Da Gianluca ad Andrea: c’è sempre un Signorini quando il Genoa approda in Europa

Il figlio del compianto capitano, entrato nelle battute conclusive di Genoa - Chievo, rappresenta la continuità  con papà  Gianluca, grande protagonista della cavalcata Uefa nel 1990 - '91


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Non tutti possono indossare la fascia da capitano. L’anzianità o la lunga militanza in una squadra, infatti, non sempre costituiscono un particolare merito. Ci vuole qualcosa in più che permetta di individuare chiaramente l’elemento in grado di prendersi sulle spalle il peso della squadra. E non solo in campo.

Il capitano è l’ultimo ad arrendersi, il combattente di mille battaglie, colui che reputa la maglia come una seconda pelle. Chi, a mille parole, preferisce fatti concreti.

Nel Genoa non sono mai mancati personaggi di questo profilo, e tuttora l’encomiabile Marco Rossi è l’esempio di come dovrebbe essere un capitano.

Uno dei più amati, e non potrebbe essere altrimenti, è stato Gianluca Signorini, arrivato in rossoblù alla fine degli anni ’80 per esplicita richiesta del professor Scoglio: «Se me lo date vi garantisco la serie A e cinquanta punti». Alla fine la massima serie fu conquistata con cinquantuno…

Non è un caso che, dal giorno in cui Signorini è approdato al Grifone, la squadra abbia iniziato un’ascesa che, dalla serie B, l’ha portata fino alla semifinale di coppa Uefa. Quella manifestazione che, a distanza di diciotto anni, vedrà nuovamente i rossoblù ai nastri di partenza. Il libero toscano ci mise davvero poco ad entrare in sintonia con l’ambiente. La sua zazzera al vento metteva tranquillità a compagni e tifoseria, così come il carattere da combattente nato: memorabili i suoi derby (in uno dei quali riuscì anche a trovare la via del gol) , con duelli spigolosi ma sempre corretti con i centravanti blucerchiati.

Il suo amore per il Genoa diventò quasi morboso e, per questo motivo, rifiutò diverse offerte allettanti da grandi club italiani. Un’immagine, tra le tante, resterà sempre nella testa di chi ha saputo apprezzarlo: quella corsa a perdifiato sotto la nord per festeggiare il gol in extremis dell’Inter contro il Padova, che scongiurò la retrocessione diretta in serie B. Lo spareggio di Firenze, purtroppo, non evitò l’infausto verdetto.

Una volta appese le scarpette al chiodo, iniziò la battaglia più dura e più importante: quella contro la Sla. Un eroe moderno, si può definire senza presunzione, vista la determinazione e la serenità con cui ha affrontato la terribile malattia. Incredibili le dimostrazioni provenienti da tutta Italia e da ogni tifoseria: un supporto ed un sostegno che hanno permesso a Giancluca di capire, una volta di più, l’affetto che lo circondava, spingendolo a stringere ulteriormente i denti per cercare di spuntarla. Indimenticabile la partita disputata al “Ferraris” in onore del capitano rossoblù. Uno stadio gremito che lo ineggiava, e lui, pur menomato nel fisico, a voler comunque prendere parte all’appuntamento, per un ultimo saluto alla gente che lo ha sempre ammirato.

Ma torniamo ai giorni d’oggi, con il Genoa qualificato per la prossima Uefa Europa League. Diciotto anni di attesa sono senz’altro molti: troppi per una formazione così blasonata. Ma forse il destino ha voluto metterci lo zampino, per scrivere il lieto fine di una favola fantastica. Al secondo minuto di recupero della sfida contro il Chievo, che avrebbe poi regalato il conforto della matematica, ecco scendere in campo Andrea Signorini, figlio di Gianluca. Difensore come il babbo e punto di forza della squadra Primavera, il diciottenne debutta in serie A nel giorno più bello. La speranza è quella di vedere Andrea calcare in futuro i più importanti palcoscenici, ovviamente con la maglia rossoblù, ma già l’ingresso in campo tra il boato del pubblico costituisce un enorme motivo di soddisfazione.

E Gianluca, dall’alto, è come se avesse detto: “Scusate genoani se vi ho fatto attendere così tanti anni l’Europa ma volevo fortissimamente che quel giorno di festa potesse essere vissuto con un Signorini in campo”. Parola di capitano, guai a non credergli…

Claudio Baffico

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