Preziosi ha preso la decisione giusta. Non aveva senso proseguire con Juric dopo un avvio di stagione con troppe sconfitte. Il Genoa è una squadra modesta con un impianto di gioco che l’ex allenatore non ha saputo far evolvere durante l’estate. L’ascesa di Juric, costruita battendo le grandi del campionato a inizio stagione scorsa, terminò nel maledetto Genoa-Palermo 3-4: tre gol subiti in dieci minuti, la rimonta più sanguinosa della storia recente del Grifo. Il suo Genoa fiero, d’attacco, capace di battere la Juventus in mezz’ora, s’impaurì perdendo progressivamente certezze, identità e convizione senza mai più riacquisirle.
L’esonero arriva a seguito di un derby giocato con dignità ma senza qualità, ovvia conseguenza del fallimento del ritiro “non punitivo” tra i lupi e le ombre lunghe di Coccaglio. Era davvero indispensabile mandare la squadra nella fredda provincia bresciana oppure era preferibile che ciascuno svuotasse la mente a casa propria? La risposta era nota prima di partire, un viaggio che il Pirata spalatino aveva intrapreso come vice Gasperini ai tempi del Palermo. Stessa meta, stesso risultato.
Juric ha smesso i panni del guerriero preferendo la giacca. Ha sacrificato la schiettezza pubblica per un approvazionismo cieco. Ha ottenuto l’allontanamento di talune figure dirigenziali inserendone altre di sua fiducia. Ha aderito, diventandone perciò principale responsabile, a un disegno tecnico raffazzonato costruito di fretta con idee confuse. I genoani non lo riconoscevano più, costretto in quelle dichiarazioni salva-prestazione ripetute dopo ogni partita che hanno irritato anche il tifoso più mite. Ogni licenziamento è doloroso ma insegna più di mille vittorie.
