I racconti del Grifo e Gigi Proietti: comici all’ombra della Lanterna

Massimo Prati racconta delle grandi scuole di comici: la fiorentina, la genovese, la romana e la napoletana

Gigi Proietti (Foto regalata dall'attore romano a Silvia Capasso, webmaster di proveperunsito.it, ripresa da Wikipedia)

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“Non sono uno specialista in materia, e quindi niente di più facile che io mi possa sbagliare, ma mi sembra che in Italia ci siano quattro grandi scuole di comici. Le cito in ordine sparso: la fiorentina, la genovese, la romana e la napoletana.

Ovviamente ci sono grandi comici in molte altri parti d’Italia, a Milano come a Palermo; ma in questi casi, a mio parere, non si può parlare di scuole che hanno alla base lo stesso tipo di narrazione. Gino Bramieri, Diego Abatantuono, Ale e Franz sono dei divertentissimi comici, ma non mi sembra che tra loro ci sia molto in comune.

Per “scuola di comici”, intendo temi, discorsi e metodi d’espressione che siano condivisi, una “continuità cronologica” che unisce nel tempo generazioni diverse, ed una formazione comune (molti comici genovesi si sono formati nella compagnia di Gilberto Govi prima e alla scuola di recitazione del Teatro Stabile poi, così come molti campioni romani della risata sono venuti dall’Accademia Silvio D’Amico o, più recentemente, dalla scuola di Gigi Proietti, e molti grandi umoristi napoletani sono passati per la scuola di De Filippo).

La scuola toscana fa un po’ storia a sé. La comicità a Firenze, a mio parere, è meno aperta sul mondo. Una volta, seguendo un documentario in TV che trattava di tutt’altro argomento, fui colpito da un commento fatto da un fiorentino: parlando della sua città diceva che Firenze è passata alla storia come “la Culla del Rinascimento” ma in realtà è una città dall’anima medievale.

Però Roma, Napoli e Genova, a mio parere, hanno in comune una maggiore apertura verso l’esterno, sebbene i comici di ciascuna di queste città abbiano tratti specifici diversi gli uni dagli altri.

Roma ha la comicità della “Roma Capoccia”, di chi essendo della capitale si sente un po’ superiore. Come nella scena del film di Monicelli “La Grande Guerra”, in cui, alla visita militare, Alberto Sordi (il romano Oreste Jacovacci) cerca di fregare Vittorio Gassman (il milanese Giovanni Busacca). Ma nella capitale c’è anche l’ironia di chi vivendo a contatto col supremo potere politico e religioso ne conosce i tanti vizi e le poche virtù: è la comicità di Nino Manfredi e delle sue pasquinate (gli scritti satirici contro il potere attaccati ad una statua di Roma), che si possono apprezzare nel film dal titolo “Nell’Anno del Signore”.

In altri divertentissimi casi, quello del cupolone è l’umorismo popolare ma brillante ed arguto di Aldo Fabrizi, Paolo Panelli o Gigi Proietti per citare dei “mostri sacri”, oppure di Enrico Brignano e Maurizio Battista, per fare due esempi più recenti. Infine, c’è la comicità buzzicona e periferica dei borgatari: da Carlo Verdone del “famolo strano”, alla Lucia Ocone dell’infermiera Mimma, quella dei “pippi”, da Corrado Guzzanti dello studente “Lorenzo” di “maddechéaò”, al “chi è Tatiana?” di Gabriele Cirilli (che, in realtà, credo sia abruzzese di nascita, ma interpreta magistralmente il “coatto de Roma”)”.

Massimo Prati

Tratto da “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, Nuova Editrice Genovese, 2017

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