Buoncalcioatutti – Il punto per cui Martìn perse la cappa

L'opinione dell'avvocato Antonio Buelli sulla stagione del Genoa


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Mi sembrava di vedere quella scena celeberrima di Kill Bill e precisamente il primo piano di Uma Thurman che ha la pistola puntata contro il bulbo oculare, mentre si trova a terra sanguinante, destinata a sicura morte.Perché così eravamo. E preferisco esprimere la situazione in questo modo, senza scomodare il numero di gradi in geometria o quello di radianti in trigonometria…

La paura (anzi il terrore) faceva lo stesso numero.

Ma spesso, quando si pensa che l’epilogo non possa che essere uno solo, succede qualcosa che fa cambiare radicalmente gli scenari, perché, come dice il grande Lanny Kravitz, “It ain’t over, till it’s over”: non è finita, fino a che non è veramente finita.

Domenica sera scorsa, affranto dopo due notti di incubi pre-Palermo, mi auguravo disperatamente che i capitolini battessero la Juve. Tutti sapevamo che, se la Juve fosse giunta allo scontro col Crotone da campione di Italia, avrebbe schierato una squadra assai distratta da incombenti più stringenti.

Ricordate la Juve certa della serie A all’ultima giornata con il bisognoso Spezia? Ebbe problemi a perdere in casa?

Ma domenica scorsa è arrivata la vittoria della seconda squadra di Roma (1927), passata per giunta in svantaggio, con i bianconeri che già pregustavano lo scudetto in casa della storica rivale.

È cambiato tutto e anche le mie notti – quelle “di un amore disgraziato” cantato da Claudio Baglioni – non sono più state popolate da incubi, stranamente.

Il Genoa sapeva che la Juve avrebbe schierato la squadra migliore ed avrebbe vinto per chiudere subito la pratica scudetto e rilassarsi prima di Cardiff.

A questo punto sarebbe bastato il pari contro il Torino. Questo ha consentito di fare la stessa partita giocata contro Lazio ed Inter.

Il Genoa che aveva giocato per vincere a tutti i costi con le piccole non aveva quasi mai vinto, ma perso spesso.

Riavvolgiamo il nastro.

A Natale, tacciato di grossolano pessimismo, dopo la sconfitta di Palermo, avevo detto che il Genoa avrebbe dovuto pensare a salvarsi in vista di un ritorno privo di Veloso e con un calendario decisamente peggiore.

Il Genoa doveva salvarsi entro la metà di marzo, facendo i punti abbordabili.

Io ero però convinto che, alla fine, la campagna trasferimenti invernale avrebbe aggiustato le cose, come avvenuto sempre in passato (vedi arrivi di Portanova e Manfredini a peso d’oro).

Non è stato così, forse perché tra due anni c’è lo spauracchio della parità di bilancio.

La società non si è azzardata a spendere, magari troppo e male, per un campionato giudicato già in archivio. Così facendo, ha compiuto un azzardo quasi peggiore.

Attualmente, il mercato invernale è stato disastroso. Poi spero che, magari, rivaluteremo qualcuno.

Alcune premesse hanno portato a conclusioni errate. Rincon non era più quello di un tempo. L’avevo già fatto notare a commento della partita dell’andata di Crotone (la seconda di campionato), così come avevo osservato che non mi sembrava che la squadra avesse la scintilla offensiva (la qualità). Ocampos non saltava un uomo, uno.

Tuttavia se un Rincon volitivo fa’ sfiorare l’Europa (per la gioia di tanti, non mia), un Rincon meno voglioso garantisce comunque filtro a centrocampo, ma, soprattutto, non fa rischiare la retrocessione…

Antonio Buelli- Tratto da Buoncalcioatutti.it

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