Mauro Casaccia: “A Napoli non dovranno essere commessi gli errori della gara con l’Inter”

Vittoria nel segno del “Cammello”. Può essere sintetizzata in questo modo la partita di ieri tra Genoa e Bologna che, tra i continui ribaltamenti di fronte, ha visto uscire con il bottino pieno  i rossoblù liguri, grazie alle reti di Marco Rossi e Lucas Pratto, al primo centro stagionale in campionato. Un appunto, doveroso, va […]


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Vittoria nel segno del “Cammello”. Può essere sintetizzata in questo modo la partita di ieri tra Genoa e Bologna che, tra i continui ribaltamenti di fronte, ha visto uscire con il bottino pieno  i rossoblù liguri, grazie alle reti di Marco Rossi e Lucas Pratto, al primo centro stagionale in campionato. Un appunto, doveroso, va fatto nei confronti di mister Malesani: nonostante tutte le polemiche riguardo alle sue scelte tattiche e le voci di esonero circolate nell’ambiente genoano, arrivare a quota 21 punti, al pari di compagini ben più blasonate come Napoli e Roma, con una rosa sprovvista di attaccanti, eccezion fatta per il “solitario” (in tutti i sensi) Palacio, non è proprio un risultato di cui potersi lamentare. Dopo l’insidiosa trasferta di Napoli, tutti gli occhi del popolo rossoblù saranno incentrati sulla casella “Arrivi” del mercato di riparazione. Quegli arrivi, tanto invocati da Malesani quanto dalla tifoseria, che si spera possano contribuire al salto di qualità che il Genoa deve compiere. Per analizzare questo “avvento” di un nuovo Grifone, Pianetagenoa1893.net vi propone la consueta rubrica del “giornalista della settimana”, intervistando Mauro Casaccia, autorevole ed esperta firma del Secolo XIX.

Con l’assist a Rossi ed il gol vittoria sul Bologna, Pratto ha confezionato quella che si può definire, una vittoria nel segno del “Cammello” o come ha titolato lei sul Secolo di oggi, un “Colpo Gobbo”.

E’ stato un successo importante sia per Pratto, sia per la squadra. Il numero 2 rossoblù si è reso per la prima volta decisivo in campionato ed è stato molto significativo il momento dei festeggiamenti da parte di tutti i compagni a fine partita. Una partita che ha mostrato un Grifone dai due volti: più concentrato nella manovra e nel gioco nel primo tempo (forse il miglior Genoa della stagione, insieme a quello visto con Catania e Juventus), più disattento nella ripresa, specie nell’episodio del gol di Ramirez, con la difesa completamente attirata dal movimento di Di Vaio, comunque fenomenale nell’assist di tacco. I tre punti sono arrivati grazie al cuore di questa squadra ma anche all’approccio più coraggioso di Malesani nell’inserire Jankovic e Jorquera, spostando in avanti gli equilibri, e un attaccante, Caracciolo, per un centrocampista, Constant. Il tecnico veronese ha osato ed il risultato gli ha dato ragione.

La gara è stata aperta fino all’ultimo momento, mostrando pregi e difetti di questo Genoa. La quota di 21 punti è senz’altro un risultato soddisfacente per una squadra che, oltre al solo Palacio, non ha giocatori di effettivo peso nel reparto avanzato. Questo a Malesani, va riconosciuto.

La classifica è ottima. È strana, perché è molto corta e con una vittoria si possono scalare diverse posizioni ma, per le difficoltà fin qui registrate, è davvero ottima. Indietro dal punto di vista della manovra ma avvantaggiato dal cuore e dall’unione del gruppo, il Genoa di Malesani non si è ancora visto per come è stato pensato in estate. Basti pensare a Zè Eduardo che è  rientrato solo dopo l’infortunio di Palacio, non potendoci mai giocare insieme. Kucka doveva essere il cardine di questa squadra ma il suo scarso rendimento lo ha portato ai margini della rosa, mentre Constant sta tornando lentamente ai suoi livelli solo a questo punto della stagione. Il recupero di Veloso da parte di Malesani è stato provvidenziale in questo senso. Mercoledì con il Napoli, saranno cinque i giocatori indisponibili più Moretti squalificato: considerate tutte queste avversità, i 21 punti in classifica assumono un peso ancora maggiore.

Passano le stagioni, i giocatori e gli allenatori, ma Marco Rossi resta sempre lì, con maglia rossoblù numero 7 e fascia da capitano cucite addosso.

Rossi è l’innegabile simbolo del Genoa e della squadra. È un simbolo anche per il calcio in generale: come l’avventura di Grava nel Napoli, dalla serie C alla Champion’s, Rossi rappresenta una di quelle storie sempre meno frequenti nel calcio. Generoso e tutto cuore, spesso viene “dimenticato” per le sue doti tecniche: oltre a determinare gli equilibri tattici, avanza, chiude, segna e difende. È un aspetto che lo stesso Malesani ha voluto sottolineare e che fa di Rossi uno di quei giocatori che tutti gli allenatori vorrebbero. Propongo un paragone tra mondi diversi, ma che appartengono entrambi a Genova: come De Andrè, “poeta” dalle spesso dimenticate qualità canore, di Rossi si ricordano la generosità e la grinta, a dispetto di un’utilità tattica più unica che rara.

Jankovic a parte, nella giornata di ieri il reparto avanzato ha offerto una prestazione più che sufficiente. Un intervento sul mercato però, è d’obbligo. Pizarro, Milito, Borriello, Gilardino, Amauri e Maxi Lopez: qual’è l’attaccante più adatto al gioco del Genoa?

Uno dei motivi di questa prestazione positiva è stato anche il dosaggio da parte di Malesani nei diversi momenti di gioco. Zè Eduardo ha dato tutto quello che aveva, come Merkel, vittima di un’infiammazione muscolare: le sostituzioni con Jankovic e Jorquera, specie del secondo, hanno saputo spostate gli equilibri in avanti, in un momento del match in cui era giusto osare per provare a vincere. L’ingresso di un più determinato Caracciolo ha sbilanciato ancora di più il Genoa, che si è trovato con un attaccante in più e un centrocampista in meno. Riguardo ai nomi che circolano nell’orbita rossoblù, c’è bisogno di un attaccante da area di rigore. Se Maxi Lopez può essere meno adatto a questo gioco, Pizarro, con i suoi 12 gol e 7 assist in 15 partite finora disputate, garantirebbe una condizione molto favorevole. Se invece, ci si vuole affidare a degli esperti del campionato italiano, i nomi di Borriello ed Amauri sono quelli più papabili: il caso dell’italo-brasiliano negli esplosivi sei mesi al Parma, ne è una dimostrazione.

Malesani ha chiesto dei rinforzi anche a centrocampo e sulle fasce. Preziosi lo accontenterà?

L’innesto in mezzo al campo è legato all’immediato futuro di Kucka, destinato a gennaio o a giugno,  vestire la maglia dell’Inter. Uno degli ultimi nomi legati alla società di Villa Rostan è quello del romanista Simplicio, una mezzala d’inserimento che però ultimamente sta trovando sempre più spazio negli schemi di Luis Enrique. L’innesto dell’ex centrocampista rosanero darebbe molta esperienza ad un reparto giovane come quello rossoblù: escludendo l’onnipresente Rossi, l’elemento più “anziano” è Veloso, classe ’86. Altri nomi sono quelli di Biondini del Cagliari, in scadenza di contratto, e di Romulo, giovane promessa del Vasco da Gama: di un suo eventuale arrivo però, se ne parlerebbe solamente nella prossima estate.

Per la trasferta di Napoli, è già stata annunciata la difesa a 5. Se in un’occasione simile il gioco all’ “italiana” può essere accettato, contro l’Inter di Ranieri è stato un atteggiamento che ha visto un Genoa più rinunciatario che mai.

Aldilà del modulo, va considerata anche l’interpretazione che viene data alla squadra. Per fare un altro paragone tra mondi completamente diversi, anche il Barcellona di Guardiola schiera spesso e volentieri due centrocampisti nel tridente d’attacco del 4-3-3: questo perché il calcio viene inteso come la partecipazione di ogni singolo elemento nello sviluppo della manovra. Nel confronto di martedì scorso con l’Inter, il Genoa ha sbagliato ad abbassarsi troppo, rinunciando ad aggredire dopo la metà campo. La difesa a 5 contro il tridente del Napoli, anche se probabilmente orfano di Lavezzi, può essere redditizia. Attenzione però a non commettere due volte lo stesso errore: primo, perché se ci si chiude nella propria metà campo, prima o poi il golletto ci scappa; secondo, perché con il baricentro spostato troppo all’indietro, la ripartenza rapida viene svolta con molta più fatica.

Il 2011 sta per volgere al termine ed è tempo di bilanci: quali sono state la sorpresa e la delusione di questo Genoa?

Granqvist non è del tutto una sorpresa: stimato in tutti i campionati del Nord Europa, tra cui quello inglese e quello tedesco, è una pedina ormai fissa della Nazionale Svedese, dopo aver soppiantato un centrale d’esperienza come l’ex juventino Mellberg. Non ultime, le referenze di un campione come Ibrahimovic. Granqvist ha saputo lavorare nell’ombra nella prima parte della stagione, arrivando ora ad essere uno dei maggior riferimenti negli equilibri tattici del Genoa, sia difensivi che offensivi, viste le sue frequenti sortite in avanti con la palla al piede. La delusione invece, può essere rappresentata da Luca Antonelli, più per sfortuna che per demeriti sul campo: arrivato a gennaio dal Parma con la pubalgia, ha dovuto affrontare diversi problemi fisici, ultimo quello che lo ha costretto ad uscire in Coppa Italia con il Bari. Acquistato a gennaio in vista della partenza di Criscito, era anche nel giro della Nazionale di Prandelli che lo aveva notato per le sue spiccate doti di spinta. Purtroppo al Genoa non ha avuto molto spazio e finora si ricordano più le sviste in fase difensiva (un aspetto su cui deve lavorare), che le sue vere capacità in fase di spinta.

Daniele Zanardi

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.