La Fondazione Genoa risponde a Federclubs: «Il Ferraris è da oltre un secolo “casa nostra”»

L'ente rossoblù sottolinea punto per punto le ragioni concrete dimostranti che lo stadio è patrimonio del Popolo genoano

Lo Stadio Ferraris tra gli anni '20 e '30 (Wikipedia)

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“La falsità ha una infinità di combinazioni, la verità ha solo un modo di essere”. E’ l’incipit della replica della Fondazione Genoa 1893 a un comunicato della Federclubs dello scorso 12 settembre in cui si polemizzava con i «signori Anselmi e Preziosi, che nei giorni scorsi hanno descritto con molta fantasia lo stadio di Marassi come “cosa loro”». La Fondazione, in una nota, afferma a chiare lettere di voler «ribadire una volta ancora che SI! il Luigi Ferraris è da oltre un secolo “casa nostra”, casa del cuore per generazioni di Genoani e che non c’è bisogno di essere dotati della ben che minima fantasia per poterlo rivendicare con orgoglio, essendo semmai sufficiente la consultazione – non partigiana – di qualche buon libro di Storia del Calcio Italiano, materia evidentemente ostica agli estensori del comunicato di replica alle parole del presidente del Genoa CFC, che affermava un semplice dato di fatto, basato su dati concreti che elenchiamo:

– i nostri vecchi alla domenica erano soliti dire di recarsi al “Campo do Zena”, semplicemente perché il Genoa costruì, con le proprie sole forze finanziare, tre delle quattro versioni dello stadio che fra il 1911 ed il 1933 sono sorte nell’area di Marassi che oggi ospita l’opera dell’architetto Gregotti.

Vista dello stadio Luigi Ferraris nel 1911 (Wikipedia)
Vista dello stadio Luigi Ferraris nel 1911 (Wikipedia)

– Il terreno di gioco, che è il medesimo da allora – ovvero da 106 anni esatti – venne preso in affitto dalla dirigenza rossoblù su proposta del marchese Musso Piantelli, socio del club e fino ad allora legittimo proprietario dell’area che dal 1911 al 1933 fu voce patrimoniale esclusiva del Genoa.

– La presenza pregressa di un terreno di gioco, attiguo al vecchio “Campo di Via del Piano” (nome dell’attuale via Giovanni De Prà), orientato in modo perpendicolare all’attuale e di dimensioni ridottissime (e poi ceduto al Genoa), non cambia la sostanza delle cose perché – come recitava il grande Govi: “una cosa è ‘vicino a’, uno cosa é ‘nella’…nella vuol dir dentro” e dentro a quel campo ci giocò il Grifone, come esclusivo padrone di casa.

– Nel 1926-27 l’Andrea Doria, che pagava dal 1912 lire 200 come regolare affitto per l’uso della staccionata che divideva i due impianti (e che era di proprietà del Genoa), trovatasi senza stadio, chiese (ed ottenne) ospitalità ai dirigenti del Grifone per quel campionato, prima di emigrare a Cornigliano sotto altre vesti e per decisioni di regime romane e del potente fascio sampierdarenese (il secondo d’Italia). Il Genoa ospitò in casa propria anche per un paio di incontri casalinghi del campionato 1928-29 La Dominante.

Lo stadio Luigi Ferraris negli anni '30 (Wikipedia)
Lo stadio Luigi Ferraris negli anni ’30 (Wikipedia)

– Dalla stagione successiva e fino al 1945 il Genoa disputò in via quasi esclusiva le partite casalinghe nel terreno di gioco marassino che dal 1933 verrà, con votazione interna al club, intitolato al proprio atleta ing. Luigi Ferraris, (caduto nella prima guerra mondiale e medaglia d’argento al valor militare,). Quel nome campeggia da allora sulla facciata della tribuna dello stadio che, seppur ricostruita, è la stessa dell’impianto voluto, progettato, costruito ed inaugurato dal Genoa in quel lontano 1 gennaio 1933, (solo i vecchi distinti verranno realizzati successivamente dal Comune nel 1952).

– In quel terreno glorioso (nei fatti lo stesso di oggi per dimensioni e sostanziale ubicazione), indipendentemente dalla forma architettonica delle tribune circostanti, dal nome che nei decenni l’impianto ha assunto e dei soggetti che lo hanno avuto in gestione, il Genoa CFC 1893 ha vinto gli ultimi tre scudetti della sua storia, si è aggiudicato il diritto di disputare la finale della Coppa Italia vinta nel 1937 a Firenze e per primo ha ospitato un incontro di coppa europea per club (la Coppa dell’Europa Centrale).

– La condivisione del terreno di gioco, (divenuto municipale in circostanze ancora nebulose per iniziativa unilaterale del gen. della milizia Tarabini), avverrà solo all’indomani della fine della seconda guerra mondiale, per l’indisponibilità dello stadio di Cornigliano, danneggiato e occupato dall’autoparco degli Alleati, che costringerà il Genoa ad una coabitazione a tre e poi all’attuale a due».

L'interno del Ferraris
L’interno del Ferraris

La nota prosegue: «A chi rivendica oggi una continuità storica con club calcistici che non esistono più, ricordiamo infine che quelle compagini, in tutte le loro versioni, nulla vinsero né a Marassi né altrove, ma per prime a Genova – questo va loro riconosciuto – difesero le insegne cittadine (o provinciali), nei campionati di Serie C, per poi essere ripescate (altro primato loro spettante), chi dalla B mai disputata per eventi bellici, chi dalla quarta serie, con presunti titoli sportivi loro concessi per meriti politici (un unicum italiano) e poi effettivamente revocati».

La Fondazione Genoa aggiunge: «Su una cosa però concordiamo: da allora lo Stadio Luigi Ferraris è di proprietà del Comune di Genova e noi della Fondazione Genoa 1893, che a suo tempo siamo stati gli unici a presentare ufficialmente alle Commissioni Consiliari competenti un progetto concreto, condivisibile, operativo e corredato di conto economico (e non una delle tante “suggestioni itineranti” che per la realizzazione di un nuovo fantomatico impianto, hanno vagheggiato le più disparate collocazioni sul suolo o perfino sul mare cittadino), auspichiamo che le Autorità lo rammentino con fermezza anche per il futuro, tutelando equamente e con responsabilità civica, gli interessi di ambedue i soggetti interessati e non quelli di una sola parte che, dopo aver sempre mal sopportato il Luigi Ferraris, (fino a richiederne il cambio di intitolazione o chiamarlo – con irrispettosa e sgrammaticata amnesia “il Marassi”), e aver sostenuto la ferma volontà di liberarci (lo auspichiamo dal lontano 1945) della scomodissima coabitazione per altri e più adeguati lidi, paradossalmente si dica oggi interessata, in via esclusiva, al suo acquisto a prezzo – magari – simbolico.

Come in passato i Genoani e la Fondazione Genoa 1893, vigileranno con forza sul futuro di quella che storicamente e idealmente è sempre stata, e sempre sarà la loro casa».

I distinti del Ferraris (Foto Gabriele Maltinti/Getty Images)
I distinti del Ferraris (Foto Gabriele Maltinti/Getty Images)
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