L’addio di Juric: due miseri punti in dieci gare

Mesto addio del tecnico che ormai dovrebbe essere esonerato dalla panchina del Genoa

Ivan Juric sconsolato durante Pescara-Genoa (Foto Getty Images)

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Finisce nel peggiore dei modi l’esperienza in rossoblù – fronte panchina – di Ivan Jurić: due miseri punti in dieci gare, compreso un match di Coppa Italia. Undici gol fatti e ventisette palloni raccolti alle spalle degli estremi difensori del Grifone.

Sconfitte eclatanti quelle alle quali ci ha abituati il Genoa “targato” Ivan Jurić, al quale va data l’attenuante generica dovuta al solito stravolgimento invernale della rosa che onora il “progetto” dirigenziale. Sconfitta interna col Palermo che non incamerava punti da nove gare; trasferta a Cagliari e poker di reti incassate, così come contro la Lazio in Coppa Italia all’Olimpico di Roma. Inspiegabile pareggio con il Crotone tra le mura amiche (la settimana successiva Raffaele Palladino sarebbe passato tra le fila dei rossoblù genovesi). Sconfitta interna inflitta dal Sassuolo con il minimo punteggio e clamorosa débâcle al “Cornacchia”, con la grandinata di gol messi a segno (solo 3 nel primo tempo) dalla squadra del “vecio” Zeman arrivato pochi giorni prima alla guida del Pescara in sostituzione di Oddo, con la società adriatica che sul proprio campo l’ultima gara in Serie A l’aveva vinta il 22 dicembre del 2012.

Già ad inizio campionato le prestazioni del Genoa hanno fatto accendere i led di allarme ai quali non è stato dato peso: vittorie in rimonta sulle “temibili” Lecce, in Coppa Italia, e Cagliari e Crotone in campionato, non tralasciando anche la vittoria ai supplementari, nella coppa nazionale, contro il Perugia.

A sospendere temporaneamente la realtà le eccelse prestazioni nel girone di andata contro Milan e Juventus (nettamente schiacciate), la prestazione “maestra” contro il Napoli (gara terminata a reti inviolate) e la ingiusta – sul piano del gioco e delle occasioni – sconfitta nella Milano di sponda nerazzurra. Poi il vuoto.

È ingrato attribuire la colpa delle prestazioni esclusivamente al mister croato. La “picchiata” delle prestazioni rossoblù è sicuramente da ricercare nella gestione della rosa, con i pezzi pregiati che a gennaio sono stati messi in condizione dalla dirigenza di fare le valigie: Rincón, Pavoletti ed Ocampos in primis ai quali si sarebbe forse aggiunto Mattia Perin (i bene informati probabilmente sapevano che da lì a poco si sarebbe infortunato). Partenze rimpiazzate con cavalli di ritorno e giocatori a fine carriera. Per non parlare degli infortunati che non hanno mai avuto degni sostituti.

Una situazione, quella societaria, che ha mandato in “tilt” anche la lucidità professionale di Jurić. I cambi visti nell’ultima gara, quella contro il Pescara, ne sono un esempio. Che il giocattolo si fosse rotto era lampante da tempo.

Il bilancio finale con Jurić in veste di allenatore è di otto vittorie, altrettanti pareggi e dodici gare perdute considerando sia il massimo campionato che la Coppa Italia. In percentuale: 28,57% di vittorie e pareggi, e 42,86% di sconfitte. Non si sono registrate esclusivamente nelle gare amichevoli o di allenamento di precampionato e in corso d’opera, con dodici vittorie ed un pareggio. Tra gli allenatori “contemporanei”, in ambito sconfitte peggio del croato hanno fatto Delneri (69,23%), Donadoni (66,67%), Liverani (57,14%), Marino (53,33%) e Rossi (43,33%). Degli allenatori nominati, solo Delio Rossi vanta una percentuale migliore di Ivan Jurić in ambito gare vinte, con il 33,33% ottenuto in Serie B ed in Coppa Italia.

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