Augusto Fedriani: «Vi racconto com’è nato “Il rossoblù”»

Nobiltà, vino pregiato, tifo e passione esagerati. E’ questo il mix che caratterizza la famiglia Fedriani, marchesi di origine savonese, proprietari di un podere a Montalcino e tifosi del Genoa. Augusto e Filippo hanno “inventato” di recente un prodotto enologico con un nome semplice ma efficace: “Il rossoblù”, destinato ai seguaci del Grifone. Augusto ha […]


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Nobiltà, vino pregiato, tifo e passione esagerati. E’ questo il mix che caratterizza la famiglia Fedriani, marchesi di origine savonese, proprietari di un podere a Montalcino e tifosi del Genoa. Augusto e Filippo hanno “inventato” di recente un prodotto enologico con un nome semplice ma efficace: “Il rossoblù”, destinato ai seguaci del Grifone. Augusto ha accettato di descrivere per Pianetagenoa1893.net l’amore per il Vecchio Balordo e le caratteristiche della sua “creatura”.

Marchese…

«La prego, lasci perdere il titolo nobiliare».

Sicuramente la sua nobiltà è di sangue rossoblù…

«E il mio unico stemma è il Grifone, simbolo di passione e di gloria».

La prima domanda è d’obbligo: come nasce l’amore per il Genoa?

«Io e mio fratello Filippo proveniamo da una famiglia ligure di tifosi genoani doc. Il mio prozio, Carlo Signoris, era un difensore di riserva nel mitico squadrone degli anni ’20 che poi vinse l’ultimo scudetto nel 1924. Quando morì, il Secolo XIX gli dedicò una pagina intera perché era l’ultimo testimone vivente di quello scudetto».

Per caso è un parente di Carla Signoris, la moglie del celebre comico Maurizio Crozza?

«Sì, è suo zio».

Ma lei e il suo consorte sono sampdoriani, com’è possibile?

«Tutto può accadere, anche nelle migliori famiglie».

Mi racconta la sua prima volta allo stadio?

«Ricordo che andammo al Tempio a piedi con mio padre: era il 1973, tempo di austerity. Il Genoa pareggiò col Cagliari 1-1: fu una partita che dette tanta sofferenza a noi tifosi, come tante della storia del Vecchio Balordo.

Poi lei è diventato grande…

«E non ho mai perso la passione per il Grifone, neanche quando lavoravo a Milano: venivo spesso a Genova per le gare casalinghe. Ai tempi della retrocessione in serie C del 2005 mi recavo spesso in trasferta. Per fortuna ora le cose sono cambiate: il presidente Preziosi ci ha regalato stabilità».

Ci racconta com’è nata l’idea de “Il rossoblù”?

«Mio padre aveva acquistato negli anni ’80 un podere a Montalcino dov’era presente un vigneto di Galampio Rosso, una qualità ancora più antica del Brunello. L’abbiamo trasformato in un avamposto genoano in terra senese: lo abbiamo ornato con bandiere e simboli della nostra squadra. Abbiamo avuto da sempre l’idea di inventare il vino del Genoa, ma per vari motivi non siamo riusciti a concretizzare l’idea. Poi, una sera di quasi due anni fa…»

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Enrico Preziosi, Pinuccio Brenzini (dietro il presidente) e Augusto Fedriani (a destra) alla presentazione presso il Little Club de “il rossoblù” (Foto Tanopress)

Cosa accadde?

«Ero con mio fratello Filippo in un ristorante del centro di Genova, frequentato da tifosi del Vecchio Balordo, in compagnia dei celebri giornalisti Pinuccio Brenzini e Matteo Angeli. Ci suggerirono l’idea di un vino marchiato Genoa: ne discutemmo a lungo, eravamo entusiasti di aver trovato dei sostenitori del nostro progetto. In seguito ne abbiamo parlato con il marketing del Genoa e così alla fine è nato “Il rossoblù”».

Ci descriva un po’ questo vino da Grifoni…

«Le prime bottiglie sono state commercializzate a settembre 2010. Inizialmente era stata adottata una prima etichetta con marchio piccolo: in seguito il marketing della società rossoblù l’ha sottoposto a restyling, con un’etichetta opaca con il simbolo del Genoa su cui è inciso il nome “Il rossoblù”. I responsabili del marketing hanno voluto che sul retro comparisse questa scritta: “Il Genoa raccomanda un consumo responsabile”, per sottolineare che il vino va degustato con moderazione, senza ubriacarsi».

Quali sono le uve impiegate?

«Sangiovese all’85% e 15% Cabernet. E’ invecchiato per due anni in botti Tonon francesi che danno un profumo particolare di legno intenso e gradevole. Non usiamo assolutamente il Barrique: il consorzio del Brunello ci ha autorizzato a usare il nome Montalcino. E’ un vino pregiato che si sposa perfettamente con la nobiltà e la passionalità della tifoseria».

“Il rossoblù” quando ha avuto il suo battesimo dalla comunità genoana?

«Il 19 aprile scorso abbiamo organizzato una grande festa al Little Club. Era presente anche il presidente Enrico Preziosi, che ha posto la sua firma su una delle bottiglie. Anche alcuni calciatori o ex giocatori genoani hanno voluto firmare una bottiglia, come Milanetto, Dainelli, Thiago Motta, Palacio e Paloschi».

Decisamente un inizio benaugurante…

«Sì e ora lo stiamo diffondendo. Sa cosa mi è capitato?».

Dica…

«A Varigotti ho avuto modo di parlare con un negoziante di fede sampdoriana. Non ha opposto resistenza a vendere “Il rossoblù”: anzi, ha pensato che sarebbe stato molto richiesto. La frazione di Finale Ligure è infatti una roccaforte del tifo genoano».

Marco Liguori

RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL’ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893.NET

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