Aveva giocato una sola stagione al Genoa, correva il campionato 1968-69, ma di certo non sarebbe rimasto inosservato. Forse anche perché nato a Baires, capitale argentina una parte della quale è nota come La Boca ed è gemellata con gli Xeneises liguri, ma più che altro per un bottino di 5 reti in 22 presenze con la maglia rossoblù indosso. E’ mancato venerdì al Policlinico di Siena Antonio Valentín Angelillo, ma solo oggi la famiglia ha scelto di diffondere la notizia: “Angelo dalla faccia sporca” come veniva soprannominato, punta argentina che arrivò al Grifone in Serie B cercando titolarità e successo dopo il suo cambio di ruolo, da attaccante a regista. Proprio per ricordare i fasti del giocatore al Luigi Ferraris, PianetaGenoa1893.net ha contattato in esclusiva uno dei calciatori che ci giocò insieme, la bandiera rossoblù Franco Rivara.
Lei che ebbe l’opportunità di condividere il campo con Angelillo, conserva qualche aneddoto che ci può raccontare?
So che è venuto al Genoa e che ai tempi era un grande giocatore, effettivamente era un calciatore come pochi, di quelli che riescono a fare la differenza. Il discorso è che da un grande giocatore ci si possono sempre aspettare delle cose fatte per bene, e in effetti ogni qual volta aveva la palla tra i piedi si vedeva.
Erano anni difficili per il Grifone, che l’anno dopo (1970) sarebbe retrocesso in Serie B, ma senza Angelillo questa volta…
Tra l’altro io l’avevo incontrato quando lui giocava nella Roma, perché nelle sfide contro i giallorossi giocavamo uno contro l’altro e il compito di marcarlo toccava a me perché lui era una mezzala. Anche con la Roma era molto forte, comunque, un giocatore eccezionale. Certo, forse quando è arrivato al Genoa era già alla fine della sua carriera, però quando toccava la palla tutti quanti notavamo come fosse un fuoriclasse.
Una volta ritiratosi, Angelillo avrebbe continuato a lavorare nel mondo del calcio da osservatore e si sprecano le storie di quando per primo scoprì le potenzialità di un giovane Javier Zanetti. Trova che già al Genoa abbia mostrato una sorta di predestinazione nel continuare successivamente la carriera da allenatore?
Sì, assolutamente, era davvero bravo. Già con noi poteva insegnare calcio, e non solo sul campo ma pure nello spogliatoio. Un bravo giocatore, veramente, qui da noi riusciva sempre a fare la differenza.
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