Ballardini ha ridato la “corsa” al Genoa

Il tecnico di Lugo ha ribaltato le prestazioni del Genoa che adesso corre più dell'avversario nel 60% dei casi andando a punti nove volte su dieci

Davide Ballardini, numero uno (foto di Tanopress Genoa)

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Ballardini è generoso con i giornalisti. In ogni conferenza stampa lascia in eredità una parola o un concetto utile per la gara del giorno dopo. E’ già successo tante volte che lasci cadere a terra una moneta e, con la coda dell’occhio, scruti chi la raccoglie. Nella conferenza stampa a Villa Rostan di ieri ha colpito particolarmente il suo frequente utilizzo del termine “corsa”. Ballardini l’ha ripetuto mezza dozzina di volte in poco più di dieci minuti. Il concetto è chiaro: per battere una squadra che corre tanto bisogna correre più di loro.

L’idea non è rivoluzionaria, anzi era la base del calcio antico, quello che ha portato la Nazionale a vincere due coppe del mondo e una medaglia d’oro in un quadriennio. Il Genoa, per sua natura, è obbligato a correre, ma non sempre ci è riuscito. Con Juric il Grifo corse solo cinque volte più dell’avversario, in dodici partite: e in questo misero pokerissimo i rossoblù andarono a punti solo con Sassuolo, Cagliari e Milan (grazie alla superiorità numerica). Ballardini ha ribaltato le prestazioni nell’immediato, con cinque partite di fila in supremazia chilometrica, poi il calo con il Benevento.

Da novembre il Genoa corre di più e meglio. Il Grifo podista piace perché costruisce le proprie prestazioni partendo dal sacrificio e concludendo con la tecnica di calciatori come Pandev e Bertolacci. La squadra di Ballardini ha mollato clamorosamente al Dall’Ara dove il Bologna ha convinto sotto ogni punto di vista: nell’attuale stagione non era mai successo di correre addirittura nove chilometri in meno, come se avesse giocato in inferiorità dall’inizio. La morale è che se il Genoa corre più dell’avversario va a punti nove volte su dieci. Quando un cronista chiese a Ballardini di un ipotetico problema atletico frutto della precedente gestione, il gentiluomo di Lugo negò. I numeri, tre mesi dopo, gli danno torto ma la sua signorilità ne è uscita rafforzata un’altra volta.

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