Qui Nairobi, Leandro Agosta: “Voglio insegnare l’inno del Genoa ai ragazzi africani”

Il tifoso genovese vuole far cantare "Un cantico per il mio Grifone" ai bimbi ospiti di una struttura di recupero dove presta il suo aiuto

Leandro Agosta con i bambini ospiti della struttura di recupero a Nairobi

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Come si vive il Genoa a Nairobi? Lo si vive in modo molto intenso: è una di quelle cose che ti legano alla tua città, alla tua casa”. Non ha perso il suo accento genovese Leandro Agosta, nato nella Superba ma da tanti anni nella capitale del Kenya dove esercita la sua professione di massaggiatore e terapista. Non solo: la sua lontananza dal “Luigi Ferraris”, Tempio di tutti i genoani, ha rafforzato ancor di più il suo amore e la sua passione verso il Grifone. Pianetagenoa1893.net lo ha intervistato per la rubrica “Genoani nel mondo” per ascoltare la sua testimonianza e un suo sogno tutto rossoblù nel cassetto riguardante l’inno “Un cantico per il mio Grifone”.

Essere genoano in Kenya è qualcosa di…

…profondamente intimo. E’ una di quelle cose che ti aiutano a stare a casa, pur essendo all’estero”.

A Nairobi esiste un club oppure un luogo dove si incontrano i tifosi rossoblù?

No, non esiste nulla. In generale, tutti tifano per i club della Premier League: in particolare Arsenal, Manchester United, Manchester City. E si picchiano anche: un eccesso ed è anche un paradosso.

Perché?

Trovo assurdo (NDR: ride) picchiarsi per una squadra che non è della propria città o della propria nazione. Scherzi a parte, non ci deve mai essere violenza nel tifo e nello sport”.

Lei conosce Freddie Del Curatolo, autore di libri sul Genoa e tifosissimo rossoblù che vive a Malindi?

Sì, ci siamo sentiti telefonicamente, ma ci siamo persi di vista da alcuni mesi per le nostre vicende personali. C’è un altro tifoso di Chiavari in zona a Malindi: il problema è che Nairobi è a 500 km ed è un vero problema. In Africa le distanze pesano molto, non ci sono le strade e le ferrovie come in Italia: per percorrere in auto la strada da Nairobi a Malindi ci si impiega tra le 10 e le 12 ore. La ferrovia esiste, ma il problema è che le stazioni sono lontane dai centri abitati, circa 30-40 km: per dare un’idea, è come se sulla Genova-Roma, la stazione di partenza fosse Chiavari e quella di arrivo Ostia”.

Come fa a seguire il Genoa quando gioca?

Lo seguo attraverso le dirette testuali su Pianetagenoa1893.net, con gli streaming di Radio Nostalgia e delle tv che trasmettono le partite. Poi da buon genovese, a cui interessa solo quello che accade nella città natale (NDR: dice ridendo), vedo tutti gli altri siti d’informazione locali”.

Qual è stata l’ultima partita che ha visto al Ferraris?

Ricordo Genoa-Napoli del 2007, quando entrambe le squadre salirono in serie A: fu un’esperienza entusiasmante col gemellaggio tra le due tifoserie. Ho visto un bruttissimo Genoa-Livorno 1-1 nell’aprile 2010, quando segnò il gol del pareggio rossoblù il giovane Boakye. Venendo una volta all’anno a Genova per una settimana, mi manca il tempo materiale per venire allo stadio: è un grande dispiacere poiché mi manca quell’atmosfera particolare del tifo che sappiamo creare soltanto noi genoani”.

Leandro Agosta

Ballardini la convince?

Ci ha già tirato fuori dai guai due volte: è una professionista su cui fare affidamento per salvare capra e cavoli. Ha un passato con tanti risultati ottenuti. Mi dispiace per Juric che, considerando che viene dalla scuola di Gasperini che secondo me è il miglior tecnico rossoblù assieme a Bagnoli, pratica un tipo di gioco che mi piace molto: purtroppo non è riuscito ad ottenere risultati ed è stato esonerato”.

Il Grifone riuscirà a salvarsi?

Assolutamente sì: Ballardini ci riuscirà anche stavolta. Secondo me, sulla carta la rosa può potenzialmente essere da parte sinistra della classifica. Inoltre bisogna notare che la classifica è molto compatta e corta: con due vittorie e alcuni risultati favorevoli, il Genoa può portarsi anche all’ottavo posto”.

Ha un sogno nel cassetto per diffondere il Genoa a Nairobi?

Certamente: glielo spiego subito. Oltre alla mia attività di massaggiatore, opero in una Ong che gestisce cinque strutture dedicate al recupero dei ragazzi abbandonati in strada con problemi di alcoolismo e droga: riusciamo a recuperarne oltre il 95 per cento. Vorrei insegnare ai bambini a cantare l’inno del Genoa: sono sicuro di riuscirci”.

Leandro Agosta

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