Una cartolina di Sète: prossima meta del Genoa di Ballardini

La cittadina francese ospiterà la prossima amichevole del Grifone, che affronterà il Montpellier. Ecco la storia e una breve guida dei luoghi da visitare

Foto presa da Wikipedia

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Lungo le sponde della costa azzurra, a seicento chilometri dalla capitale Parigi, punto nevralgico del calcio francese, con l’inarrestabile PSG del qatariota Nasser Al-Khelaïfi e di giganti come Cavani e il giovanissimo Mbappe, si trova la piccola cittadina di Sète: un comune di 43 mila abitanti situato nel dipartimento dell’Hérault, nella regione dell’Occitania. Prossima meta del Genoa di Ballardini, dove verrà giocata l’amichevole contro il Montpellier. Non ci si faccia indurre in errore dalle sue piccole dimensioni, poichè essa negli anni si è presa a pieno diritto il titolo di secondo porto per importanza della Francia nel Mediterraneo dopo Marsiglia, con navi dirette in Spagna, Marocco e Tunisia.

Il toponimo di Sète (Seta in occitano) ha origine nella forma del monte Saint-Clair che domina la città e che, visto dai centri abitati circostanti, faceva pensare ad una balena sul mare. Tuttavia la località fu inizialmente conosciuta con il nome di Montmorencette, a seguito della costruzione di una fortezza sulla sommità della montagna da parte del duca di Montmorency.

Vista la sua importanza marittima e trattandosi di una meta turistica molto apprezzata, scelta ogni anno da moltissimi visitatori, raggiungere Sète non è difficile. L’autostrada A9, che ricalca la linea costiera francese, corre a pochi chilometri dalla città, e a 5 minuti d’auto dal centro è presente una stazione ferroviaria da cui si raggiungono comodamente Parigi, Roissy e altre località nazionali e non. L’aeroporto di Montpellier è a una ventina di minuti d’auto.

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“È speciale Sète, tutta ‘piedi in acqua e poesia’, paese natale di Paul Valéry e Georges Brassens. È magica Sète con l’originalissima festa delle ‘giostre nautiche’. È saporita Sète, con le ostriche, le ‘tielles’ farcite di polipo e le ‘macaronades'” dirà di lei il noto giornalista di viaggi Paolo Galliani.

Sète è la città di Georges Brassens, moustache e pipa eternamente in bocca, cantautore maledetto che amava la mauvaise réputation (la cattiva reputazione) e i pensieri sulle note in libertà, il bicchiere di buon vino del sud offerto alle belles filles, l’oratoria infarcita di provocazioni e le frasi punteggiate di gros mots sboccate che provocavano la censura ma erano poesia pura. Proprio come la sua Sète, splendido miscuglio di canali, grossi e panciuti thonniers (imbarcazione per la pesca dei tonni), case ricoperte di tegole rosse “profondo Sud” e locande dove la cucina ha i sapori del Mediterraneo e i saperi dell’Italia meridionali (è impressionante il numero di persone originarie della penisola) come rivelano i produttori di tielle, tortella di pasta di pane farcita con polipo e salsa di pomodoro – ottima quella del Paradiso di Alain Cianni, sul Quai de la Résistance – o i venditori di macaronades, piatto composto da maccheroni e fette di carne di bue farcite e arrotolate in deliziosi involtini. L’immigrazione italiana in queste terre avvenne soprattutto nella seconda metà XIX secolo e nei primi decenni del secolo successivo, con i primi arrivi intorno al 1843. Un censimento del XX secolo ne quantificò la presenza in circa 500 unità. La comunità italiana continuò a crescere nei decenni successivi. L’importanza della presenza italiana è curiosamente testimoniata anche dal principale gruppo di sostenitori della squadra di calcio cittadina (FC Sete), che ha scelto di utilizzare la lingua italiana per la propria denominazione: Brigata Verde Bianca.

Una volta arrivati in questa stupenda cittadina francofona, la prima cosa da fare è saziare i propri appetiti ai banchi che punteggiano Les Halles, il coloratissimo mercato coperto stracolmo di pesce, olive, frutta e prodotti locali. La seconda? Andare a zonzo per la città, saltando qua e là fra ponti e ponticelli: l’avenue Victor-Hugo incorniciata dai platani, dal bel Théâtre Molière, dalle terrazze di una bella brasserie, poi le rive del Canal Royal eternamente affollato di pescherecci; quindi la Pointe-Courte, piccolo quartiere di pescatori dalle case basse che si allunga su una stretta lingua di terra che s’intrufola nella laguna; meta assolutamente da non perdere è il faro, dove non si è mai soli a salutare i pescherecci che tornano a casa letteralmente assediati dai gabbiani rumorosi; le spiagge sconfinate, ampie o raccolte, tranquille o festaiole, che si alternano alle antiche saline e si fondono con la campagna che comincia poco lontano, con i suoi vigneti e i suoi rilievi dolci. Spiagge punteggiate di ottime paillettes (ristorantini con i piedi nella sabbia) che si allungano per 12 chilometri fino ad Agde; e lo specchio d’acqua argento-vivo della Laguna di Thau segnata dai parcs à huîtres (allevamenti di ostriche) e attraversata di tanto in tanto da coloratissime barche che fanno la spola fra le piccole località che si affacciano su questa sorta di mare interno. Per queste sue caratteristiche Sète è vista da molti come la “Venezia di Francia”, con un articolato dedalo di canali che s’intrecciano fino al cuore stesso della città. Tra gli scorci più celebri di Sète c’è il Cimitero Marino, conoscito anche come il “cimitero dei marinai”, affacciato sulla cosiddetta Corniche e sull’azzurro del mare. Anche Paul Valéry immortalò con i suoi versi questo luogo malinconico e dolce allo stesso tempo, grandioso e amaro, che ospita tra le altre la tomba di Jean Vilar. A vegliare su di esso c’è la mole rassicurante del Mont Saint Clair: i pellegrini si arrampicano fin sulla cima per pregare nella cappella di Notre Dame de la Salette, o semplicemente per apprezzare un panorama mozzafiato. Che sia quieto o in tempesta, plumbeo o turchese, il Mediterraneo da qui è sempre un capolavoro.

Occasione che gli appassionati di musica non possono assolutamente lasciarsi sfuggire se si trovano a Sète è quella di visitare l’Espace Georges Brassens: il museo dedicato al famoso cantautore francese. Esso, situato presso la 67 Boulevard Camille Blanc, 34200, propone 10 sale interattive sul cantante-poeta. È aperto dalle 10 alle 18 (chiuso nei festivi). Ingresso: 5 euro (3 euro a persona per i gruppi). In Italia, le sue canzoni sono state interpretate da Fabrizio De André, Nanni Svampa, Gino Paoli e Gigliola Cinquetti.

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