Genoa ripetiti, magari sarai più fortunato la prossima volta. È durata 45’ Genoa-Napoli, perché dopo non si è giocato più a calcio ma a pallanuoto e resta ancora un mistero come si possa far disputare un incontro di serie A in quelle condizioni, perché a rimetterci non è stato solo il Genoa – in vantaggio all’intervallo – ma lo spettacolo in generale. Al termine di una partita immeritatamente persa, ad un furioso Ivan Juric, non resta che ripartire da quanto di buono espresso dalla sua squadra nel primo tempo, nella speranza di avere un pizzico di fortuna in più dalla sua. Il Napoli dal canto suo non ha rubato niente, anzi, nel pantano del “Ferraris” ha gettato il cuore oltre la piscina e con carattere è riuscito a ribaltare una partita nata male e che il campo (o risaia che dir si voglia) poteva far finire peggio, considerando la maggior qualità degli azzurri impossibile da esprimere senza l’uso delle pinne al posto delle proverbiali scarpette bullonate. Resta l’amarezza del Grifone ma anche 45’ di spessore, in cui si è visto un Genoa aggressivo e propositivo in entrambe le fasi di gioco.
L’invocazione a Juric
Appena una settimana fa, in questa rubrica, analizzando la debacle di Milano si è analizzato per sommi capi il modo di intendere il calcio di Juric: aggressività, marcature a uomo a tutto campo e verticalizzazioni immediate con tanti uomini ad accompagnare l’azione, questi i dogmi del tecnico croato che fino a Genoa-Napoli erano rimasti per lo più astratti. La “materializzazione” del calcio aggressivo predicato dal Pirata è arrivata contro una squadra che fa del palleggio la sua arma vincente. Raramente si è visto il Napoli di Ancelotti, tolte le prime uscite stagionali, subire così tante ripartenze e trovare difficoltà nella costruzione della manovra e gran parte del merito è da attribuire all’atteggiamento adottato dal Genoa. Ma come è riuscito il Grifone a mettere alle corde gli azzurri di Carlo Ancelotti? Juric ha smascherato i difetti del Napoli adottando una marcatura ad uomo esasperata, congestionando gli spazi e lasciando libere linee di passaggio innocue, in questo modo tutto il Napoli era chiamato a portare tanti uomini in fase offensiva (nell’occasione si possono notare Mario Rui e Koulibaly) per creare degli scarichi alternativi (figura 1), ma nel momento della perdita del possesso della sfera il Genoa si catapultava nella metà campo azzurra con 3-4 uomini a sostegno dell’azione (figura 2).
Figura 1
Figura 2