appartenenza. Serve una rivoluzione, costruttiva nei fatti e nei modi, da parte di tutti, tifoseria compresa. Nel calcio moderno non si possono ignorare conti e bilanci (realisticamente parlando sono la parte più importante, vitale) come non si può aziendalizzare la passione, anche perché una tifoseria assente non è un buon biglietto da visita per attirare sponsor, investitori, o nuovi protagonisti sportivi che da anni vedono nella Genova rossoblù una vetrina di rilancio. Il fiore all’occhiello del popolo genoano è sempre stata l’identità, la completa “assuefazione” alla maglia e lo rispecchiarsi in essa. Se questo fattore venisse a mancare il Genoa non esisterebbe più perché privato del fattore che lo rende unico rispetto alle altre piazze (escluse Napoli e Torino). Genoa, ora come non mai hai bisogno di rivoluzionarti. Dieci anni di Serie A rappresentano un ciclo, ora bisogna aprirne uno nuovo: nei modi, non nei protagonisti.

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