Abbassiamo il volume su Pellegri

L'attaccante del Genoa deve crescere sereno e in un contesto equilibrato


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Pietro Pellegri sta vivendo un momento d’oro. In breve tempo è passato dalla Primavera a segnare contro la Roma, facendo vedere la strega a oltre sessanta mila romanisti. Una catapulta che fionda il classe 2001 nei guinness. E Pietro ne ha già scritti tanti di record, per un minorenne. Al Genoa non c’è una persona che diffidi del suo potenziale: tutti credono in Pellegri e lo tifano perché è un prodotto del settore giovanile rossoblù. É entrato bambino, ne è uscito uomo, con parecchi anni d’anticipo sulla carta d’identità.

Il dramma del crescere è il non rendersi conto di farlo. Figuriamoci quando la maturazione avviene, per necessità, in un contesto catalizzato dalla fretta dei risultati e dall’impellenza di giudizio. Tutto e subito. Il mondo del calcio ruota a velocità supersonica, più della fibra ottica: i calciatori invecchiano come gli smart phone, le carriere degli allenatori saltano come il 3G in galleria. Se ne sarà accorto Pietro Pellegri, protagonista di un viaggio che deve ancora iniziare. Genoano tra i genoani, è in famiglia da quando era bimbo e sollevava al cielo i primi trofei, le prime coppe.

Se i genoani vogliono bene al Millennial è meglio che abbassino il volume del clamore per non indurlo in errore. Pellegri deve completare il percorso di maturazione scolastico e calcistico in totale serenità ed equilibrio: lo può, lo deve fare al Genoa poiché è il contesto che conosce alla perfezione, essendone emotivamente coinvolto. É giusto e importante che resti al Genoa, Pietro: l’anno prossimo potrà migliorare segnando e giocando di più. Tutte le componenti rossoblù devono sgravare Pellegri di oneri e pressioni psicologiche che possono sabotare la crescita.

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