Lettera/Paolo Guidetti: «Il calcio è divenuto un orrendo business, che tutto schiaccia»

Il nostro lettore svolge alcune considerazioni sulle dichiarazioni rilasciate dal direttore generale Giorgio Perinetti a Radio Sportiva

Serie A

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Gentile Sig. Perinetti,

relativamente alla sua intervista a Radio Sportiva, di cui un breve passaggio è stato pubblicato ieri su Pianetagenoa1893.net, vi sarebbero alcune considerazioni da fare.

Sul punto relativo alla contestazione a diversi presidenti lei commenta dicendo “è un problema nostro o di sistema?”. La risposta non è poi così difficile. Il calcio è divenuto un orrendo business, che tutto schiaccia. Molte squadre hanno origini relativamente antiche. In Italia il Genoa è la prima in assoluto. Ogni patrimonio che abbia un valore identitario è identificabile con due “proprietari”. Quello legalmente effettivo di chi lo ha comprato (i presidenti dei club) e quello morale di chi se lo sente proprio (i tifosi). Questo è un principio assodato e che riguarda il concetto di ogni “patrimonio”, che sia storico, culturale o naturale. Questo è quello che persone come Preziosi non capiscono e forse non capiranno mai o forse non vogliono capire perché è cosa non funzionale al business. Molti presidenti, chiusi nell’arroganza della posizione di chi dice «ho aperto il portafoglio quindi il club è mio», si trovano quindi in conflitto con i proprietari morali, i tifosi. La prima risposta alla sua domanda è, quindi: il problema è anche suo e vostro, giacché lei porta la voce del legale rappresentante del club che noi amiamo da generazioni. Il problema è vostro ed è anche di sistema. Il calcio non è diventato un business per scelta dei tifosi. Il calcio attuale è un calcio totalmente antisportivo. Il principio base dello sport è che gli atleti e i club dovrebbero giocarsi la vittoria ad armi pari, “vinca il migliore” e non “il più ricco o maneggione” (visti i tanti illeciti negli anni per i quali tante società sono state condannate). Il calcio è diventato un business per i calciatori, i procuratori, gli sponsors, i presidenti-imprenditori, i direttori sportivi, le TV per tutti, tranne che per i tifosi. In sintesi, è sbagliato il sistema di cui, tuttavia, voi fate parte, di cui voi beneficiate e di cui voi siete gli animatori.

Seconda sua affermazione: «Ci stanno mancando i gol di Piatek ma la sua cessione è stata inevitabile, anche per la volontà del giocatore». Si rende conto che dicendo così lei fa capire che il peso della società Genoa, del suo presidente e del suo direttore sportivo rispetto a un giocatore appena arrivato e legato da un contratto, è assolutamente nullo? Se fosse una questione di conti, bastava non comprare Lapadula e Sturaro, ma forse la logica è diversa dai meri “conti” che devono tornare. Chiedevamo solo di averlo fino a fine stagione, mica per la vita, ma anche questo è chiedere troppo.

Conclude dicendo «Non potevamo prevedere di essere ancora in lotta per la salvezza, ma ci sono state diverse situazioni negative e le cose non sono andate come speravamo». Accidenti! Dopo aver venduto per anni tutti i migliori e alla prima occasione, aver pagato cari giocatori di valore discutibile ed aver in pratica tenuto tutti i giocatori non piazzabili, vi meravigliate di dove siamo in classifica, del fatto che abbiamo perso un derby in modo umiliante e che non se ne possa più di Preziosi and Co? Sì, lei ha ragione, ma nel senso che c’è principalmente “una” situazione negativa, il Genoa ha bisogno di una nuova dirigenza. I tifosi fanno benissimo a disdire i contratti pay TV, spero lo facciano in massa, disertando lo stadio e facendo ogni tipo di protesta civile possibile perché questo spettacolo penoso in corso da troppo tempo termini. Senza portare le cose al limite e relativizzando sul fatto che nella vita vi sono cose ben più importanti, sarebbe salutare un cambio al vertice.

Saluti a tutti. Speriamo bene per stasera e, più in generale, «noi speriamo che ce la caviamo» anche questo anno.

Paolo Guidetti – paoguide@libero.it

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