“U campu du Zena” e le dimenticanze blucerchiate

Sabato 24 ottobre, in occasione dell’incontro vinto 4-1 dalla Sampdoria sul Bologna, è stato esposto dai tifosi blucerchiati lo striscione BENVENUTI AL FERRARIS, LO STADIO IN CUI ABBIAMO VINTO SOLO NOI, nella stessa posizione in cui il club rossoblù dei Figgi dô Zena ne aveva messo uno per gli incontri di Europa League del Genoa […]


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Sabato 24 ottobre, in occasione dell’incontro vinto 4-1 dalla Sampdoria sul Bologna, è stato esposto dai tifosi blucerchiati lo striscione BENVENUTI AL FERRARIS, LO STADIO IN CUI ABBIAMO VINTO SOLO NOI, nella stessa posizione in cui il club rossoblù dei Figgi dô Zena ne aveva messo uno per gli incontri di Europa League del Genoa (vinto 2-0 giovedì 17 settembre con lo Slavia Praga) e di Campionato (perso 0-5 sabato 17 ottobre con l’Internazionale) recante la scritta BENVENUTI AL FERRARIS, LO STADIO DEL GENOA 1893.

Nello stesso sito di Marassi il Genoa ha, infatti, vinto nel 1914/1915, nel 1922/1923 e nel 1923/1924 tre campionati su un campo che era spostato di circa trenta metri più a sud e faceva parte di uno stadio che si chiamò fino al 1932 “Campo del Genoa”, giocandovi complessivamente 36 partite in quelle tre stagioni (si consideri che nel Campionato 1914/1915 i rossoblù dovettero disputare due incontri allo “Stadium” prospiciente la stazione ferroviaria di Brignole per la squalifica del campo conseguente al tentato ingaggio professionistico di Felice Berardo II ed Angelo Mattea I e che la partita del 23 maggio 1915 contro il Torino, che, se vinta – come tutte le altre casalinghe di quella stagione – o pareggiata, avrebbe dato diritto al Genoa di disputare l’andata o il ritorno della Finale nazionale a Marassi contro chi avesse prevalso in quella meridionale tra la Lazio e la vincente dell’eliminatoria di Napoli, venne rinviata – senza mai più essere recuperata – per l’interruzione – a causa dell’imminente entrata in guerra dell’Italia – del Campionato, la vittoria nel quale fu riconosciuta al sodalizio rossoblù solamente nel 1921).

La tifoseria rossoblù non ha mai contestato l’abbattimento dell’antico edificio sportivo e la sua integrale ricostruzione per la Coppa del Mondo del 1990 e nessun genoano nel 1987 è andato oltre al nostalgico gesto di raccogliere e conservare in casa un pezzo di cemento dello stadio costruito in diversi momenti tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Cinquanta, nella piena consapevolezza che, stanti le esigenze di rinnovamento architettonico degli impianti sportivi, l’unica «sacralità» da salvaguardare (che si tramanda di generazione in generazione, a prescindere dal livello dei risultati della squadra per la quale si parteggia) è quella del sito (indipendentemente dalla posizione di trenta metri più meridionale o settentrionale del campo).

Per riallacciarsi al discorso iniziale sulla «battaglia» a distanza tra gli striscioni dei tifosi del Genoa e della Sampdoria sulle questioni del valore simbolico e della sopravvivenza del “Luigi Ferraris” (che, tra l’altro, la maggior parte dei tifosi blucerchiati si dichiara disponibilissima ad abbandonare, il che toglie ulteriore senso allo striscione da loro esposto, se non quello di essere una goliardata antigenoana) e per concludere, allo stadio i tifosi sono spettatori (cioè quelli che guardano) e i giocatori attori (cioè quelli che agiscono) della partita di calcio.

Ai sostenitori della Sampdoria che hanno esposto quello striscione si possono quindi imputare una presuntuosa sopravvalutazione della loro importanza nei successi conseguiti dalla loro squadra nel suo «decennio d’oro» tra il 1985 e il 1994 (anzi, tra il 1989 e il 1994, perché le prime tre vittorie in Coppa Italia la Sampdoria le ottenne nel vecchio impianto, giocando addirittura allo stadio “Giovanni Zini” di Cremona la Finale di ritorno del 1989, vinta 4-0 contro il Napoli mercoledì 28 giugno, sicché, seguendo la loro linea di ragionamento, non possono essere considerate) e una per loro tradizionale – quanto dai veri sportivi censurabile – dimenticanza delle glorie (tra cui vanno accennate in questa sede, per le partite giocate al “Luigi Ferraris”, i successi nella Coppa Italia del 1937 e in tre competizioni internazionali minori – la Coppa delle Alpi, la Coppa dell’Amicizia Italo-Francese e il Trofeo Anglo-Italiano per squadre di Serie B – nel Secondo Dopoguerra) dei loro rivali cittadini.

Stefano Massa

(responsabile scientifico per gli studi sulla storia del Genoa per la Fondazione Genoa 1893)

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