Imbrattata la lapide di Ciro. La famiglia: “Non si cancella ciò che è scritto con la pittura”

I genitori del tifoso ucciso: "la lapide che alcuni tifosi avevano affisso tra le due carreggiate di viale Tor di Quinto per ricordare il sacrificio di Ciro, ha dato fastidio a qualcuno"

La lapide di Ciro imbrattata

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La lapide che ricorda Ciro Esposito, il tifoso del Napoli ferito mortalmente prima della finale di Coppa Italia 2014, è stata imbrattata con vernice rossa. L’Associazione Ciro Vive onlus risponde con questo comunicato stampa:

«Come non spegni il sole sparandomi, non togli ciò che è scritto con la pittura. Giovanni Esposito, il papà di Ciro, il tifoso azzurro morto il 25 giugno del 2014 dopo 52 giorni di agonia nel reparto di Rianimazione del Gemelli, ha impresso queste parole sulla sua pagina Facebook. Il motivo del suo sfogo è la vernice rossa con cui qualcuno ha coperto la lapide dedicata a Ciro a Tor di Quinto. Laddove il ragazzo fu aggredito con colpi di arma da fuoco la sera del 3 maggio 2014, prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli. Una storia che ormai conoscono tutti. Non solo in Italia, ma nel mondo. Il nome di Ciro infatti, ha fatto il giro del mondo – è il caso di dire. Un giro per far sentire ai tifosi che lo sport non è violenza né odio, ma fratellanza e spirito di competizione volto al divertimento e all’aggregazione. Parole che non tutti quelli che vanno allo stadio possono comprendere, a quanto hanno detto finora i fatti accaduti. A cominciare da chi quel giorno di maggio di due anni ha premuto il grilletto e ha fatto fuoco contro Ciro Esposito. Questo qualcuno per i giudici ha un nome e un cognome. Si tratta di Daniele De Santis, l’ultras giallorosso che, una settimana fa, i magistrati capitolini hanno condannato a 26 anni di reclusione per l’omicidio del tifoso partenopeo. Eppure i dolori e le sofferenze non finiscono per i genitori di Ciro. Già perché la lapide che alcuni tifosi avevano affisso tra le due carreggiate di viale Tor di Quinto per ricordare il sacrificio di Ciro, ha dato fastidio a qualcuno. Lo stesso qualcuno che, pochi giorni fa e a poche ore dalla sentenza emessa dalla magistratura, ha pensato bene di coprire con vernice rossa. A essere coperte sono state le parole che i tifosi avevano scritto per ricordare Ciro: “ora vi saluto, qui riposo in pace. Mi aspettano allo stadio, dove razzismo, odio e delinquenza non possono entrare». Parole che arrivano al cuore di mamma Antonella e papà Giovanni, che le hanno lette proprio il giorno della sentenza una settimana fa. Parole che fanno parte di una poesia che qualcuno ha voluto dedicare a Ciro. Ma che qualcun altro ha voluto, ancora una volta, tentare di cancellare. A commentare, come sempre nel loro composto dolore e nella loro grande umanità, Giovanni Esposito ed Antonella Leardi: “Non spegni il sole sparandogli, né cancelli ciò che è scritto con la pittura”».

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