Domenica 26 novembre 1933 al “Luigi Ferraris” il Genova 1893 (come da un lustro, in omaggio all’autarchia linguistica del fascismo, la dirigenza rossoblù aveva chiamato il sodalizio calcistico più antico d’Italia), reduce dalla disfatta (1-8) in casa della Juventus di sette giorni prima ed impegnato nella lotta per la salvezza, che non sarebbe riuscito a conquistare, ricevette, sotto gli sguardi di uno sparuto pubblico e del Commissario Unico della Nazionale Italiana, che sette mesi dopo si sarebbe laureata nella Coppa Rimet organizzata in patria campione del Mondo, Vittorio Pozzo, la Roma.
Su un campo molto pesante, ai limiti della praticabilità, i padroni di casa nel primo tempo si avvantaggiarono, attaccando verso la porta sottostante la Gradinata Sud, del vento di tramontana: gli avversari non riuscirono ad opporsi validamente, perché cercarono di imporre il loro – inadatto alle condizioni del campo – fraseggio di passaggi a terra, espressione della loro superiorità tecnica. Dopo due occasioni iniziali dei giallorossi verso l’8’ con un forte tiro di Fernando Eusebio deviato da Ugo Amoretti e sul susseguente calcio d’angolo una «torre» dell’italo-argentino Enrique «Corsaro Nero» Guaita non sfruttata da Ernesto «Centopolmoni» Tomasi I, incapace di indirizzare il pallone nello specchio della porta da distanza ravvicinatissima, il Genova 1893 prese il comando delle operazioni, culminato a metà della prima frazione di gioco con la rete da opportunista del centravanti Dario Savio a coronamento di una tambureggiante azione d’attacco, prima colpendo un palo con un calcio di punizione di Luigi «Falchetto» Patri e poi costringendo a un miracoloso salvataggio in rovesciata l’italo-argentino Andrés «el tano» Stagnaro.
Subito dopo essere andato a segno, Savio sfiorò la rete del raddoppio con un’angolatissima conclusione, che venne respinta in calcio d’angolo da Guido «er saracinesca» Masetti, otto anni dopo portiere del primo Scudetto romanista e l’8 maggio di mezzo secolo dopo testimone oculare dalla Tribuna del medesimo stadio della conquista del secondo al termine dell’1-1 tra Genoa e Roma alla penultima giornata di Campionato. Di un analogo intervento, altrettanto provvidenziale per la propria squadra, si rese protagonista Amoretti al 17’ della ripresa su un secco tiro sotto la traversa di Guaita, senz’altro l’occasione da rete più clamorosa prodotta dalla formazione capitolina.
Stefano Massa
(Membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)