Chi trova un… Pandev trova un tesoro

In questo momento l'attaccante macedone è l'uomo in più del collettivo del Genoa: sta riscattando i primi diciotto mesi non troppo esaltanti

Pandev durante Bastia-Genoa (Foto Genoa cfc)

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Chi trova un… Pandev trova un tesoro. L’incredibile crescita dell’attaccante macedone sta dando effetti benefici al Genoa, globalmente inteso: prima di tutto a se stesso, per riscattare con professionalità i primi diciotto mesi non troppo esaltanti, dove addirittura appariva come un ramo secco da potare; in secondo luogo a chi gli gioca di fianco. Con Goran nessuno scopre nulla di nuovo poiché è il giocatore con più tecnica e trofei in rosa, solo lui è in grado di educare il Grifone alla vittoria. Ballardini ha imparato a non farne a meno risarcendolo, tra l’altro, di alcune (immeritate) incompresioni del passato.

La qualità, prima di tutto. Il Genoa ne aveva un disperato bisogno a novembre alla luce del definitivo cambio della guardia in panchina. La qualità l’ha data Pandev già dalle ultime battute dello scorso campionato: come dimenticare il gol all’Inter a quattro giornate dalla fine (e il rigore parato da Lamanna) e gli assist decisivi per mandare in gol i compagni di squadra? Il calcio è cattivo perché gli eventi si dimenticano in fretta ma il tempo sta restituendo tutto a Pandev.

Il 2018 segna il ritorno ad alti livelli dell’attaccante macedone e della sua centralità nel Genoa. Tutti i palloni arrivano a Pandev il quale li rigioca sbagliando di rado: dalle giocate si capisce l’amore e il rispetto verso il calcio. É un giocatore nuovo, Goran: dopo la sofferenza per le panchine senza mai aver alzato la voce ha compiuto l’ultimo passo per il perfezionamento professionale. A Bologna, per l’ennesima volta, ha illuminato chi si è infilato nel suo cono di luce: ne ha beneficiato Laxalt quando l’ex Lazio si è spostato sul centrosinistra d’attacco. In dieci minuti l’uruguagio ha avuto due occasioni per calciare dentro l’area di rigore. Se queste sono le premesse chissà come sarà l’intesa con Giuseppe Rossi, un Pepito per quel tesoro di Goran.

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