La lavagna tattica: tutti i segreti del 3-5-2 di Mandorlini

Il nuovo tecnico ha chiesto uno sforzo supplementare agli uomini di fascia Lazovic a destra e Laxalt a sinistra che hanno svolto poche incursioni offensive


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[tps_title]Il “nuovo” Genoa[/tps_title]

Cambia l’allenatore, cambia il modulo. Non è una regola ma poco ci manca. Mandorlini ha mantenuto la difesa a tre di Juric declinando il 3-4-2-1 del tecnico croato in un più solido e pragmatico 3-5-2. Le variazioni sul tema più importanti sono state poche ma significative. Come detto in precedenza è rimasta la difesa a tre, con l’unica novità rappresentata dal cambio di fronte di Munoz e Izzo, il primo a destra, il secondo a sinistra. A centrocampo dentro tre mediani puri come Rigoni, Cataldi e Hiljemark.

Oscar Hiljemark (Getty Images)
Oscar Hiljemark (Getty Images)

Tanta corsa-al momento- ma la qualità non c’è ancora, soprattutto nelle giocate di Cataldi, il più “geometrico” dei tre. In avanti, invece, il neo tecnico rossoblù ha varato il tandem sudamericano composta da Pinilla e Simeone, la sensazione e che siano complementari e che la loro intesa possa aumentare partita dopo partita. Queste sono le novità più visibili, o per meglio dire più facile da notare anche ad “occhio nudo”. Mandorlini, alla sua “prima” ha anche cambiato il modo di interpretare la partita da parte del Genoa. Meno aggressività nella metà campo offensiva e molta più compattezza nella propria, un atteggiamento figlio della situazione vissuta in casa Genoa ma che ha portato i suoi frutti.

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