Sbravati: “Le strutture sono il punto debole del settore giovanile del Genoa”

Il dirigente rossoblù: "Lavoriamo per principi, non per moduli: i giovani calciatori devono conoscere ogni aspetto di tattica individuale e collettiva"

Michele Sbravati (Genoacfc.it)

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Dopo il fallimento dell’Italia, il calcio deve ripartire dai vivai. E allora chi meglio di Michele Sbravati può dare la sua opinione? «Bisogna stare attenti ai luoghi comuni, a livello giovanile in Italia non siamo arretrati rispetto al resto d’Europa. Il Mondiale è stato perso per degli errori di gestione, non di certo perché gli svedesi erano più tecnici: presi singolarmente nessuno di loro giocherebbe in Azzurro. Che senso ha mettere la regola dei quattro giocatori cresciuti nel vivaio se questi possono essere stranieri? Ci vuole l’obbligatorietà degli italiani in prima squadra» spiega a Telenord il responsabile del settore giovanile del Genoa.

Qual è lo stato di salute delle strutture rossoblù? «Sono il nostro anello debole. Perotti, Maselli e Onofri sono i maestri che ci ispirano, purtroppo le strutture sono ancora quelle dei loro tempi. Squadre come Entella e Cremonese hanno campi migliori dei nostri: tuttavia il motto del Genoa è trasformare i limiti in virtù. Il mio sogno? Spero d’assistere seduto su un trespolo all’allenamento in contemporanea di tre, quattro leve rossoblù su altrettanti campi».

La Primavera sta ottenendo grandi risultati grazie alla guida tecnica di Carlo Sabatini, Sbravati spiega: «É stata costruita molto bene dal direttore Carlo Taldo con una base di giocatori liguri e genovesi, motivo di particolare orgoglio. Con Sabatini i ragazzi sono in buone mani. Siamo contenti di poter rinnovare l’ottima gestione dei calciatori degli ultimi anni».

«Lavoriamo per principi, non per moduli come l’Ajax: i nostri giovani calciatori devono conoscere tutti gli aspetti di tattica individuale e collettiva. Dobbiamo portare tra i professionisti dei ragazzi pronti» conclude Sbravati.

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