La lavagna tattica: Cagliari-Genoa 3-1 a causa del turnover? Assolutamente no

Contro i sardi è stato normale far tirare il fiato a Barreca e Ghiglione. Inoltre Andreazzoli non ha stravolto la squadra, la spina dorsale su cui si poggia qualsiasi squadra è rimasta identica: Radu, Zapata, Schone, Kouamè

Genoa festeggia il gol di Kouamé (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Matrioska Genoa: due squadre in una, arriva il primo vero ko stagionale. Difficile spiegare il ko del Grifone in quel di Cagliari, perché la squadra di Andreazzoli aveva approcciato bene il match, mostrando personalità e idee, nonostante i 5 cambi nell’undici iniziale rispetto alle prime tre gare stagionali. Come spiegare il black out avvenuta nella ripresa? Difficile entrare nella testa dei giocatori, soprattutto per chi non respira l’aria dello spogliatoio, più facile cercare di analizzare i motivi della sconfitta, un ko difficilmente imputabile alle scelte di Andreazzoli, e ne spieghiamo i motivi.

Il coraggio di provare, a costo di perdere

Ankersen, Pajac, Saponara, Biraschi, Favilli. I cinque volti nuovi lanciati da Andreazzoli in Sardegna. In questi giorni successivi al 3-1 rimediato a Cagliari si sente pontificare tanto sul «turnover estremo» adottato dall’ex tecnico dell’Empoli. Una caccia alle streghe inutile quanto deleteria, perché un allenatore ha il dovere di “assaggiare” tutta la rosa, di mettere alla prova tutti gli elementi a disposizione, considerando che si sono disputate soltanto quattro partite di campionato.  Nel dettaglio, prima della trasferta sarda, erano ben 10 i giocatori del Grifone con più di 200’ nelle gambe: Radu, Zapata, Romero, Criscito, Schone, Radovanovic, Lerager, Barreca, Ghiglione, Kouamé e Pinamonti. Praticamente l’undici iniziale dei rossoblù si era ripetuto per 3 gare di fila, gare in cui il Genoa ha fatto registrare un dispendio di energie mentali e fisiche non indifferente. Se contro l’Atalanta si era parlato di un Genoa poco incisivo sulle fasce, contro il Cagliari è stato normale far tirare il fiato a Barreca e Ghiglione. In più, bisogna sottolineare un ulteriore aspetto, forse fondamentale, Andreazzoli non ha stravolto la squadra, la spina dorsale su cui si poggia qualsiasi squadra è rimasta identica: Radu, Zapata, Schone, Kouamè. Portiere, difensore centrale, centrocampista centrale a attaccante. Un assioma legato al calcio old style? Forse, ma ancora oggi la quadratura delle squadre si trova riuscendo a individuare questi 4 giocatori cardine. Cagliari-Genoa: 3-1 a causa del turnover? Assolutamente no.

Errori individuali e stanchezza mentale: rimontare non è sempre possibile

Il Genoa targato Andreazzoli, in queste prime quattro uscite stagionali, ha palesato una difficoltà quasi congenita: andare sempre in svantaggio. Se contro la Roma la rimonta era riuscita, contro l’Atalanta quasi, a Cagliari lo sforzo mentale di dover rimontare l’ennesima gara si è andato a riflettere sul gioco. Soprattutto nel secondo tempo il gioco dei rossoblù liguri è stato farraginoso , con un lungo possesso palla senza costrutto. Nonostante ciò il Genoa aveva ripreso la gara grazie a una bella trama sull’asse Sanabria-Kouamé, ma non è bastato. Troppi gli errori in fase difensiva, alcuni ascrivibili più che a errate letture di reparto a errori individuali.  Se l’autogol di Zapata era difficilmente evitabile, come il 3-1 scaturito da un assalto disperato del Genoa, il gol del vantaggio dei sardi firmato da Simeone è nato da una marcatura blanda di Criscito. Vediamo nel dettaglio la rete dell’ex Simeone.

Il gol di Simeone in Cagliari-Genoa

Con la linea rossa è evidenziata la distanza tra Criscito e Simeone. Il Cholito finta di attaccare la porta per poi retrocedere, Criscito resta a metà strada, lasciando al Cholito il tempo di coordinarsi.

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