Quell’ingiusta ripetizione di Inter-Genoa del 1964 e l’affetto dei tifosi al Grifone

Riproponiamo questo articolo di Pianetagenoa1893.net del 25 agosto 2013 «E’ una ingiustizia, le grandi squadre sono protette. Protesto perché il Genoa non merita questo trattamento». A parlare così fu il 5 gennaio 1964 Giacomo Berrino, allora presidente del Genoa. Sembra cronaca di oggi, ma i fatti risalgono a 49 anni fa. Dichiarazioni simili riecheggiano nelle […]


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Riproponiamo questo articolo di Pianetagenoa1893.net del 25 agosto 2013

«E’ una ingiustizia, le grandi squadre sono protette. Protesto perché il Genoa non merita questo trattamento». A parlare così fu il 5 gennaio 1964 Giacomo Berrino, allora presidente del Genoa. Sembra cronaca di oggi, ma i fatti risalgono a 49 anni fa. Dichiarazioni simili riecheggiano nelle cronache calcistiche attuali, in particolare quelle rossoblù: la storia, dunque, non insegna mai nulla.

Ma andiamo con ordine. Quel giorno il Grifone conduceva 1-0 a San Siro contro l’Inter di Herrera, quella che vinceva scudetti e coppe. Il giornalista Giulio Accatino su La Stampa scrisse: «La partita Inter-Genoa a San Siro è stata sospesa per la nebbia dall’arbitro D’Agostini di Roma a mezz’ora esatta dal termine mentre i liguri erano in vantaggio per 1 a 0». La cronaca prosegue con un particolare che fa meglio comprendere l’ingiustizia: «La decisione del direttore di gara, logica forse in base al regolamento, lascerà adito senza dubbio a molte discussioni perché la nebbia al momento dell’interruzione del gioco non era più fitta di prima. La visibilità era pressoché nulla anche all’inizio, ma D’Agostini, che in precedenza aveva considerato tutto regolare, pressato da insistenti richieste del capitano dei nerazzurri Guarneri, ha deciso la sospensione al 15′ della ripresa». Il cronista aggiunge: «Se il calcio è spettacolo , questo incontro Inter-Genoa non doveva neppure iniziare perché il pubblico (scarso, dato il gran freddo, poco più di settemila paganti) ha potuto vedere ben poco dagli spalti di San Siro». Solo dopo il fischio d’inizio c’era una visibilità discreta e si era potuto vedere il gol del Genoa. Ecco la descrizione della marcature: «Proprio su contropiede si registrava una veloce manovra rossoblù: Bicicli-Bean-Locatelli, il centro del sudamericano veniva raccolto da Piaceri, che nonostante fosse pressato da Zaglio deviava in rete. Si era al 7° di gioco, l’Inter non aveva ancora espresso le sue possibilità, il Genoa neppure, ma il gol di Piaceri mutava i rapporti di forza» . I rossoblù riuscirono a contenere le manovre avversarie e conclusero in vantaggio la prima frazione di gioco.

La ripresa, però, riservava loro una spiacevole sorpresa. La parola ad Accatino: «Quando con il passare dei minuti (era già iniziata la ripresa) i nerazzurri cominciarono a rendersi conto che il traguardo del pareggio poteva anche non essere raggiunto, Herrera ha dato ordine a Guarneri di chiedere all’arbitro il controllo della visibilità come vuole il regolamento. Al primo “assalto” D’Agostini è rimasto impassibile. Poi alcuni interisti si sono stretti attorno al direttore di gara, è giunto all’appuntamento anche Bean per difendere, come capitano, gli interessi del Genoa. D’Agostini ha guardato da lontano la rete di Sarti ed ha detto con un prolungato fischio che la gara era sospesa». A nulla valsero le proteste di tutta la squadra e la dirigenza rossoblù, col presidente Berrino in testa. La partita fu recuperata il 29 gennaio: il Genoa dovette soccombere 1-0. A fine campionato arrivò ottavo a 30 punti: l’Inter arrivò al primo posto col Bologna e perse lo scudetto nello spareggio di Roma.

Dopo questa ingiustizia i tifosi si strinsero forte attorno alla squadra. Ne è prova la risposta del presidente Berrino alla lettera di Arturo Castaldi e di un folto gruppo di vecchi tifosi genoani con cui espressero l’incondizionato sostegno alla società. Nella sua missiva (vedi foto sotto) del 10 febbraio 1964 Berrino (ringrazio Massimo Castaldi, figlio di Arturo, per avermela cortesemente concessa assieme alla copia dell’articolo de La Stampa) ringraziò i supporter «per le cortesi espressioni rivolte e per l’affettuosa e spontanea attestazione di simpatia ai colori rosso-blu». Il presidente prosegue: «Comprendo anche a pieno il risentimento dei nostri sostenitori per le troppo frequenti ingiustizie che la nostra squadra subisce». La chiosa finale dell’allora numero uno del club rossoblù (che aveva compiuto 70 anni pochi mesi prima) è una lezione di stile: «Lettere come la Sua ci inducono invece a continuare con modestia, alacrità e fermezza per quanto possibile al fine di ricostituire un Genoa non indegno delle sue antiche tradizioni. Grazie di cuore».

Marco Liguori

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