Stefano Massa: “Lo striscione più bello dei genoani? Quello esposto a Modena nel 1988”

Il professore lo ricorda nell'ultima puntata della sua intervista per i 50 anni da genoano: "Solo chi soffre impara ad amare: noi soffriamo, ti amiamo e con te torneremo grandi"


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[tps_title]Passato, presente e futuro[/tps_title]

Visto che non è richiesto aver vinto il campionato nazionale per accedere alla Champions League, se avesse la possibilità di scegliere tra la conquista da parte del Genoa del massimo trofeo europeo e la vittoria del Campionato Italiano, verso cosa si orienterebbe?

Scudetto (e Stella).

Restiamo nel campo dei sogni. Ce ne dica uno praticamente impossibile da concretizzare.

Ricostituire la sezione pallanuotistica (quattro volte campione d’Italia negli anni Dieci del secolo scorso) del sodalizio. Ovviamente questa volta anche con la squadra femminile.

Ci racconti una sua stranezza da tifoso.

Soffro molto di più a vedere le partite del Genoa in televisione che allo stadio, perché mi posso muovere con le gambe e contemporaneamente devo tenere lo sguardo fisso sul piccolo schermo che mi dà un’immagine bidimensionale delle azioni.

Unaltra?

Non ho, differentemente dalla stragrande maggioranza dei frequentatori pluridecennali degli stadi, alcuna nostalgia della numerazione dall’1 all’11, perché non è la prima che c’è stata (fino al 1939 non esistevano i numeri di maglia) e perché non sempre identificava le reali posizioni dei giocatori in campo. Secondo me, molto meglio quella attuale con il numero personalizzato come una targa automobilistica.

In quale categoria giocherà il Genoa nel 2017/2018?

Dopo la sconfitta interna con il Chievo pensavo che avesse le stesse possibilità di salvarsi e di retrocedere, poi è passata un’altra giornata di campionato e il vantaggio sulla quota-salvezza non si è assottigliato: un segnale positivo, ma solamente un segnale, che dev’essere confermato.

In cosa l’attuale campionato è diverso da quelli problematici di cinque e quattro anni fa?

All’epoca c’erano situazioni precarie di classifica da molti mesi, che responsabilizzavano maggiormente i giocatori, i quali erano anche molto più determinati: valgano come esempi i due pareggi (2-2 e 1-1) consecutivi in quelle stagioni conquistati allo “Juventus Stadium”.

Ci dica tre cose che le ha insegnato il suo mezzo secolo da genoano?

Conoscere la Liguria: non ero mai stato a Chiavari, Savona, La Spezia ed Imperia prima di andarci per le partite (che fruttarono sette punti su otto disponibili) del vittorioso Campionato di Serie C 1970/1971; guardare con razionalità alle cose, perché nel calcio come nella vita ogni azione produce un risultato; capire che, anche senza avere in questo lungo periodo ottenuto successi finali assoluti, si può essere fieri di essere parte di una comunità.

La vittoria del Genoa contro l’Internazionale è stato un buon regalo per il Suo mezzo secolo da genoano?

Premesso che “a caval donato non si guarda in bocca”… non mi posso certo lamentare!

Da quindici anni lei è impegnato in ricerche sulla storia del Genoa. Qual è al momento il bilancio?

È sicuramente la cosa legata al Genoa che mi ha dato più soddisfazioni: trovare notizie sul calcio pionieristico italiano anche non legate direttamente al sodalizio fondato il 7 settembre 1893; organizzare viaggi d’istruzione di diverse scuole – avendo l’approvazione di colleghi che in un primo tempo, eufemisticamente parlando, “avevano storto il naso” alle mie proposte calcioculturali – a Trieste e a San Marino con partecipazioni da spettatori alle partite del Genoa e connesse organizzazioni di eventi culturali; parlare di partite giocate oltre un secolo prima nelle televisioni locali; collaborare a pubblicazioni editoriali e alle ricerche del Museo della Storia del Genoa; fare una lezione universitaria sui primi vent’anni del Genoa alla Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Torino; seguire in dettaglio (partita per partita) a cent’anni esatti di distanza con la collaborazione degli amici Marco Montaruli e Marco Liguori il vittorioso cammino degli uomini di «Mister» William Thomas «Billy» Garbutt nel Campionato 1914/1915 con la rubrica Il Settimo Sigillo Genoano di Pianetagenoa1893.net… si può chiedere di più?

Una cosa che non ha mai fatto in questi suoi primi cinquant’anni da genoano e che, però, potrebbe fare nel prosieguo?

Piangere di gioia per una vittoria… forse lo farò solamente se ci sarà la Vittoria!

Fine della terza e ultima puntata

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