[tps_title]Lo stop alla gara imposto dal fascismo[/tps_title]
Nei giorni successivi (da lunedì 5 a giovedì 8 luglio 1937) il Genova 1893 tornò in Liguria per preparare l’incontro di domenica 11 luglio, che si svolgerà sul campo della Sampierdarenese, lo “Stadio del Littorio” di Genova-Cornigliano, perché quel giorno al “Luigi Ferraris” era in programma la rappresentazione dell’opera “Tosca” di Giacomo Puccini.
Vennero comunicati i provvedimenti disciplinari (che non colpirono altro che con una multa di 300 lire il capitano rossoblù Paolo Agosteo, che era stato espulso nelle concitate battute finali) e la designazione dell’arbitro, lo svizzero Wunderlich.
Il Ministero degli Interni del Regno d’Italia, dunque espressione dell’allora regime fascista (quello stesso che dodici anni prima aveva perentoriamente intimato al Genoa di giocare alle 7 del mattino di domenica 9 agosto lo spareggio decisivo della Lega del Nord e, di fatto, del Campionato Italiano contro il Bologna su un campo periferico di Milano “a porte chiuse”), che si faceva forza del mantenimento dell’ordine pubblico e della difesa dell’italianità, però, giovedì 8 decise di stoppare la disputa dell’incontro con gli austriaci, che si trovavano in ritiro nei pressi di Venezia.