Correva l’anno 1959: il Genoa vinse a Napoli in un clima da guerriglia

Dopo il vantaggio rossoblù e un gol annullato ai padroni di casa si scatenò il finimondo sugli spalti: i tifosi azzurri lanciarono pietre e nel dopopartita ingaggiarono violenti scontri contro la Polizia

La terza maglia 2016-2017 (Pianetagenoa)

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Domenica 4 ottobre 1959, in una delle rare occasioni costruite nel corso dell’incontro, territorialmente dominato dai padroni di casa, il Genoa si portò in vantaggio con una rete al 21’ del 1° tempo di Paolo «Paolone» Barison, che, lanciato in profondità da Luciano Piquè, superò in velocità Luciano Comaschi ed evitò l’intervento in seconda battuta di Celso Posio per poi indirizzare il pallone alle spalle del portiere Ottavio Bugatti, che gli era andato incontro.

Il Napoli, giunto a quell’incontro della III giornata con nessun punto in classifica come il Genoa, cinse d’assedio la porta di Lorenzo Piccoli, che in quel suo giorno di buona vena ebbe amiche l’imprecisione al tiro degli avversari e la traversa scossa dalle conclusioni del brasiliano Luis de Menezes «o’ lione» Vinicio al 31’ della ripresa e di Comaschi un minuto dopo. Al 42’ del 2° tempo Vinicio penetrò in area di rigore, resistette a una trattenuta di Rino Carlini e, dopo una prima conclusione respinta, violò sulla ribattuta la porta genoana. L’arbitro Bruno De Marchi di Pordenone non concesse la regola del vantaggio e decretò la massima punizione per i padroni di casa. Il pubblico iniziò a rumoreggiare e fecero la loro comparsa nell’area di rigore genoana e in altri settori del campo le prime pietre, una delle quali colpì un segnalineee, che venne precauzionalmente spostato accanto al palo di sinistra della porta di Piccoli. Il tiro dal dischetto di Comaschi, che, se realizzato, avrebbe calmato gli animi della folla inferocita, finì sul palo e venne ripreso dallo stesso battitore e spedito in rete. I padroni di casa sostennero che la sfera non era finita direttamente contro il palo, ma in ragione di una deviazione dell’estremo difensore genoano, il che avrebbe reso valida la ribattuta di Comaschi, ma l’arbitro fu irremovibile nella sua decisione di non convalidare la rete. A quel punto piovve in campo di tutto e lo stesso presidente del Napoli Achille «o’ comandante» Lauro, sceso in campo per calmare la folla inferocita, rischiò di essere da essa lapidato.

Il tentativo di far riprendere il gioco durò pochi attimi, finché De Marchi si vide costretto a fischiare con una manciata di secondi d’anticipo la fine dell’incontro. A quel punto i giocatori del Genoa per ridurre al minimo i rischi per la loro incolumità si radunarono al centro del campo e presero la via degli spogliatoi uno alla volta. Dopo che anche la terna arbitrale era riuscita a rifugiarsi negli spogliatoi dello “Stadio della Liberazione” al Vomero (49 giorni dopo sarebbe stato inaugurato con Napoli-Juventus 2-1 il “San Paolo”), la guerriglia si spostò su Via Pietro Mascagni, dove centinaia di facinorosi cercarono con cariche e lancio di sassi in direzione dei tutori dell’ordine di forzare i cancelli dello stadio per fare giustizia sommaria. Le forze dell’ordine si difesero con l’uso di idranti, il riciclo delle pietre lanciate contro di loro e la restituzione ai mittenti e, infine, con il ricorso ai gas lacrimogeni, gli unici che ebbero ragione della teppaglia dopo un’ora di tumulti. Si contarono tra gli agenti di polizia e i carabinieri 52 feriti o contusi e tra i tifosi 32 medicati negli ospedali cittadini, 20 fermati e 12 arrestati.

Relativamente mite fu la pena comminata dalla Lega Nazionale Calcio al Napoli tre giorni dopo: partita persa per 0-2 a tavolino, una giornata di squalifica del campo (il 18 ottobre il Napoli si impose per 1-0 sull’Atalanta all’“Ardenza” di Livorno) e mezzo milione di lire di multa. Il Genoa, che per la terza e finora ultima volta vinceva un incontro a Napoli a tavolino (dopo il 3-2 e il 2-3 sul campo rispettivamente datati domenica 2 gennaio 1927 e domenica 10 gennaio 1954) e che all’esordio era stato sconfitto 0-1 all’“Olimpico” dalla Roma, ottenne nelle successive 15 partite esterne la miseria di quattro pareggi, terminando all’ultimo posto, mentre il Napoli conquistò la salvezza con una giornata d’anticipo.

TABELLINO

Domenica 4 ottobre 1959, “Stadio della Liberazione”, ore 15,30 [III giornata del Campionato di Serie A 1959/1960]

Napoli-Genoa 0-2 (a tavolino) [sul campo 0-1, con rete di Barison (G) al 21’ del 1° tempo]

Arbitro: De Marchi [Pordenone (UD)]

Napoli: 1 Bugatti, 2 Comaschi, 3 Greco II, 4 Beltrandi, 5 Costantini, 6 Posio, 7 Di Giacomo, 8 Bertucco, 9 Vinicio, 10 A. Vitali, 11 Pesaola. All.: Frossi

Genoa: 1 L. Piccoli, 2 G. Corradi, 3 Becattini II sr., 4 Piquè, 5 Carlini, 6 Beraldo, 7 Abbadie, 8 Pantaleoni II, 9 Leoni, 10 Pistorello, 11 Barison. All.: Poggi II, D.T.: Busini III

Stefano Massa

(membro del Comitato Ricerche e Storia della Fondazione Genoa 1893)

Nelle prossime pagine le foto della partita e degli incidenti

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