Il derby di Adel Taarabt, vano concentrato di esplosività

Il trequartista marocchino è stato tra i migliori in campo: il suo talento non è però bastato

Adel Taarabt al tiro (Photo by Paolo Rattini/Getty Images)

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Il minuto è l’89°. Adel riceve palla, defilatissimo sulla sinistra. Vorrebbe fare qualunque cosa possibile, probabilmente sta pensando a come dispensare quel pallone che così frettolosamente gli è stato recapitato. Pensa, riflette, osserva il piazzamento dei compagni e quasi manco s’accorge che la sfera varca la linea di fondo. Inerte, dinanzi allo scorrere incessante dei minuti sul cronometro al polso di Irrati, il marocchino rappresenta la fotografia più emblematica del Grifone di ieri sera: timido, abulico, incapace di reagire né tantomeno di prendere in mano le redini di una gara sfuggita al controllo rossoblù. Vedere Adel in quello stato di totale disarmo, lui che ha calcato i prati inglesi di Premier, lui che ha assaporato la mistica del Da Luz a Lisbona, lui che al Milan aveva lasciato ottimi ricordi, lui che ha recitato un ruolo da protagonista pure in Champions League, è stato innegabilmente frustrante.

Alla vigilia del match, scorrendo le probabili formazioni era chiaro che la sorte del Grifone sarebbe dipesa dal talento di Taarabt: quasi per caso, visto che pareva destinato a salutare Genova e di punto in bianco s’è trovato da solo a lottare controvento per far risalire la china a quel veliero imbizzarrito che è (era?) quello capitanato da Ivan Juric. In ogni caso, la partita di Adel è un susseguirsi di fotogrammi: giocate sopraffine, colpi di tacco a smarcare compagni e far ripartire l’azione da dietro, dribbling fulminei a saltare gli avversari in maglia blucerchiata (leggasi così il giallo sventolato addosso a Bereszynski). Cross abbastanza precisi, un continuo movimento a farsi servire, una perenne zanzara a disturbo dell’equilibrio voluto da Marco Giampaolo. Tanta buona volontà, impegno a carriolate, ma tutto inutile. Ed è quasi comprensibile il calo, fisico, fisiologico (per chi, come lui, ha da poco perso vari chili in eccesso) e soprattutto psicologico.

Quel pallone frettolosamente uscito è lo specchio di una gara strana. Gara che il Genoa non avrebbe meritato di perdere così, ma il pallone non è scienza esatta. E Adel, con un boccone amaro da ingoiare a fine gara, dovrà convivere ancora con quest’eterno brutto ricordo. Ha giocato bene, forse è stato il migliore in campo tra i rossoblù, ma non è bastato.

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