Cesare Lanza: “Mio Genoa, ti chiedo scusa”

Il celeberrimo giornalista e tifoso rossoblù spiega che il Genoa è una categoria dello spirito

Gradinata Nord (Getty Images)

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Ieri, citando la scrittrice Maya Angelou (che suggeriva di vivere senza respiro) vi ho proposto un lungo elenco – che potrebbe essere chilometrico – di tante emozioni che ho vissuto. Incredibilmente, non mi è venuto in mente il Genoa. Arrossisco per la vergogna e mi chiedo perché. Le ipotesi sono solo due: o sono rimbambito fino al punto di dimenticare persino l’unica, vera e stabile passione di settant’anni di vita; oppure la bizzarra, nevrotica, ancorché positiva, presidenza di Preziosi è riuscita a tenere lontano il cuore e la mente. Per esser perdonato dai tanti miei amici genoani, ricorderò il momento in cui genoano diventai. Ero un bambino, appostato dietro la porta del Genoa in una partita di cui non ricordo nulla salvo questo episodio: negli ultimi minuti il nostro portiere si lasciò sfuggire di mano il pallone e incassammo un goal, irrecuperabile. Non ricordo se pareggiammo o fummo sconfitti, o, ipotesi remota, c’era un vantaggio che ci garantivaCesare-Lanza-3comunque la vittoria, fatto sta che il portiere, si chiamava Franzosi, “Nani” per gli amici, restò in ginocchio e scoppiò a piangere. Non ci crederete, ma lo stadio esplose in un grande applauso di solidarietà. Per me, fu una emozione fortissima.
Col tempo, ho capito che il Genoa non è una qualsiasi squadra di calcio, ma una categoria dello spirito. Il tifoso genoano è capace di applaudire i suoi giocatori, quando escono alla fine sconfitti per 5 a 0, in casa, dopo aver giocato una partita gagliarda. Il tifoso genoano, il giorno dopo la retrocessione in serie C (per una stupidaggine del presidente giocattolaio) è capace di esporre alle finestre e nei terrazzi l’amatissima bandiera. Però, anche, il tifoso genoano è capace di incazzarsi (infischiandosi della generale e retorica deplorazione) con la squadra, d’interrompere la partita e di pretendere le maglie dei giocatori – “non ne siete degni!” – se assiste ad una esibizione priva di agonismo, magari col cattivo odore di una silenziosa “combine”. Questo è il Genoa, questi sono i genoani: non ci importa più di tanto vincere o perdere, ci importa vivere, anzi esistere, batterci, con passione. Non è poco, è un insegnamento etico per la vita. E mi scuso ancora se ieri non ho ricordato tutto questo.

Cesare Lanza

Per gentile concessione, tratto da Cesarelanza.com

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