Perin e la dedica allo scomparso Gino Bondioli che lo segnalò a Sbravati

Oltre all'Airone, portò al Genoa altri talenti pontini come Mario Faccenda. Il ricordo di Onofri

Bondioli Genoa
In foto, Gino Bondioli

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Il mondo del calcio piange la scomparsa di Gino Bondioli. Calciatore, allenatore e per decenni punto di riferimento al Genoa degli osservatori attivi nel Lazio e nel Centro Italia: un vero intenditore di calcio che ha attraversato decenni e storia del pallone. Cresciuto nel settore giovanile rossoblù, si destreggiò nel Rapallo e poi nell’Egaleo, in Grecia, dove divenne il primo calciatore straniero a giocare ad Atene. Genovese del quartiere della Foce trapiantato a Latina per oltre cinquant’anni perché seguì la Fulgorcavi del ragionier Aldo Dapelo, ex presidente del Genoa e del Savona dopo Gadolla (dal ’66 al ’72) con un passato glorioso nell’ippica nelle vesti di allevatore di cavalli. Quante storie che si intrecciano.

Negli anni, Bondioli portò al Genoa una folta colonia di calciatori pontini guidata da Mario Somma, Stefano Vavoli, Mario Faccenda, Roberto Simonetta, Franco Ogliari (i suoi genitori abitavano a Cisterna), Mauro Bordoni, Giuseppe Panico sino al fiore all’occhiello Mattia Perin, nonché perso talune possibilità di tesserare per l’amato Grifone dei talenti che sarebbero diventati professionisti (Andrea Carnevale preferì restare a Fondi, Ubaldo Righetti fu scartato in sede di provino).

Dopo aver difeso la porta della Juventus al Bentegodi contro l’Hellas Verona (0-1), Mattia Perin lo ricorda con grande riconoscenza: «A te Gino, questa vittoria è dedicata a te. Te ne sei andato stasera mentre io ero in campo. In quel campo, che senza di te e senza la tua cocciutaggine probabilmente non avrei mai potuto calcare, a certi livelli. A quell’altro grande Maestro che è Michele Sbravati hai fatto una testa così, per prendermi al Grifone: “Prendilo, Prendilo Michele! Gli raddrizziamo noi la testa”. E così hai e avete fatto. A te devo praticamente tutto quello di cui sono grato alla vita, non sono parole al vento né scontate, se non ti avessi incontrato nulla di quello che poi è accaduto nella mia vita sportiva sarebbe potuto avvenire. Ti piango Gino, ma ti porterò per sempre nel mio cuore».

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Mister Gian Piero Gasperini, Gino Bondioli e il direttore Michele Sbravati a Pegli nella sede del Genoa

Cravatta rossoblù d’ordinanza donata da O sciô Renzo Fossati sfoggiata in ogni occasione genoana, Giovanni Battista Bondioli, per tutti Gino, ha trascorso una vita sui campi alla ricerca del talento folgorante: nel 2021, all’età di 91 anni e da direttore tecnico della Polisportiva Carso del suo allievo Gennaro Del Prete, segnalò a Michele Sbravati il 2006 pontino Riccardo Yanovskyy e qualche anno addietro fece l’impossibile per portare al Grifone tale Gianluigi Donnarumma. «Fu più lesto il Milan» ammise alla Gazzetta Regionale.

Claudio Onofri, ex capitano del Genoa, lo ricorda con queste dolci parole: «Se ne è andato stasera. Chi è direte voi? Certo, nel calcio si riconoscono solo quelli noti al pubblico, famosi, Giocatori, Allenatori, Direttori Sportivi, Presidenti. Ma c’è gente che lavora sotto traccia e che fa le fortune di una Società ma non se li fila nessuno. Stasera mi chiamano Santo Bignone e poi Michele Sbravati per darmi la brutta, bruttissima notizia “Gino Bondioli c’ha lasciato, Cla”. Quelli sotto (in foto, ndr) alcuni tra i tanti talenti scoperti dal grande Gino Bondioli sin dai tempi quando giocavo ancora: e poi, prima io, quindi Michele, Responsabili del Settore Giovanile Genoa, ci siamo incontrati un sacco di volte. Un talento puro nel decretare anzitempo prospetti che hanno poi giocato in Serie A e anche in Nazionale. Caro Gino io, Michele e Santo oltre a stimarti all’infinito ti volevamo e ti vogliamo ancora tanto bene, chissà se da lassù non ci proporrai ancora profili che se lo dici tu non ci sarà nemmeno bisogno di guardarli e giudicarli, da prendere subito, all’istante! Ciao Gino R.i.p».

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