Il mio Genoa – Massimo Prati: Umore British, ironia Genovese

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Da oggi iniziamo la pubblicazione dei racconti “de Il mio Genoa” l’iniziativa di Pianetagenoa1893.netper creare una sorta di archivio della memoria” dei tifosi. In questo link potrete trovare tutte le modalità di partecipazione

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Umore British e ironia genovese sono due elementi che caratterizzano i tifosi del Genoa. Due elementi, tra l’altro, che si combinano piuttosto bene; tra essi ci sono infatti importanti punti in comune ma anche elementi di differenza, che diventano complementari, se non addirittura valore aggiunto, in termini di spirito e capacità di presa in giro.

L’umorismo British e l‘ironia genovese hanno sicuramente in comune uno sguardo tagliente sulla realtà. Ma nel caso dell’approccio scanzonato alla vita del genovese c’è comunque una matrice latina, che arricchisce le battute ironiche di maggiore passione e calore umano.

Sono elementi, quello dell’ironia e dell’umorismo, che non solo trovano una ragione di essere dentro allo stadio ma che, in quell’ambiente, riescono addirittura a decantare. È per questo che ci sono cartelli, striscioni, battute, vignette che sono indelebilmente entrati a fare parte del repertorio ironico della tifoseria rossoblù.

Il primo esempio che mi viene in mente è quello di uno striscione al Ferraris, nei primi anni Ottanta, nel periodo dei primi mesi della gestione di Aldo Spinelli, quando il rapporto tra il presidente e i tifosi del Genoa non si era ancora incrinato. E così, in una delle prime partite di quella stagione i tifosi del Grifo esposero in gradinata uno striscione che recitava: «Tutti per Spinelli, spinelli per tutti!!!».

E, a proposito di presidenti del Genoa anni Settanta e Ottanta, di uno di loro è famoso uno svarione in cui, durante un’intervista, usò impropriamente il verbo «amputare» invece del verbo «imputare». Nacque così una buffa e divertente espressione linguistica che è divenuta parte del reportorio genoano. Espressione che, di tanto in tanto, riaffiora ancora nelle conversazioni allo stadio, come in occasione di Genoa-Napoli del 25 ottobre 2017, finita 2 a 3, quando un amico in gradinata, in modo autoironico e intenzionale, rievocando la famosa frase del presidente, mi disse: «Nonostante i tre gol subiti, oggi ai nostri ragazzi non si ci può amputare niente».

A volte, la presa in giro sconfina nell’agnostico, e allora su un muro di Genova può capitare di leggere una scritta in cui ci si chiede: «Se Dio esiste, perché ha creato i doriani e le zanzare?».

Ma, generalmente, l’ironia tagliente trova la sua massima espressione in occasione delle stracittadine. Il derby è vissuto da alcuni genoani come una sindrome d’accerchiamento. Per non pochi tifosi del Genoa, e non mi riferisco necessariamente alla componente ultrà rossoblù, nelle stracittadine della Lanterna, non solo i doriani ma tutti gli esterni alla nostra tifoseria vanno considerati nemici, di cui diffidare. Il derby è sempre una guerra, e la regola è sempre la stessa: o con noi o contro di noi.

E allora, in occasione del derby di andata del 5 novembre del 2017, può capitare di vedere un genoano presentarsi al Ferraris, all’inizio del match, con uno striscione rivolto ai blucerchiati: «L’arbitro è scemo. Il guardalinee è scemo. Anche il telecronista è uno scemo. A proposito di scemi…. ….voi come state?». Uno striscione che definirei, a suo modo, geniale, secondo forse – per acredine – solo a quello di un derby precedente che recitava: «Il vero bifidus actiregularis è la sampdoria».

In effetti è proprio in concomitanza dei derby che la fantasia rossoblù si sbizzarisce. Uno dei nostri Leitmotiv è l’estraneità della sampdoria nei confronti della vera Genova, oppure il fatto che, cronologicamente, essendo nati da una fusione nel 1946, i dirimpettai siano arrivati per ultimi, non solo rispetto al Genoa, ma anche rispetto alle squadre minori della nostra città.

Per questo in un derby di molti anni fa, a mo’ di monito e promemoria, la Gradinata Nord decise di esporre i nomi, e i relativi anni di fondazione, di tutte le società calcistiche genovesi che militano nei campionati minori. Quel giorno il Ferraris si riempì di stendardi e di scritte del tipo: Pontedecimo 1907, Unione Sportiva Rivarolese 1919, Multedo Calcio 1930, e via di seguito.

La loro estraneità nei confronti della nostra città invece, come dicevo, viene rimarcata ancora più spesso in striscioni del tipo: «A voi che quando prendete la sopraelevata siete già in trasferta». Per i non genovesi va forse precisato che la sopraelevata è una strada di circa 4 o 5 chilometri, a scorrimento veloce, una specie di tangenziale che unisce la delegazione di Sampierdarena (tradizionale quartiere doriano) al centro e al levante della città. Strada, quindi, che devono fare i tifosi della Sampdoria di Sampierdarena per venire a vedere il derby e che, simbolicamente, rappresenta la partenza da una realtà storico-geografica «altra», per fare ingresso nell’antico perimetro urbano del centro Genova.

A volte, sono gli stessi doriani che, in preda all’autolesionismo linguistico, si danno la zappa sui piedi da soli. Sei o sette anni fa, per esempio, se ben ricordo a seguito di una campagna acquisti invernale, esposero uno striscione in cui c’era scritto: «CON MACHEDAE MACCARONE RAFFORZEREMO LO SQADRONE». A parte la E, di congiunzione, che si era maldestramente attaccata al cognome «Macheda», quello che divertì fu soprattutto l’assenza della lettera U nella parola «squadrone».

Il caso volle che un paio d’anni dopo a Genova si giocò l’amichevole Italia-Albania. I tifosi albanesi, in modo simpatico, ironizzando sulla propria biografia di migranti, decisero di esporre uno striscione in cui c’era scritto: «Siamo venuti con il barcone e adesso abbiamo lo squadrone», e la parola «squadrone» come, del resto, ogni altra parola del loro striscione era stata scritta correttamente.

Da allora nei forum rossoblù le due foto viaggiano in coppia, con il seguente commento: «Campionato d’ortografia: Albania 1 – Sampdoria 0».

Altre volte il rinfacciare loro una certa estraneità è fatto in modo meno sottile e più diretto, come nel derby in cui fu esposto uno striscione con scritto: «Benvenuti a Genova. Voi di dove siete?».

Infine, battute ironiche e sfottò possono prendere spunto da progetti e dibattiti cittadini. Alcuni anni fa la dirigenza della Sampdoria ipotizzò la costruzione di un proprio stadio a Trasta, località nella periferia nord-occidentale di Genova che, incidentalmente, è vicina a Scarpino, zona in cui ha sede la più grande discarica della città. Il progetto non era ancora stato reso pubblico, quando in occasione della prima partita interna del Genoa comparve il seguente striscione: «A Trasta o a Scarpin, basta che ve levae da o Belin».

Per i non genovesi, e per quei pochi che, eventualmente, non conoscessero il significato del sostantivo «belino», dico solo che è un po’ come se, ad un gruppo di piemontesi che non sono graditi, gli si dicesse: a Pinerolo o a San Dalmazzo, basta che vi levate dal ca…

Massimo Prati

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