Considerazioni di Stefano Massa sul Campionato 1914/1915

[tps_title]La sospensione del campionato[/tps_title] Per quanto riguarda le affermazioni dell’avv. Pasquale Trane si può replicare che le considerazioni di Vittorio Pozzo sono – fino a prova contraria – post-belliche e non del 1915 e che la Fondazione Genoa 1893 ha dichiarato solamente che sarebbe bastato agli uomini di William Garbutt un pareggio casalingo nell’undicesima partita […]


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

[tps_title]La sospensione del campionato[/tps_title]

Per quanto riguarda le affermazioni dell’avv. Pasquale Trane si può replicare che le considerazioni di Vittorio Pozzo sono – fino a prova contraria – post-belliche e non del 1915 e che la Fondazione Genoa 1893 ha dichiarato solamente che sarebbe bastato agli uomini di William Garbutt un pareggio casalingo nell’undicesima partita di un Campionato in cui tra le mura amiche avevano ottenuto dieci successi in altrettanti incontri per laurearsi campione dell’Italia settentrionale e non ha minimamente postulato l’ottenimento di un risultato positivo (vittoria o pareggio). Purtroppo in Italia c’è la tendenza a ritenere quello che è possibile (nella fattispecie, il successo della squadra che in molte partite di quel campionato preferì indossare la casacca scarlatta al posto della tradizionale granata) quasi certo. Il Torino aveva gettato al vento la possibilità di presentarsi a pari punti con i rossoblù a Genova a causa dei due pareggi interni con le milanesi (la rimonta da 2-0 a 2-2 subita dall’Internazionale nella partita d’esordio del Girone Finale e il fiacco 1-1 con il Milan nell’ultimo incontro disputato) e, quindi, l’impresa della vittoria a Marassi non era molto probabile, anche se non da escludere. Tra l’altro, a dimostrazione di una certa sfiducia che regnava nell’ambiente torinista, va segnalato come singolare il fatto che la società avesse rimandato alla domenica mattina la partenza in treno (dove, considerata la velocità media dei convogli dell’epoca, avrebbe trascorso circa tre ore – un lasso temporale che avrebbe senz’altro inciso negativamente sul tono muscolare dei giocatori – con in più il problema del pranzo) della squadra alla volta di Genova invece che farla giungere nel capoluogo ligure nella serata di sabato in modo da preparare nel migliore dei modi l’incontro che rappresentava per essa l’«ultima spiaggia» a livello di speranze per la conquista del titolo prima settentrionale e poi nazionale. Era comunque destino che la partita non si sarebbe comunque potuta disputare, perché, come ci informa il quotidiano genovese Il Lavoro di lunedì 24 maggio 1915 (Anno XIII, N. 4309, pag. 5): “La mobilitazione [delle forze armate del Regno d’Italia] ha portato la conseguente deliberazione della Commissione Tecnica [della Federazione Italiana Giuoco del Calcio], il cui provvedimento è riuscito opportuno per il temporale e la pioggia di ieri, che avrebbero impedito, nella nostra città, l’effettuazione della gara fra il Genoa ed il Torino.”. Non si riesce razionalmente a capire perché si parli di un anticipo nella disputa degli incontri dell’ultima giornata del Girone Finale del Campionato dell’Italia Centrale, visto che esso si dipanò per sei domeniche a partire – una settimana prima di quello dell’Italia Settentrionale – dall’11 aprile 1915 (anzi, la fretta a farlo incominciare è stata ritenuta una giustificazione della pesante sconfitta per 0-4 subita dalla Lazio a Pisa alla prima giornata), mentre il fatto che il Genoa abbia rifiutato la proposta della F.I.G.C. (lo stesso comportamento che tale organismo aveva tenuto nei confronti del Como, che si era reso disponibile a dare forfait – come poi avrebbe comunque fatto – per la partita esterna, ormai inutile ai fini della classifica del Girone C di Semifinale, con il già matematicamente qualificato Torino di domenica 4 aprile 1915, in modo da anticipare di una settimana l’inizio del Girone Finale dell’Italia Settentrionale) di giocare un turno infrasettimanale in trasferta a Milano con l’Internazionale (sarebbe stata una sconfitta sicura, perché avrebbe dovuto portare la squadra giovanile, visti gli impegni militari e di lavoro dei titolari) è assolutamente logico e legittimo, come dimostrato dal fatto che non gli vennero erogate sanzioni. Inoltre tale problema potrebbe avere senso solamente se si ritenesse – come era nella realtà dei fatti, ma non formalmente – quello settentrionale l’unico vero Campionato Italiano, dato che quello centromeridionale avrebbe espresso la sua squadra vincitrice a giugno (in teoria, domenica 6, ma, in effetti, a causa dello spareggio tra le due formazioni napoletane, domenica 13, se non addirittura domenica 20, qualora la Lazio avesse ottenuto con la sfidante partenopea una vittoria e una sconfitta oppure due pareggi).

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.