Le lettere dei lettori sul Genoa: contestazione sì, contestazione no

Dopo l'opinione di Massimo Quarta, sono giunte altre due missive di altri due lettori, Gianluca Nicolini e Cristiano Bacco

L'esterno del Ferraris verso la Nord con uno striscione di protesta contro Enrico Preziosi (Foto Pianetagenoa1893.net)

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Ho letto la lettera di Massimo Quarta, tifoso genoano di Bordighera, pubblicata ieri sul vostro sito. Vorrei far sapere al signor Massimo che sono pienamente d’accordo su quanto scrive, sulla sua visione del tifo, e lo ringrazio per questa sua testimonianza.
Sono convinto che in questo momento del campionato non ha senso contestare in questo modo la società e, di conseguenza (perché è ovviamente una diretta conseguenza) l’allenatore e la squadra.
Sappiamo quanto sia delicato il momento, quanto sia difficile per i giocatori trovare il giusto equilibrio, la fiducia in loro stessi. Sappiamo benissimo che nel calcio (così come in tutti gli altri sport, che sono poi una manifestazione diretta e senza filtri del carattere delle persone) gli aspetti mentali, caratteriali e psicologici siano spesso più importanti di quelli tattici, tecnici e fisici.
Il calcio è passione e fede, decisamente più istintuale che razionale (altrimenti i tifosi genoani si sarebbero estinti da un pezzo).
Questa passione si nutre del supporto di chi va a vedere le partite e sostiene la propria squadra per aiutarla a raggiungere un obiettivo comune a tutta la comunità (società, squadra, tifosi).
Se una di queste componenti, quella del tifo organizzato, la più numerosa e di maggiore impatto, viene a mancare remando in senso contrario, la comunità si disgrega e diventa difficile mantenere la barra dritta per arrivare salvi in porto.
Per cui ritengo che sarebbe opportuno restare uniti in questo momento e sollevare critiche all’operato della società e del presidente, in modo obiettivo ed equilibrato, soltanto a fine stagione.
Penso che il Presidente stesso sappia di aver commesso diversi errori, e sia dispiaciuto prima di tutti per questo. E sono certo che se le critiche venissero mosse in modo pacato e tranquillo, aprendo un dialogo costruttivo e democratico, sarebbe più semplice per la società stessa dare ascolto alle parole dei tifosi e cercare di trovare una linea comune per il bene di tutta la comunità.

L’unica cosa che non condivido con Massimo Quarta è la sua intenzione di rinunciare all’abbonamento. Secondo me sarebbe molto importante se Massimo riuscisse a resistere, lasciarsi scivolare addosso certi commenti, rispettandoli come si rispetta il punto di vista di tutti ma non lasciandosene condizionare. La fede calcistica e la fede nei valori sportivi che Massimo ha dimostrato scrivendo la sua lettera va al di là delle parole che sente quando va allo stadio e che gli danno fastidio. Come dicono i pensatori e filosofi orientali, ognuno di noi è il Cielo limpido al di sopra delle nuvole passeggere, e la profondità calma degli abissi marini al di sotto del mare agitato in superficie. Il suo atteggiamento di fede calcistica, di rispetto e sportività è un esempio che andrebbe tenuto in altissima considerazione e di cui abbiamo un grande bisogno.

Gianluca Nicolini

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Caro signor Quarta,
rispondo alla sua lettera condividendo molto poco del suo contenuto.
Lei scrive che, quando si va al cinema, si mette in conto uno spettacolo non gradito o non all’altezza delle aspettative. Mi perdoni ma la tifoseria del Genoa ha sempre abbondantemente sostenuto la squadra anche in occasioni in cui lo spettacolo non era degno di quanto atteso.
Le ricordo un Genoa-Inter 0-5 in cui la squadra è uscita tra gli applausi del pubblico perchè aveva fatto quanto era nelle sue capacità e l’avversario più forte aveva semplicemente avuto la meglio.
Le faccio comunque notare che a teatro è usuale fischiare o contestare quando lo spettacolo non è decoroso, perchè il pubblico paga e si aspetta di ricevere in cambio qualcosa (sentimenti, emozioni). Se questo non avviene la critica è più che lecita. Il pubblico del Genoa contesta la singola prestazione o il breve periodo alla squadra soprattutto quando viene a mancare impegno e professionalità, cosa che, visti i lauti stipendi, non è concepibile possa venire a mancare.
Poi se Sturaro ha i piedi quadrati, non possiamo chidergli di fare i lanci di Pirlo o i dribbling di Dybala…
In questa contestazione si critica un operato societario che costantemente va ad indebolire la squadra Genoa per interessi che non sono ben chiari, visto che il bilancio è costantemente in rosso e i risultati sportivi sono assenti (legga con attenzione almeno il primo comunicato della TO e vedrà che è scritto in maniera chiara).
Ripeto la parola “costantemente”. Se lei ha un produttore che continua a produrre film scadenti usando attori impropri o fuori ruolo, con registi che cambiano all’interno dello stesso film, continua ad andare a guardare i film di quel produttore perché si mette in conto che possa anche essere brutto? Io sono sicuro di no. Ma il paragone con l’ambito cinematografico finisce qui, perché a me non piacciono i cinepanettoni e non vado a guardarli, punto.
Qui parliamo di una passione sportiva, il Genoa, e non possiamo accettare che il produttore (la proprietà) continui a produrre spettacoli scadenti. E qui non possiamo dire, va beh vado a vedere le partite dell’Atalanta che mi divertono di più. No io voglio continuare a vedere il Genoa. E unica forma di protesta che possiamo avere contro questo scellerato metodo gestionale è dissociarsi facendo mancare la presenza e contestando chi opera in questo modo assolutamente distruttivo.

Lei scrive che è stufo che una frangia di tifoseria condizioni le sue scelte e che è stato sbeffeggiato all’uscita dello stadio.
Facciamo due conti coi numeri che anche lei cita. Abbonati circa 17.500, presenti 6.000 (matematicamente circa un terzo). I duemila paganti non li tengo in considerazione essendo probabilmente in maggior parte tifosi del Torino, e comunque anche aggiungendoli non spostiamo di molto il ragionamento. Ecco lei rappresenta un terzo dei tifosi abbonati. Non parlo nemmeno di chi, come me, non si abbona più da anni per lo schifo di come viene gestita la società. Parlo solo di situazione attuale.
Quindi, considerando di essere ancora in democrazia, la maggior parte dei Genoani è d’accordo con la contestazione.
Riguardo al dileggio subito all’uscita, è semplicemente l’espressione di una opinione contraria alla sua. Devo dedurre che lei (o se lei non lo fa, lo fanno sicuramente altri) magari fischi i cori contro la proprietà allo stadio se non è d’accordo. La sua (o quella di chi fischia) è l’espressione di una opinione contraria a quella espressa da parte della tifoseria. E’ lecita la sua come è lecita l’opinione di chi la irride se entrato allo stadio, quando non entrando avrebbe (a parere personale e della maggior parte dei tifosi) mandato un segnale di disapprovazione.
Noto dalla sua lettera e dai fatti di cronaca, che non le è stato vietato di entrare o non le è stato rivolto alcun gesto violento, cosa che sarebbe stata deprecabile e che avrei condannato con tutte le forze. Perché lei deve essere libero di fare ciò che vuole con il suo abbonamento. Ma non può pretendere che gli altri tifosi la pensino come lei su una situazione che vede solo un responsabile.

Concordo con lei quando scrive che tifare contro non è qualcosa di costruttivo.
Non ho mai apprezzato i cori contro le altre squadre. Si figuri se apprezzo tifare contro la mia (e la sua) squadra del cuore.
Ma è stato raggiunto il colmo. E garantire la presenza in questo momento vuol dire approvare l’operato della società.
Se lei o altri lo approvate, continuate ad andare allo stadio. Ma se alla maggioranza questo produttore non piace ci lasci almeno la possibilità di dirglielo e di farglielo capire con tutti i modi leciti, non violenti e legali possibili.

Un saluto rossoblu a lei e a tutti i tifosi del Genoa, nella speranza che si possa tornare entrambi allo stadio quanto prima per tornare a tifare la nostra gloriosa squadra.

P.S. nella lettera le ho citato (non a caso) Sturaro e l’Atalanta.
Parlo di Sturaro perchè è il giocatore più pagato nella storia del Genoa (le pare normale? o forse c’è dietro qualche giochetto di plusvalenze che vedrà il coinvolgimento anche di Romero?). Le faccio un esempio semplice. Se lei compra da me una mela a 18 eurocent e poi io compro da lei una pera a 30 eurocent, alla fine io ho una pera e lei una mela e 12 eurocent. Lo stesso risultato finale lo abbiamo se alla mela diamo il valore più probabile di 5 eurocent e alla pera di 17 eurocent. Ecco adesso sostituisca la mela con Sturaro, la pera con Romero e gli eurocent con i milioni di euro.
Parlo di Atalanta perché è una società con un bacino di utenza minore del Genoa eppure la sua gestione oculata e volta al risultato sportivo la porta a giocarsi una finale di Coppa Italia (le devo ricordare da chi siamo stati eliminati?) e la corsa Champions. E inoltre vorrei ricordarle il caso Spinazzola. La Juventus aveva bisogno del giocatore lo scorso anno, il giocatore voleva andare a giocare con i bianconeri e la società ha semplicemente detto di no. Punto. È stato attesa la fine del prestito biennale come da accordi. E allora le favole che Piatek doveva andare al Milan perchè non si può non rispettare il volere di un giocatore, sono appunto favole che sono vere se a gestire una squadra è una proprietà come la attuale del Genoa, ma non sono più vere se a gestire una squadra c’è una proprietà seria che gestisce e lavora come si dovrebbe fare nel mondo del calcio professionistico.

Cristiano Bacco

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