La lavagna tattica: il Genoa ha bisogno di certezze

Sono state accantonate da Prandelli nei primi 45’ della sfida del “Ferraris” col 3-5-2 troppo prudente che non ha pagato. Meglio con il 4-3-1-2 con Pandev tra le linee e Kouamé- Lapadula in attacco

Bessa
Bessa in azione (Foto Genoa cfc Tanopress)

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Mezzo passo falso e la B dietro l’angolo: ma il Genoa può ancora salvarsi. I patemi del Grifone potevano, e dovevano, termine al triplice fischio di Genoa-Cagliari, ma così non è stato. L’ennesimo punto conquistato in rimonta, il decimo della gestione Prandelli, è servito soltanto a rinviare il discorso salvezza all’ultima di campionato. Fiorentina-Genoa e Inter-Empoli decreteranno chi farà compagni al duo Chievo Verona/Frosinone in serie B, un finale al cardiopalma che in pochi si sarebbero aspettati, forse soltanto i più pessimisti. Su come si sarebbe potuta evolvere la stagione del Genoa con il fromboliere Piatek e lo “zio” Balla è un esercizio mentale a cui, onestamente, è inutile prestare attenzione. Il presente dice che la serie A è a forte rischio, meglio rimboccarsi le maniche e giocarsi l’all-in nella trasferta gigliata, per i processi ci sarà tutto il tempo del caso.

Tornando a Genoa-Cagliari, dal punto di vista tecnico/tattico è difficile trovare una chiave di lettura che vada al di là della pochezza qualitativa dell’undici del Grifone, ma questa squadra ora ha bisogno di certezze, le stesse accantonate da Prandelli nei primi 45’ della sfida del “Ferraris”. Il 3-5-2 adoperato nel primo tempo è stato un inno alla prudenza che non ha pagato, meglio con il 4-3-1-2 con Pandev tra le linee e Kouamé- Lapadula in attacco.

Tourbillon di moduli e nodo attacco: il cambiamento che non sortisce effetto

Nove moduli diversi nelle ultime 18 giornate, si potrebbe dire che Prandelli non è mai riuscito a trovare il vestito giusto per il suo Genoa. Un assioma difficile da smentire, ma bisogna mettere in conto infortuni e squalifiche che man mano hanno privato l’ex ct della Nazionale di diverse pedine. Un continuo cambiare che ha privato il Grifone di una solidità di fondo, e lo stesso discorso fa fatto per il reparto più criticato dell’anno: la linea offensiva. Prandelli ha provato in coppia tutti gli attaccanti a disposizione, ma i risultati sono sempre stati gli stessi: tanto lavoro “sporco”, ma di gol neanche l’ombra. Il tecnico rossoblù, per sopperire alla mancanza di reti da parte degli attaccanti, ha provato ad affidarsi agli inserimenti delle mezzali, a prescindere dal modulo adoperato. Anche contro il Cagliari è stato così, nell’immagine in basso si può notare uno dei tanti movimenti di Bessa ad attaccare la profondità.

 

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