Correva l’anno 1982: il Genoa acciuffò in extremis un meritato pareggio con il Torino

Il Grifone pareggiò con un gran tiro di Peters, deviato in porta da Dossena

Jan Peters (Wikipedia)

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Ventimila spettatori assistettero domenica 26 settembre 1982 al “Comunale” di Torino all’incontro valido per la terza giornata del Campionato di Serie A 1982/1983 tra granata e rossoblù, che si concluse con un giusto pareggio per 1-1. Il primo tempo fu favorevole ai padroni di casa, che passarono in vantaggio dopo soli otto minuti con un colpo di testa nell’angolo destro della porta difesa dall’italojugoslavo Silvano «Beara» Martina di Carlo Borghi, il quale sfruttò un cross dalla destra del libero Roberto «Roby» Galbiati in proiezione offensiva e un mancato intervento aereo di Vincenzo «Enzo» Romano II, che gli era rimasto davanti con i piedi piantati per terra.

Nella ripresa, in cui il Genoa attaccava verso la Curva Filadelfia, in cui si trovavano migliaia di suoi sostenitori, si assistette a un autentico assedio degli uomini di Luigi «Gigi» Simoni, che negli ultimi nove minuti tentò «il tutto per tutto», togliendo un difensore (Romano II) e un’ala tornante (Pasquale Iachini) e sostituendoli con gli attaccanti Francesco «Franco» Boito e Roberto «Roby» Russo (protagonisti nella promozione in Serie A del 1981/1982, ma vicini al «passo d’addio» dal Genoa con il «mercatino» autunnale per andare a vestire le maglie di due formazioni emiliane della serie cadetta, la Reggiana e il Bologna), che andarono a formare con Roberto «Dustin» Antonelli sr. e Massimo «il nuovo Rossi» Briaschi I un arditissimo schema offensivo 3-3-4. Il tecnico granata Eugenio «il sergente di ferro» Bersellini cercò di porre rimedio, facendo entrare tre minuti dopo l’ex difensore rossoblù Giancarlo «Corro» Corradini al posto dell’attaccante Franco «Spadino» Selvaggi.

Indiscusso protagonista del finale fu l’olandese del Genoa Wilhelmus Johannes Hendrikus «Jan» Peters con due tiri da una trentina di metri: il primo al 42’ si stampò contro la traversa; il secondo al 44’, su punizione, precedentemente crossata al centro e fatta ribattere dall’arbitro Gianfranco Menegali di Roma, perché calciata prima del suo fischio, incocciò nella sua traiettoria sul tallone sinistro di Giuseppe «Beppe» Dossena, schierato in una minibarriera di due uomini, e si infilò nell’angolino destro basso della porta difesa da Giuliano «Poeta» Terraneo, vanamente proteso in tuffo (il forte centrocampista proveniente dai Paesi Bassi affermò negli spogliatoi che in patria gli sarebbe stata attribuita – come universalmente avviene oggigiorno – la paternità della segnatura, che, invece, è passata alla storia come autorete di Dossena).

Stefano Massa

(Membro del Comitato Ricerca e Storia del Museo della Storia del Genoa)

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