Preziosi: “Non è più tollerabile che gli stadi siano una zona franca”

Il presidente del Genoa all'uscita dall'assemblea di Lega: "Penso che certe cose siano inammissibili in un Paese civile e mi chiedo come certi striscioni, tra l’altro così voluminosi, possano entrare allo stadio"

Preziosi York
Enrico Preziosi all'arrivo a Brunico (Foto Genoa cfc Tanopress)

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“Ne ho già parlato in maniera approfondita”. All’uscita dall’assemblea di Lega di Serie A, svoltasi a Milano, Enrico Preziosi torna sulla questione dello striscione esposto sabato sera al Ferraris dagli ultras in Gradinata Nord: “Preziosi prima o poi anche tu morirai…il Genoa no”. “Penso che certe cose siano inammissibili – ha proseguito – in un Paese civile e mi chiedo come certi striscioni, tra l’altro così voluminosi, possano entrare allo stadio. Che sistema è? La Digos sta indagando sull’episodio. Spero di avere presto delle risposte, più che altro per capire e far sì che questo malcostume cessi. Non per fare vittimismi. E’ solo che certi eccessi sfiorano la vergogna”.

Il presidente ha puntato l’indice contro gli stadi come zona franca: “Davanti ad atti discriminatori, razzismo, striscioni con offese personali è giusto interrompere il gioco sino alla loro rimozione. A volte sembra che lo stadio sia una zona franca in cui venga tollerato un po’ tutto, è un fenomeno che dura da troppi decenni. Occorrerebbe il coraggio di dire basta”.

E conclude: “Al di là che il 100% della tifoseria possa contestare il mio operato, so che non è nei sentimenti dei genoani condividere striscioni che augurino la morte od offendano me e la mia famiglia. Più che combattere e denunciare non posso fare”.

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