Braglia: “Credo che la maggior parte delle responsabilità siano da accostare alla società”

"Perinetti? Penso possa far risollevare il Genoa da questa situazione, ma lui da solo non basta" ha continuato l'ex portiere rossoblù

Braglia Genoa
Simone Braglia

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Tema centrale della puntata odierna di Gradinata Nord, il programma sul mondo genoano diretto da Giovanni Porcella su Primocanale, è stato senza dubbio il terzo ritorno al Genoa di Davide Ballardini. Il tecnico ravennate aveva infatti già guidato la panchina del Grifone nella stagione 2010/11 (subentrando a Gian Piero Gasperini) e poi nel 2013 al posto di Luigi Delneri. Durante la messa in onda della trasmissione ha parlato in collegamento telefonico l’ex portiere rossoblù Simone Braglia. Ecco le sue dichiarazioni:

“Credo che la maggior parte delle responsabilità sul rendimento della squadra siano da accostare alla società, perchè il problema di fondo è che manca un’identità a livello apicale che faccia da collegamento tra la squadra e l’allenatore. Juric avrà avuto anche tutti i difetti di questo mondo, ma quando la società funzionava e le cose andavano in un certo modo la squadra andava molto bene. tant’è vero che non eravamo qui a parlare di dov’eravamo ma stavamo in una situazione ben diversa, anzi, si auspicava fino alla Juve che il Genoa potesse arrivare fino al livello Uefa”

Su Perinetti: “Credo che un’identità e una figura carismatica come può essere quella di Giorgio Perinetti possa essere una piccola medicina che può far risollevare dalla situazione delicata della classifica. Detto questo penso che non basti solo lui. Quando una squadra funziona, permette al portiere di fare bella figura. Se oggi abbiamo Perin, ritenuto il secondo o terzo portiere migliore d’Italia e neanche lui riesce ad essere determinante come negli anni passati vuol dire che qualche problema c’è. Il portiere para il parabile. Questo è un sintomo che c’è qualcosa che non va all’interno della squadra. Che sia psicologico o altro lo lascio dire a voi”

Sul rapporto tra il Genoa e le sue dirette avversarie: “La differenza è che, per quanto riguarda la Spal, a Ferrara non ci sono le stesse pressioni che ci sono a Genova. La rosa del Genoa non è certamente inferiore a quella del Benevento, del Crotone e della stessa Spal, però in queste piazze c’è una maggiore serenità rispetto che in quella rossoblù. Secondo me la serenità è dettata da chi comanda. Se la società si ricompatta con la rosa, si ricompatta di conseguenza anche l’ambiente. Si cominciano a fare risultati e anche i tifosi invece che essere in subbuglio contro contro la società si calmano e torna quella serenità che ti permette di giocare bene”

Sulla possibilità d’intervenire sull’autostima dei giocatori: “Ci sono tanti fattori. Sicuramente nel Genoa attuale non ci sono veri leader. Ci sono dei co-leader. Lo stesso Mattia non è un leader all’interno della squadra e un personaggio riconosciuto all’interno di una piazza così difficile come quella del Genoa e all’interno di una rosa di prima squadra. Non è paragonabile a Gianluca Signorini, Fulvio Collovati, Gennaro Ruotolo o Claudio Branco”

Sul comunicato della tifoseria: “Anche noi facevamo la vita notturna. I tempi sono certamente cambiati come la serietà delle persone e dei giocatori stessi. Credo che la professionalità un giocatore non la perda mai. Quindi il discorso di attaccarsi al fatto delle 9:30 torna a quanto detto prima. In una società che si rispetti c’è anche un controllo su quello che è la vita al di fuori del campo”.

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