Gasperini si accorge del Genoa Sturm und Drang di Blessin

L'ex loda il tedesco, e Braglia carica: «Grifo più in salute, motivato e societariamente solido tra le ultime in A»

Blessin Genoa
Alexander Blessin (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Dopo sette partite è stato Gian Piero Gasperini, suo malgrado, ad accorgersi del Genoa e di Blessin. Non è un caso se proprio il tecnico dell’Atalanta dei miracoli, riconosciuto come un innovatore fin dal suo approdo in Serie A nel 2007 con un calcio aggressivo e coinvolgente, abbia rimarcato pubblicamente la filosofia Sturm und Drang patrocinata dal collega svevo che a Bergamo ha reiteratamente indotto all’errore una spremitrice di gioco che incanta anche nel giardino d’Europa: «Le prestazioni dipendono anche da un avversario che sta rendendo la vita difficile a chiunque, ci ha impedito di giocare e reso difficile la partita». La lode elargita da un professore di calcio onora il lavoro svolto negli ultimi due mesi ma, al contempo, getta luce sul Genoa che da ieri sarà meno sottovalutato e più analizzato poiché ha fatto capire di non essere la solita squadretta italiana che ricerca la salvezza attraverso soluzioni obsolete e l’oltranzismo difensivista.

Blessin ha dato regolarità di risultati al Genoa invertendo la costante della sconfitta che prima del suo arrivo era scritta nel destino di una stagione maledetta: sette pareggi non sono sette vittorie ma è altrettanto vero che non sono neppure le sette sconfitte rimediate nelle dieci partite di campionato prima del suo arrivo, le quali hanno scavato un solco profondo in classifica e tolto appetibilità alla destinazione rossoblù durante il mercato di gennaio. L’opera di ricostruzione è iniziata con la rianimazione dello spogliatoio, ringiovanito e con una ritrovata unità tra i calciatori che troppe volte è data per scontata dagli allenatori, e della tifoseria genoana che aveva bisogno di un capopopolo autentico e irrefrenabile in stile Scoglio, e non costruito dagli scienziati social, da circondare come un totem fino a riscoprire un fiero senso di appartenenza. Se tali due elementi sono collegati la storia rossoblù insegna che il Genoa non parte sfavorito, e si vede.

L’indice di due marcature realizzate con un fattore di pericolosità in aumento, a fronte di soli due gol subiti, è la misura della coperta rammendata da Blessin mentre l’inverno batteva forte i suoi rigori. L’assenza di giocatori di qualità pronti ad ultimare l’azione negli ultimi venti metri castra il “puledrismo” del Gegenpressing il quale funziona nella sola chiave demolitrice – nessuna sanzione disciplinare contro l’Atalanta, prestazione pulitissima – di orientare il possesso palla avversario in zone del campo meno pericolose. Manca la luce verde dopo gli affondi forsennati del Genoa che tra gol salvati sulla linea e salvataggi miracolosi dei portieri è in debito con la sorte: segnare al conto anche la stoccata di Frendrup. Ha ragione Simone Braglia quando al “Salotto del Grifone” sostiene: «Attualmente il Genoa è la squadra più in salute, motivata e societariamente solida tra le ultime della classifica. Se si sblocca, e ne sono fiducioso, fa filotto». Non se n’è accorto soltanto Gasperini.

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