Federsupporter, abolizione Tessera del tifoso: molte parole, ma i fatti?

Il Protocollo d’Intesa del 4 agosto, intitolato “Il rilancio della gestione tra partecipazione e semplificazione”, contiene molti aspetti discutibili come i tamburi che devono essere soltanto ad una sola battuta


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Con le mie Note del 3 agosto scorso “Tessera del tifoso addio ? meglio tardi che mai“, consultabili sul sito www.federsupporter.it, avevo già anticipato alcuni contenuti del Protocollo in oggetto, peraltro consultabile integralmente sul sito www.figc.it.

Ciò premesso, ad integrazione delle citate Note, ritengo opportuno ed utile formulare le considerazioni che seguono.

Dalle Premesse del Protocollo si evince chiaramente come i firmatari dello stesso ( Ministro dell’Interno, Ministro per lo Sport, Presidente del CONI, Presidente della FIGC e Commissario della Lega Calcio Serie A, Presidente della Lega Calcio Serie B, Presidente della Lega Pro, Presidente della Lega Dilettanti,Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, Presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio, Presidente dell’Associazione Italiana Arbitri), per quanto di rispettiva competenza, devono ammettere il complessivo fallimento del sistema ( ticketing, stewarding, impiantistica, gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica).

Si legge, infatti, testualmente, che il sistema “ha comportato una serie di effetti collaterali quali una oggettiva complessità della disciplina del ticketing, la difficoltà di accesso agli impianti, la suggestione dell’utente circa il reale pericolo di andare allo stadio, alcune situazioni di manifesta disparità di trattamento”.

Conseguentemente il Ministro dell’Interno, di concerto con gli altri firmatari del Protocollo, affida al Presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive l’incarico di “ realizzare un rinnovato modello di gestione degli eventi calcistici, in grado di realizzare le finalità Calcio=Passione, Divertimento=Partecipazione”.

Ciò mediante “Il recupero della dimensione sociale del calcio, il ritorno delle famiglie allo stadio, il contenimento dei costi sociali, il conseguimento di una sostenibilità economica-gestionale del sistema”.

Vale a dire la sostanziale sconfessione di gran parte delle politiche seguite finora sia dalle Istituzioni statali sia da quelle sportive, in particolare nel periodo che va dal 2007 ad oggi.

Fallimento, soprattutto, di tutte quelle leggi e misure, eccezionali e speciali, prodotte, in maniera alluvionale, per prevenire e reprimere la violenza a causa e in occasione di manifestazioni sportive.

Leggi e misure che hanno mostrato tutti quei difetti evidenziati, relativamente alla produzione legislativa in generale, dal 15 marzo 2013 al 15 giugno 2017, dai dati dell’Osservatorio della Legislazione del Servizio Studi della Camera ( cfr. art. “ In ritardo e scritte male: il pasticcio delle leggi che restano inapplicate” di Diodato Pirone su “Il Messaggero”, pag. 2, del 13 agosto scorso).

In specie, il difetto, oltre a quello dell’italiano, spesso scadente, di scarsa autoapplicabilità, senza bisogno di decreti e regolamenti, nonché della loro effettiva applicazione.

Insomma, un profluvio ed una bulimia di norme e misure rimaste sulla carta o che sono servite a ben poco, se non a soddisfare momentanee e transeunti esigenze di propaganda e polemica politica.

Un fallimento che, per converso, testimonia la fondatezza e la giustezza delle proposte, ripetutamente avanzate, invano, da Federsupporter in tutti questi anni.

Cosa che, se da un lato, ci può inorgoglire, dall’altro, crea uno sconsolato e mesto rimpianto.

Quando, poi, si passa a specifici contenuti del Protocollo non si può evitare di rimanere altrettanto sconsolati e mesti.

La filosofia ispiratrice delle nuove regole è così definita: “Il driver dei lavori è l’inversione dei valori tonali del settore. Non più il “ divieto con eccezioni”, bensì “ l’ammissione con eccezioni”, non più “ l’esclusione” bensì” l’inclusione”.

Ora, nel lasciare volentieri ad altri il compito di capire che cosa concretamente significhino le suddette parole, non può non sovvenirmi la battuta del film “Palombella rossa”, di Nanni Moretti e, cioè “Ma come parli, le parole sono importanti!”, nonché la celebre “supercazzola” del film “Amici miei”.

Ma ecco, di seguito, le regole generali , dettate, per un triennio, dalla “inversione dei valori tonali”, relative alla stagione calcistica 2017/2018 :

  1. Trasformazione della tessera del tifoso con l’adozione di carte di fidelizzazione;

  2. Acquisto dell’abbonamento non più collegato alla carta di fidelizzazione;

  3. Cancellazione dei voucher;

  4. Abrogazione dell’iniziativa “Invita un amico” (ovvero due amici )” allo Stadio;

  5. Possibilità di acquistare i biglietti al di fuori del settore ospiti o di altre aree individuate dal Gruppo Operativo Sicurezza (GOS) per gare con profili di rischiosità, anche il giorno della gara;

  6. Possibilità per i residenti della Regione di provenienza della squadra ospite di acquistare i biglietti per l’accesso in qualsiasi settore senza bisogno della carta di fidelizzazione. L’Osservatorio potrà, però, disporre tale necessità nel caso di partite a rischio,

  1. Per le partite a rischio potrà essere valutata: l’incedibilità dei titoli; il collocamento dei tifosi ospiti solamente all’interno del settore a loro destinato; l’adozione di restrizioni anche per i tifosi locali,

Tutte le condizioni sopra riportate soffrono, a mio avviso, del forte limite costituito dal fatto che esse possono essere sempre disapplicate, qualora lo decida il GOS e/o l’Osservatorio, a propria discrezione.

Inoltre, non si comprende per quale motivo si cancellino i voucher e l’iniziativa “ invita un amico ( ovvero due amici) allo stadio”, in contraddizione con la filosofia ispiratrice delle nuove misure.

Ma la cosa più preoccupante è rappresentata dalla facoltà concessa alle società di “condizionare l’acquisto del titolo di ammissione alla competizione ( biglietti, abbonamenti) e/o la sottoscrizione di carte di fidelizzazione da parte dell’utente, ad una accettazione tacita di condizioni generali di contratto, contenute in un codice etico predeterminato. La violazione di questo deve comportare, quale meccanismo di autotutela, la sospensione o il ritiro del gradimento della persona da parte della medesima società per una o più partite successive”. Facoltà, quella di cui sopra, pacchianamente illecita perché contra legem.

Per la precisione, contro, in generale, le norme civilistiche e, in particolare, contro le norme a tutela del consumatore.

Che le società possano discrezionalmente sospendere (così detto “meccanismo di autotutela”) l’acquisto o l’utilizzazione di titoli di accesso allo stadio per la ritenuta violazione di condizioni generali di contratto, imposte, addirittura mediante un codice etico, per il suddetto acquisto o utilizzazione costituisce, sotto molti aspetti, un vero e proprio “monstrum” giuridico.

Una costante e granitica giurisprudenza, di merito e di legittimità, sancisce, infatti, che clausole a contenuto vessatorio, quali quelle che la parte contrattualmente più forte impone all’altra, usualmente mediante una contrattazione standardizzata, come sono le clausole che consentono alla parte più forte di unilateralmente recedere dal contratto o di sospenderne l’esecuzione, non solo non possono mai essere tacitamente approvate, bensì debbono essere espressamente e specificatamente approvate dalla parte più debole.

Della suddetta giurisprudenza richiamo, da ultima, la sentenza n.6004 del 22-27 marzo scorso, Sezione X, del Tribunale di Roma (cfr la mia Nota del 23 giugno scorso consultabile su www.federsupporter.it), la quale, in particolare, ha dichiarato l’inefficacia di clausole da ritenersi vessatorie, contenute in un abbonamento, non specificamente approvate dall’abbonato.

Ciò, in quanto richiamate solo per numero o per lettera, senza l’indicazione del loro contenuto e cumulativamente con le clausole non vessatorie, così da non consentire di richiamare l’attenzione dello stesso abbonato sulle clausole che effettivamente realizzano uno sbilanciamento della regolamentazione a favore della società predisponente la modulistica.

Approvazione da attuarsi con autonoma sottoscrizione e con precisa ed inequivocabile indicazione di tali clausole e dei loro contenuti.

Non si vorrebbe, altresì, che, con un così detto “codice etico“ predeterminato dalla società ( ma che cosa c’entrano con tale codice le condizioni generali di contratto?), la società stessa predeterminasse anche l’obbligo di acquistare, magari inclusa nella carta di fidelizzazione o a questa connessa, la famigerata carta di credito ricaricabile facendo rientrare dalla finestra ciò che, così come ricordato nelle mie Note del 3 agosto scorso, grazie a Federsupporter, il TAR del Lazio ed il Consiglio di Stato avevano fatto uscire dalla porta, avendo stabilito nel 2012 essere ciò un abbinamento forzoso illecito in quanto pratica commerciale scorretta ai sensi del Codice del Consumo.

Sempre nella stagione calcistica 2017/2018 si prevede il “rilancio dello SLO, in quanto attività di indicazione strategica per l’applicazione della nuova disciplina privatistica”.

Laddove, suona, alquanto provocatorio, a proposito di SLO, che si parli di “rilancio”, quando tutti i dati disponibili (vedasi, in particolare, i risultati dell’Indagine” Il Ruolo del Supporter Liaison Officer (SLO)” condotta dal Presidente, Alfredo Parisi, resi pubblici nel corso di un Convegno sul tema l’8 giugno scorso), dimostrano che gli SLO o non sono stati istituiti o, se istituiti, non hanno svolto alcuna, significativa attività. SLO che, quindi, non possono essere “rilanciati”, per il semplice motivo che, dal 2011 ad oggi, così come stabilito dalle normative UEFA e FIGC, non sono stati mai “ lanciati”.

Così come si ignora o si finge di ignorare che gli SLO sono stati e sono previsti principalmente per attuare un costante e proficuo dialogo tra società e tifosi e non certo per “ l’applicazione della nuova disciplina privatistica”, se, per questa, si devono intendere quelle condizioni generali di contratto e quel codice etico contenenti clausole palesemente illecite. Né finisce qui.

Sin dalla stagione calcistica 2017/2018, si consente la riammissione allo stadio di tamburi e megafoni, quali strumenti sonori ed acustici.

Si tratta, però, pur sempre, di tamburi e megafoni, per dirla con Totò, “parastatali”.

Tali strumenti devono, infatti essere: in numero proporzionato alla grandezza del rispettivo settore; i tamburi devono essere ad una sola battuta – prego di credere che si tratta della verità e non di uno scherzo-; vi deve essere un referente dei tamburi e dei megafoni introdotti, preventivamente identificato in sede di GOS, al quale, in base al referto arbitrale, potrà essere ritirata l’autorizzazione ad introdurli.

Mi chiedo e chiedo, a parte la, almeno per me, imperscrutabile pericolosità dei tamburi a due battute (percossi da due bacchette) rispetto a quelli ad una sola battuta (percossi da una sola bacchetta), se, anziché dare luogo, oltre al “codice degli striscioni”, anche a quello sui tamburi e megafoni, non sarebbe stato e non sarebbe, forse, meglio e più semplice, ad imitazione di quello che si fa già da anni negli stadi tedeschi, determinare “standing area” riservate ai tifosi più appassionati, nelle quali si possano seguire le partite in piedi ed utilizzare strumenti acustici ed a percussione.

E, poi, il “referente” dei suddetti strumenti sarà unico per tutti oppure vi dovranno essere più referenti per ciascun singolo tamburo o megafono introdotto ?

Per dirla con una famoso aforisma di Ennio Flaiano, ancora una volta pare che, nel nostro Paese, le cose siano gravi ma non serie.

Detto per la stagione calcistica 2017/2018, vediamo che cosa dovrebbe accadere per quella successiva 2018/2019.

Il “rilanciato” SLO dovrà “assumere la centralità massima, anche mediante la sua mutazione in Dipartimento o Ufficio, in quanto migliore configurazione per far fronte alle nuove fondamentali, incombenze legate al ticketing”.

Peccato, però, che lo SLO “ centralità massima”, prevista solo per il 2018/2019, l’avrebbe già dovuta assumere dal 2011/2012 e che, sempre da tale periodo, secondo le normative UEFA e FIGC, avrebbe dovuto essere costituito, almeno per le società con più alto numero di tifosi, da un apposito Dipartimento e non da una singola persona fisica.

Sottolineo anche che la funzione principale dello SLO, sempre secondo le predette normative, non consiste affatto nell’attività di ticketing, bensì, come detto, nel favorire ed attuare un costante e proficuo dialogo tra società e tifosi, con netta separazione da altre funzioni aziendali.

Il ruolo dello SLO andrà inserito in un “ ridisegnato sistema” che vedrà “ridisciplinati gli steward” in “un’ottica riorganizzativa orientata ai profili dell’accoglienza, maggiormente rispondente all’esigenza di contribuire ad una migliore fruibilità degli stadi”.

Ma che cosa concretamente significa la “ridisciplina” degli steward, se questi sono già abbondantemente disciplinati da norme di legge e regolamentari ( Legge n. 401/1989, Legge n. 41/2007,Legge n. 21/7/2010, Decreto Ministeriale 8 agosto 2007 e successive modifiche, Determinazioni dell’Osservatorio) di cui, in dettaglio, alle Linee Guida dell’Osservatorio (Edizione 2014 consultabili sul sito www.osservatoriosport.interno.gov.it)?

Secondo tali Linee Guida agli steward competono: la bonifica dell’impianto; il prefiltraggio; il filtraggio e l’accoglienza dello spettatore; il controllo degli spettatori con il sistema del pat-down, da svolgersi con un atteggiamento amichevole ed evitando comportamenti inquisitori non compatibili con il contesto festoso delle manifestazioni sportive, in analogia a quanto avviene in ambito aeroportuale; servizi specifici per prevenire attività illecite, tra i quali l’osservazione e la vigilanza degli spettatori, onde segnalare eventuali turbative alle Forze dell’Ordine.

Ma, se come rilevato, il ruolo e le funzioni degli steward erano stati, già da anni, analiticamente e compiutamente definiti, occorre allora domandarsi perché oggi bisogna procedere a ridefinirli.

Evidentemente perché poco o nulla di quanto era stato già definito è stato attuato ed ha funzionato. Veniamo, infine, alla stagione calcistica 2019/2020.

Una stagione in cui “La disciplina dell’impiantistica verrà reimpostata, in linea con il percorso già intrapreso dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio secondo logiche di inclusione ( riduzione delle barriere), qualificazione delle aree e responsabilizzazione degli utenti”. Uno storico, ex presentatore televisivo, purtroppo scomparso, avrebbe detto “Ma che belle parole!”

E’ da notare come, anche in questo caso, si usi il “ RE” , così come si era parlato di “ RI” ; il che testimonia come , ove pure ve ne fosse ancora bisogno, nulla o gran parte di quello che da anni si sarebbe dovuto fare, così come rilevato più volte da Federsupporter, non si è fatto.

Quale sarebbe “il percorso già intrapreso“ dalla FIGC appare, almeno a me, del tutto misterioso o, comunque, oscuro.

Tanto per fare un esempio di attualità, non si sa neppure quale sarà il destino finale dello Stadio Olimpico di Roma. E come si concilia l’abolizione di barriere con il fatto che, solo pochi giorni fa, sono state, peraltro temporaneamente e transitoriamente, eliminate le barriere divisorie nelle Curve del suddetto Stadio ?

Quando si commettono certi errori bisognerebbe ammetterlo in maniera esplicita, netta e chiara e non facendo finta, come si tenta di fare, che tutto è andato bene o si è fatto bene. Viceversa non si è credibili.

E, per finire, in tutto ciò, qual’è il ruolo destinato ai tifosi ?

Come si concilia che il Ministro dell’Interno dia mandato alle Autorità provinciali di Pubblica Sicurezzadi incontrare tutti i partners e gli stakeholders coinvolti, per una migliore gestione della stagione calcistica” con, ancora una volta, l’esclusione dei tifosi, i quali sono indubbiamente i principali partner e stakeholder, dalla partecipazione e dal coinvolgimento nel Protocollo ?

E che dire del fatto che la FIGC si impegna a “sensibilizzare le Leghe professionistiche affinché le Società, attraverso un percorso di autoregolamentazione endogena” pervengano “alla strutturazione del meccanismo del gradimento” ?

E, qui, come la celebre battuta di Alberto Sordi nel film “Un Americano a Roma”, “ Scatta l’applauso” !

Impegni, tutti quelli sin qui enunciati, che rappresentano, nel loro insieme, un classico e tipico “ spero, promitto e juro che reggono l’infinito futuro”.

La realtà, purtroppo, che, al di là di “ fiumi di parole”, sembra destinata a perpetuarsi, è quella ben descritta nelle riflessioni conclusive (pagg. 277, 278) del libro “I ribelli degli Stadi. Una storia del Movimento Ultras Italiano”, Odoya Editore, 2017, del giornalista Pierluigi Spagnolo: “Impianti militarizzati, svuotati di colori e passione, con tifosi ingabbiati e sottoposti a controlli talvolta minuziosi come in aeroporto, con leggi speciali al limite della deroga delle libertà costituzionali ( il Daspo di gruppo e quello preventivo, la flagranza differita, lo stop alla libertà di movimento farebbero inorridire un pensatore liberale) che però non hanno allontanato davvero i violenti dalle partite di calcio. Anzi. Con la complicità dello strapotere delle tv, di biglietti costosi e stadi a volte fatiscenti, di partite in orari improbabili, tornelli ed altre restrizioni hanno finito per far sparire la massa, le famiglie, la tifoseria corretta ( la stragrande maggioranza) alimentando un clima di generalizzazione e criminalizzazione verso quelli che tifano dalle curve, che rischia di buttare via il bambino assieme all’acqua sporca…Chi sbaglia, chi commette reati, chi mette a repentaglio l’incolumità di altri soggetti, negli stadi come nelle strade, al volante, sul lavoro e nella vita di tutti i gironi, deve essere individuato e punito. Ma questo non può costituire una macchia per l’intera comunità di appartenenza, colpe e sanzioni non dovrebbero estendersi automaticamente ad altri. Trattare tutti i tifosi come potenziali criminali, fotografarli e schedarli tutti preventivamente, chiudere un’intera curva o vietare una trasferta ad un’intera tifoseria per la cattiva condotta di venti, cinquanta o cento soggetti è un clamoroso errore, un autogol ingiustificabile….I delinquenti del pallone, attraverso pene certe e severe, quelle che in Italia, purtroppo non si applicano neppure per chi commette reati extracalcistici, devono essere allontanati dagli stadi, ma senza scivolare nell’adozione di misure repressive erga omnes, che finiscano per far scappare via dalle gradinate anche gli appassionati genuini e colorati, esuberanti ma corretti”.

Ma non è quello che, dal 2010 ad oggi, ignorata ed inascoltata, ha detto sempre e dice Federsupporter?

Avv. Massimo Rossetti

Responsabile dell’Area Giuridico-Legale di Federsupporter

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