Schöne: «Genoa, ogni volta è un’emozione. Sono certo che miglioreremo»

«Laudrup e Baggio i miei idoli»

Schone Schöne
Lasse Schone (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Intervistato da Sky per “I Signori del Calcio” Lasse Schöne ha ripercorso i suoi primi passi da calciatore: «Lasciai la Danimarca a sedici anni per andare nei Paesi Bassi, mia madre non fu facile da convincere. Mio padre e mio nonno furono calciatori ma non mi obbligarono in alcuna scelta. Sono rimasto in Olanda diciassette anni di fila». Il percorso oranje di Schöne è stato particolare: «Lasciai l’Heerenveen per giocare di più in una realtà più piccola come il De Graafschap. Raggiunsi l’Ajax da parametro zero dopo quattro anni al NEC». Schöne convinse tutti, anche i più scettici, fino a diventare lo straniero con più presenze nella storia aiacide.

L’anno scorso i Lancieri di Amsterdam incantarono tutti per la bellezza del loro calcio: «Non eravamo i più forti o i più veloci: eravamo i più intelligenti in campo – spiega Schöne – l’Europa s’innamorò dell’Ajax. Dominammo il Real Madrid al Bernabeu per novanta minuti, una serata perfetta. La mia punizione? Dicano quello che vogliono ma mirai al secondo palo». I calci piazzati sono il punto di forza del centrocampista del Genoa: «Alleno il tiro molte volte in allenamento. L’ultimo passo è decisivo per calciare bene. Sono fiero che in Eredivisie sia stato istituito il “Premio Lasse Schöne” al migliore gol del mese».

Vittorie ma anche sconfitte: «Vissi una notte terribile dopo la sconfitta in semifinale con il Tottenham, vincevamo 2-0. Il Manchester United di Mourinho ci tolse l’Europa League: la finale fu noiosa, il portoghese fu bravo a privarci dei nostri punti di forza».

Qual è il volto di Lasse Schöne fuori dal campo? «Quando torno a casa sono papà e marito. A mia moglie e i miei due figli non importa se vinco o se perdo. Sono il mio equilibrio tra l’euforia e la depressione. Mi piace vivere a Genova, tutta la mia famiglia si sta ambientando: ora i miei figli tornano da scuola con il sorriso e se sono felici loro, lo siamo anche noi. Presto inizierò a studiare l’italiano. Dove mi vedo a fine carriera? Mi piace il settore della moda, per il momento non mi vedo allenatore; amo l’arte del tatuaggio».

Il presente si chiama Genoa: «E’ un club con tanta storia, ogni volta è un’emozione pazzesca. Trovo particolarmente bella la vicinanza del pubblico rossoblù al campo di gioco. Faremo del nostro meglio per migliorare la situazione, sono certo che accadrà a breve». Forse è già accaduto.

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