Chiappino: “I nostri ragazzi devono esportare il Made in Genoa”

"Devono essere ragazzi con spirito di sacrificio e voglia di ottenere risultati importanti, che poi diventano risultati personali attraverso lo spirito di squadra. Questo per noi è determinante" ha continuato il tecnico dell'Under 17 rossoblù

Chiappino Genoa
Luca Chiappino (Foto Genoa cfc)

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“In genere il discorso che faccio sempre ai ragazzi quando inizia la stagione va a toccare diversi punti: innanzitutto il benvenuto iniziale e la conoscenza reciproca, perchè anche se sono ragazzi che conosciamo da tanti anni, magari non hanno mai lavorato con me, perciò si cerca sempre di conoscerli individualmente prima, collettivamente poi. La prima domanda che faccio loro è se sono ragazzi curiosi, se hanno voglia di imparare altre cose, perchè hanno un’età in cui in genere si fermano a quello che hanno ottenuto fino a quel momento e non hanno la voglia, il desiderio di capire che c’è anche altro”. Così ha esordito il tecnico dell’Under 17 del Genoa Luca Chiappino davanti ai microfoni di Genoa Channel: il canale Youtube su tutto il mondo rossoblù. L’allenatore è al momento impegnato con i suoi ragazzi nella fase play-off dove lo scorso weekend fa affondato il Benevento grazie all’incornata di Serpe e ora lo attende la sfida di andata dei quarti di finale contro l’Atalanta. Si mostra orgoglioso il mister della fascia d’età che allena, poichè la vede come lo step di massima formazione, che porta i ragazzi da essere semplici giocatori a calciatori professionisti.

“La fascia d’età che alleno io è importante perchè è quella che determina la fine di un percorso di crescita a livello giovanile, è una categoria dove finisce il settore giovanile, poichè la leva successiva è la Primavera, che è più proiettata verso il calcio dei grandi ed è quindi una fascia d’età in piena formazione. Credo che loro siano intorno al 65% o 70% di formazione e devono fare l’ultimo step iniziando a lavorare come degli atleti evoluti. Ogni ragazzo ha una propria peculiarità: si parte da basi già consolidate ed è ovvio che il giocatore bravo lo riesce a vedere chiunque. Basta vedere una partita per capire se il ragazzo ha qualità importanti che possono essere tecniche, fisiche o caratteriali. Ovviamente il nostro è uno sport di selezione. Non tutti possono fare i calciatori e quando avviene un abbandono precoce perchè un ragazzo non si sente apprezzato o ha problemi di natura fisica o familiare e abbandona a noi dispiace, perchè la vediamo come una sconfitta”

 

Compito del settore giovanile rossoblù è quello di importare nei maggiori campionati il Made in Genoa e per farlo è importante che i ragazzi siano dotati di spirito di sacrificio e voglia di ottenere sempre di più:

“La genoanità per noi è una cosa fondamentale. Il nostro settore giovanile è fatto di persone che sono cresciute al suo interno, perciò devono trasmettere i valori della nostra società. Quello che abbiamo sempre cercato di fare con i nostri ragazzi è proprio questo: quando escono dal nostro settore giovanile devono avere un marchio che faccia capire che sono cresciuti nel settore giovanile del Genoa, perciò devono essere ragazzi con spirito di sacrificio e voglia di ottenere risultati importanti, che poi diventano risultati personali attraverso lo spirito di squadra. Questo per noi è determinante. Per noi i ragazzi devono lasciare in campo anche l’ultima goccia di sudore che hanno in corpo e uscire dal campo soddisfatti di aver fatto fatica”

 

Importante, afferma il tecnico, è anche il ruolo sociale vestito dall’allenatore. Cosa che nel tempo è venuta a mancare sempre di più a causa dell’ottica secondo la quale il buon coach è quello che vince, non quello che insegna:

“Gli allenatori del settore giovanile dovrebbero avere anche una funzione sociale, però si è persa negli ultimi anni perchè si tende ad essere giudicati esclusivamente per i risultati che si ottengono e non più per quello che si insegna e allora gli allenatori, per mantenere il lavoro e anche per ambizione personale ambiscono ad ottenere risultati pensando di poter continuare a lavorare, ma nel settore giovanile non dovrebbe essere così. Ci sono tante cose che dobbiamo fare. Non ci dobbiamo sostituire alle famiglie, ma dobbiamo essere di supporto. Prima i genitori si affidavano un po’ di più alle figure dei tecnici e degli istruttori. Adesso non più, perchè sono circondati da un mondo che va velocemente, sono pressati da procuratori che promettono qualsiasi cosa a questi ragazzi e allora cominciano ad essere meno critici nei confronti dei propri figli e trovano sempre che il proprio figlio venga penalizzato a favore di qualcun altro, mentre invece non è così. Il nostro, per fortuna, è uno sport dove hai sempre la controprova sul campo. Noi cerchiamo di insegnare ai nostri ragazzi non solo a gestire le situazioni che gli si presentano in campo, perciò dal punto di vista comportamentale è importante. In alcuni casi noi dovremmo avere un po’ più di fermezza nel far capire queste cose ai ragazzi e alle famiglie. Vincere fa sempre piacere, perchè i ragazzi vengono sempre al campo e si sacrificano tutti i giorni in funzione di ottenere poi dei risultati, che possono essere individuali di crescita o sportivi che sono, appunto, vincere delle partite , dei tornei, o dei trofei importanti a livello internazionale, però è una soddisfazione immediata, perchè poi bisogna passare subito agli step successivi

 

Link dell’intervista: https://www.youtube.com/watch?v=l4sgkWLnVO8

 

 

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