Viaggio nei tanti nuovi elementi positivi del Ballardini IV rispetto al passato

Il tecnico è apparso, con un’altra personalità: più forte, più decisiva, insomma un allenatore più maturo e più sicuro che ha rilanciato il Genoa alla grande

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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Zio Balla ha vinto ancora! E alla grande contro il Napoli. Otto partite, 17 punti (cammino europeo), gioco piacevole e ben organizzato. Ecco: ho colto nella dichiarazione post partita di Ballardini una frase che rappresenta un Ballardini totalmente cambiato da quando è arrivato a Genova: «Non mi chiedo dove sarebbe il Genoa con me sin dall’inizio del campionato». Una frase che offre molte riflessioni su questo allenatore, indubbiamente diverso per atteggiamenti e linguaggi, da tutti gli altri suoi colleghi. Mi è sembrato che il tecnico sia diverso da quello del passato: è un Balla che è apparso, se così possiamo dire con addosso un’altra personalità, più forte, più decisiva, insomma un allenatore più maturo e più sicuro come “conducator” di un gruppo da gestire.

Crediamo anche che per questa nuova “figura” arrivata qui da noi, le cose stiano andando meglio: ed anche sul piano del gioco. In passato Ballardini arrivava solo per evitare la retrocessione, come uno di quei tecnici che tutti definiscono adatti all’ultima salvezza, dunque senza problemi di gioco, di organizzazione tattica, ma solo di capacità umane per vincere in qualche modo.

Oggi si scopre che Ballardini non solo sta portando via dal nero tunnel il Genoa, ma è deciso a evidenziarla al meglio sul palcoscenico di questa stagione, di portarlo tra i migliori del campionato mirando al collettivo, alle vere motivazioni di ciascun giocatore, alla sensazione di aver trovato anche in lui stesso, una capacità nuova di condurre e di allenare.

Detto questo oggi si parla del Genoa, come si parlerebbe di una squadra di primo livello, si parla di gioco, di inserimenti, di “occupazioni di spazi” giusti, di fase difensiva rapportata a quella offensiva, di esterni che convergono e si scambiano con compagni di centrocampo, si parla di un Radovanovic che qualcuno paragona a Beckenbauer (forse esagerando un po’), ma finalmente si parla di calcio vero, giocato con intelligenza.

E poi ci sono le rivalutazioni di giocatori che erano letteralmente scomparsi, a cominciare da Destro, a Pandev che Balla mette sempre al momento e nel posto giusto, non come un tempo che il “vecchiaccio” veniva gettato dentro solo per la speranza che cambi il risultato.

E poi l’attacco, che si trova improvvisamente ad avere almeno tre elementi sullo stesso piano (e che piano!) pronti tutti a segnare (una rarità per il Grifone) da Destro, a Scamacca, a Shomurodov, a Pandev, tutti uguali, nessuno considerato titolare o riserva, come si diceva un tempo.

Tutto è un po’ “paranormale” insomma, come diciamo da tempo, e proprio su questo versante, per chiudere, ci permettiamo di fare una domanda ai nostri amici tifosi che si stanno stropicciando gli occhi: «Cari amici, vi sentireste di non andare più allo stadio, a fronte di un Genoa che ogni otto partite fa 17 punti?». La risposta è scontata…

Vittorio Sirianni

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