IL FURTO DELLA STELLA 4: Bologna-Genoa 1925, va in scena la farsa dello spareggio

La partita fu così messa in programma a Milano il 09.08.1925 e vinta poi dal Bologna per due a zero. “La Gazzetta dello Sport “ del 08.08.1925, nei commenti di presentazione dell’incontro, rilevò che “Il Bologna ha ripreso in queste ultime settimane gli allenamenti …“ , da cui si deduce che gli emiliani evidentemente sapevano […]


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La partita fu così messa in programma a Milano il 09.08.1925 e vinta poi dal Bologna per due a zero. “La Gazzetta dello Sport “ del 08.08.1925, nei commenti di presentazione dell’incontro, rilevò che “Il Bologna ha ripreso in queste ultime settimane gli allenamenti …“ , da cui si deduce che gli emiliani evidentemente sapevano che la partita si sarebbe in ogni modo disputata a breve tempo.

Nel corso della cronaca della gara notiamo su “La Gazzetta dello Sport“ i seguenti commenti: “Il Genoa è sfiancato fisicamente e moralmente, sfiduciato dopo le quattro battaglie eroiche in cui aveva attaccato in splendido ardore e s’era difeso con impareggiabile maestria“. E poi ancora: “Il Bologna non ha vinto perché ha giocato meglio che a Torino, ma perché il Genoa ha di colpo ceduto“, mentre “ Il Paese Sportivo“ del 10.08.25  rilevava che “Bellini ebbe una giornata poco felice; una nerissima ne ebbe De Vecchi…Barbieri giuocò bene solamente nei primi venti minuti, poi scomparve. Nelle sue numerosissime discese Muzzioli quasi non incontrò ostacoli. Burlando tenne il posto mediocremente. Non è apparso mai il grande Burlando degli incontri memorabili…Il Genoa non sapeva trovare quel forte spirito di riscossa che più volte l’aveva salvato in giornate difficili. Il suo gioco continuava ad apparire non diremo svogliato, ma privo di fremito. Non era assolutamente possibile vedere in quella marcia lenta e slegata della squadra un ansito di sforzi, un baleno di energia …Quello che però più di ogni altra cosa ha stupito, è stato il tono che il Genoa impresse alla lotta. Sembrava che giocasse costantemente con l’incubo della sconfitta. Mai quel piglio autorevole che sovente gli abbiamo riscontrato pur nelle partite più incerte …una mancanza di convinzione che nessuno riusciva a spiegarsi “.

Da annotare che in una partita dove si doveva giocare a porte chiuse al pubblico, “Il Giornale di Genova “ parla di “una ristretta cerchia di spettatori “, avvalorando così le supposizioni secondo cui al match avrebbero partecipato folte schiere di squadristi bolognesi che “tifavano“ col corredo a loro tristemente in dotazione (colpi di pistola in aria).

A questo punto riassumiamo i motivi sostanziali secondo cui il regime politico di quel tempo influenzò in modo decisivo l’assegnazione dello scudetto 1924/25:

1) La pressione esercitata da Leandro Arpinati – capo delle camicie nere emiliane e “Podestà“ della città di Bologna, nonché principale dirigente della F.I.G.C. – sull’avv. Mauro nella terza finale di Milano.

2) La mancata identificazione dei colpevoli della sparatoria alla stazione di Torino, in un convoglio dove si dovevano conoscere gli individui che lo componevano: solo gli squadristi fascisti potevano tenere in dotazione le pistole.

3) La strana presenza dell’On. Farinacci alle finali (documentata da “Il Calcio“).

4 ) Le calunnie, comprovate, subite dal Genoa, di fare opera contro il regime fascista, che lo avevano da qualche tempo messo nel mirino delle autorità dell’epoca.

5) La decisione di far disputare dal Genoa – senza possibilità d’appello – una finale per la quale i suoi giocatori non erano atleticamente preparati.

Ecco dunque profilarsi i due motivi fondamentali perché il Genoa Cricket and Football Club fu il reale vincitore del titolo italiano 1924/25:

a) La terza finale di Milano del 07.06.1925 fu vinta sul campo dal Genoa: l’episodio dell’invasione di campo dei tifosi e degli squadristi bolognesi deve essere correttamente reinterpretato come l’oggetto invalidante di un match perfettamente regolare.

b) In tutte le vicende delle tre successive finali, dopo le prime due d’andata e ritorno, è perfettamente intuibile come le autorità fasciste avessero influenzato gli organi federali in favore del Bologna. Il fatto che manchi, a livello formale, il confronto con la vincente della Lega Sud, sul piano sportivo non ostacola assolutamente quanto sopra per i seguenti motivi:

1) Il livello tecnico delle squadre della Lega Nord era enormemente superiore a quelle della Lega Centro-Sud.

2) Esistono, in molti Paesi europei, titoli nazionali assegnati sportivamente senza il  confronto sul campo con squadre facenti parti di altre aree dello Stato, all’epoca impossibilitate a partecipare alla competizione per ragioni storiche. E’ il caso della Francia, nella seconda guerra mondiale, o, in tempi più recenti, della Germania, all’atto della riunificazione con la parte orientale del suo territorio.

3) La medaglia d’oro al valore sportivo assegnata allo Spezia, quale vincitore del torneo 1943/44 – soggetto alla divisione Nord/Sud come conseguenza del processo di “liberazione“ delle forze alleate -, pur non essendo uno scudetto vero e proprio (di cui invece lo Spezia avrebbe pieno diritto), rappresenta l’assegnazione a tutti gli effetti di un riconoscimento sportivo a titolo nazionale senza l’ausilio del confronto sul campo di altre squadre facenti parte del territorio del Paese.

4) Il settimo scudetto dello stesso Genoa (1914/15) fu sportivamente assegnato dalla Federazione ai rossoblù proprio in mancanza di questa finale.

Per quanto riguarda il punto 1, sono noti a tutti gli storici tentativi della Federazione di facilitare lo sviluppo del gioco del calcio anche al Meridione. Di fatto, la finale tra le vincenti della Lega Nord e quella della Lega Sud si risolveva in un puro atto dimostrativo e formale, al duplice fine di verificare la crescita del livello tecnico del Sud e di promuovervi il football. E’ facilmente riscontrabile – soprattutto negli anni ’20 – come le vincenti della Lega Nord affrontassero i potenziali rivali del Sud, nel mese di settembre dopo le vacanze, senza neppure un’apprezzabile preparazione atletica alle spalle: nonostante ciò non occorse mai il fatto che una rappresentante del Meridione prevalesse, o anche solo impensierisse, l’avversaria settentrionale.

A riprova di quanto detto, vi è il fatto dell’istituzione del girone unico, avvenuto nel 1929/30, ma di cui se n’avvertì la necessità ben prima di questa data: e questo perché si capì che le squadre del Sud avevano bisogno di confrontarsi con quelle settentrionali continuamente, come solo la formula, appunto, del girone unico poteva offrire. La semplice finale tra Lega Nord e Sud non poteva assolutamente bastare, come dimostravano inequivocabilmente i risultati. Gli stessi giornali dell’epoca, riservavano giustamente il maggiore clamore a questa finale, dando invece uno spazio molto limitato alla finale Nord-Sud, che, quindi, non offriva nessun interesse tecnico. Infatti, si dedicavano ad essa piccoli trafiletti affidati ad occasionali cronisti locali che descrivevano in maniera pittoresca le partite.

Tanto per rimanere in tema, prendiamo in esame soltanto il campionato 1924/25. Si avrà probabilmente notato, nel corso della presente analisi, come, riportando i commenti sulla finale di Lega Nord tra Bologna e Genoa, i giornalisti e gli addetti ai lavori di quel tempo spesso usavano la terminologia del “ titolo italiano “ o “ titolo nazionale “. Lo stesso “Il Paese Sportivo“ del 02.07.25, dando notizia della decisione di mettere in calendario la quarta partita a Torino sul campo della Juventus, recita: “ … la partita che finalmente il 5 Luglio dovrà stabilire quale sarà la squadra campione d’Italia 1925 “.

Lo stesso giornale il 17.08.25, per la cronaca della prima partita vinta dal Bologna per quattro a zero contro l’Alba di Roma ( vincente della Lega Sud ), titola lo stringato servizio con un eloquente “ Il Nord domina il Sud“ corredato da un “Superiorità di classe“ come “occhiello“. Vediamo ora come inizia il servizio di questa cronaca redatta non certo con l’enfasi riservata alla finale di Lega Nord: “Il match odierno fra la squadra rappresentativa della Lega Sud e quella della Lega Nord nel suo pieno svolgimento non ha fatto che ribadire i concetti già noti della sensibile differenza di classe individuale e collettiva che passa fra le squadre del nord e del sud d’Italia …Quando si è detto che il Bologna, presentatosi privo di tre giocatori, pur non giocando complessivamente una delle sue migliori partite …ha dominato continuamente a suo piacimento il troppo inferiore avversario, abbiamo data l’impressione generale del match odierno “. E poi ancora la stessa testata: “Crediamo di non fare del regionalismo se diciamo che molto tempo dovrà ancora passare prima che questa differenza sostanziale di gioco venga colmata e prima che le compagne del sud possano vantare delle serie chances nei confronti delle squadre nordiche …il Bologna ha dominato in qualunque momento della lotta sia che il gioco fosse a lui favorevole, sia quelle poche volte che fosse in senso contrario; infatti, attaccando il Bologna, passava la debole seconda linea albina come e quando voleva … i quattro punti che allo scoccare del secondo tempo si erano insaccati nella rete del modesto Zancaro, portiere dell’Alba, non hanno bisogno di commenti … la vittoria del Bologna è stata facile e irrisoria la fatica compiuta per la conquista della vittoria da parte della squadra bolognese che ha dovuto raramente impegnarsi a fondo “.

“Il Paese Sportivo“ conclude quindi scrivendo che “… con questo non vogliamo stroncare la squadra campione del sud, ma non facciamo che sottolineare quella ben nota differenza di valori della quale siamo sicuri saranno convinti per i primi anche i simpatici calciatori dell’Alba”. Pertanto, la finale della Lega Nord era considerata sul piano puramente sportivo come la vera finale del campionato italiano di calcio.

Del resto, per arrivare al punto 2 della presente analisi, altre importanti e storiche federazioni calcistiche di grandi Paesi europei, hanno superato la barriera della formalità   – là dove era giusto farlo – assegnando diversi titoli sul piano sportivo, perché di “ valori sportivi “ stiamo parlando. E siccome lo “ scudetto “ è un valore sportivo, la Francia non esitò a riconoscere ufficialmente il titolo nazionale proprio nel 1944 al Lens Artois. Infatti i transalpini, in una situazione di guerra analoga a quella italiana, dovettero disputare il loro campionato soltanto a 16 squadre anziché con le canoniche trentadue, con le quali si giocava la loro divisione nazionale. Di fatto, il campionato francese dovette fare a meno di gran parte delle regioni più importanti ( anche sul piano calcistico ) del proprio Paese, ma quello disputato fu riconosciuto a tutti gli effetti il torneo di divisione nazionale.

Sul piano puramente sportivo il Lens fu riconosciuto campione di Francia, e l’impossibilità di confrontarsi con le altre squadre della divisione nazionale non costituì una discriminante sulla legittimità di quel titolo.

L’esempio della Germania è poi ancor più eclatante. All’atto della recente riunificazione politica – dopo la separazione est/ovest del dopoguerra -, tutti gli scudetti dell’ex Germania Federale sono stati a pieno titolo annoverati nell’albo d’oro del campionato tedesco. Ad esempio, il Monaco 1860 – vincitore del campionato federale concomitante alla separazione nel 1966 – è oggi considerato a tutti gli effetti campione di Germania per l’anno in cui è stato conseguito. E’ stato sportivamente riconosciuto che il campionato della Germania Federale fosse tecnicamente molto superiore a quello della D.D.R., e quindi assunto come riferimento definitivo dell’intero Paese. Un altro esempio è invece dato dal Dresda, che vinse i suoi unici due titoli nel 1943 e 1944, in una Germania ormai dilaniata e costretta a tornei di emergenza che non potevano prevedere la partecipazione di tutte le squadre del Paese.

Dunque anche in Germania – in una delle Federazioni più importanti del Mondo – l’impossibilità di procedere ad un confronto tra due aree del Paese non costituisce una discriminante.

E gli esempi potrebbero proseguire in un’Europa ormai in pieno conflitto e coi vari Stati costretti a campionati incompleti sulle aree del proprio territorio: lo Shamrock in Irlanda, il Royal Anversa in Belgio, il Vienna in Austria e il Ferencvarocs in Ungheria si videro legittimamente riconoscere il titolo vinto in tornei di emergenza e con l’impossibilità di confrontarsi con altre squadre del loro Paese. 

Per quanto concerne il punto 3, il 22.01.2002 la F.I.G.C. ha riconosciuto ufficialmente la vittoria dello Spezia nel torneo di guerra del 1943/44 con le seguenti motivazioni: “Il Consiglio Federale oggi riunito ha deciso di assegnare una medaglia d’oro al valore sportivo alla squadra dei Vigili del Fuoco della Spezia, un titolo sportivo onorifico del quale la squadra potrà fregiarsi per sempre anche sulle maglie. A testimoniare come la vitalità e la forza morale del calcio italiano non si lasciarono piegare nemmeno dalla guerra, gettando un ponte di speranza e di fiducia nella rinascita del Paese “. Ed ancora:

“Il Consiglio Federale ha aderito alle conclusioni ed alle proposte formulate dalla Commissione Federale a suo tempo istituita deliberando il riconoscimento ed autorizzando la società Spezia calcio 1906 ad apporre sulla divisa di giuoco un segno distintivo logo nei limiti consentiti dal regolamento federale, in onore della vittoria del torneo 1943/44. Per sempre “.

Ora, la Federazione giustifica la mancata assegnazione dello scudetto vero e proprio per le “ circostanze particolari “ in cui si giocò quel campionato. In base infatti alla divisione Nord/Sud del nostro Paese il torneo si disputò in gironi regionali del Veneto, Venezia Giulia, Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia e Toscana, dei quali ognuno qualificò due squadre alla fase finale, vinta, appunto, dallo Spezia sul Torino. Abbiamo già ampiamente relazionato sulla diversità di valutazione di queste “ circostanze particolari “ tra la nostra Federazione e quelle di altri Paesi europei. Quindi in base alle valutazioni della F.I.G.C. il titolo dello Spezia è stato “ particolare “ – e quindi non equiparabile agli altri – per l’influenza che ha avuto lo stato di guerra nell’organizzazione e nello svolgimento di quel campionato. Però lo “ scudetto particolare “,“ medaglia d’oro al valore sportivo “ o “ titolo onorifico “ che dir si voglia, rappresenta pur sempre un riconoscimento sportivo nazionale di cui lo Spezia ha acquisito il diritto di fregiarsene addirittura sulle maglie. Alla stessa maniera lo scudetto tricolore è un riconoscimento sportivo nazionale, seppur delle circostanze ordinarie, per cui – sulla base della stessa logica – il fatto che il torneo 1943/44 sia stato disputato senza il confronto con le squadre del Meridione, non costituisce discriminante nell’assegnazione del titolo stesso.

La medaglia d’oro al valore sportivo – riconoscimento sportivo nazionale esibito sulle maglie di gioco – è stato assegnato dalla Federazione allo Spezia – quale vincitore del torneo di guerra 1943/44 – sul puro piano sportivo, in assenza della formalità costituita dalla completezza delle squadre partecipanti al campionato nazionale.

E proprio il Genoa Cricket and Football Club 1893 costituisce l’esempio più eclatante di come il titolo di campione d’Italia sia già stato assegnato puramente sul piano sportivo. Il Genoa dunque rappresenta l’esempio di se stesso. Infatti, per concludere col punto 4,

il campionato 1914/15, progettato con una fase finale alla quale avrebbero dovuto partecipare le vincenti dei gironi Settentrionale, Centrale e Meridionale, fu bloccato prima che la stessa potesse aver vita. L’Italia entrò nella Grande Guerra il 24 Maggio, proprio il giorno in cui avrebbe dovuto giocarsi l’ultima giornata del girone Settentrionale, saldamente condotto dal Genoa con 7 punti a due lunghezze di vantaggio su Torino e Inter  e quattro sul Milan.

La Federazione, nel rispetto di tanti nostri militari in partenza per il fronte, non se la sentì di far proseguire un campionato dominato dal Genoa, che ormai era vicinissimo al suo meritato settimo titolo italiano. Infatti i rossoblu, dopo aver sbaragliato le eliminatorie liguri-piemontesi, stava per concludere il girone Settentrionale con due sonanti vittorie all’attivo su Inter ( 5 a 3 ) e Milan ( 3 a 0 ) ed una sola sconfitta al passivo. Quest’ultima fu infatti subita a Torino ( 6 a 1 ) in assenza di tre pilastri della formazione come Wallsingham, Leale e Berardo, e quella fu invece l’unica vittoria ottenuta dai granata nel girone. E proprio nella giornata in cui sarebbe bastato un semplice pareggio a Marassi contro lo stesso Torino ( l’altra gara in programma era il derby milanese ) per assicurarsi in pratica il titolo di campione d’Italia ( vale sempre la considerazione sopra descritta riguardo all’enorme differenza tecnica di allora con le squadre meridionali ), la Federazione bloccò il torneo proprio nel momento dell’epilogo.

Il Genoa protestò vivacemente perché sentiva di essere defraudato di un alloro conquistato con pieno merito, mentre i suoi diretti avversari stettero ben zitti sull’improvvisa decisione federale. A dimostrazione che la Società rossoblu volesse a tutti i costi giocare quella partita lo si riscontra dal suo comunicato dove – per dovere patriottico – dovette accettare le decisioni federali:

“Vista improvvisa delibera della F.I.G.C., pur considerando non esistente necessità alcuna, dopo la mobilitazione già da tempo iniziata, di imporre tale provvedimento draconiano, decide di fronte all’attuale momento patriottico di soprassedere temporaneamente a quelle fondate proteste a cui avrebbe dovuto ricorrere “.

Al termine del conflitto, la Federazione non esitò dunque ad assegnare il meritato titolo al Genoa. Il titolo di campione d’Italia fu assegnato al Genoa sul piano puramente sportivo, e l’impossibilità di confrontarsi con le squadre meridionali non costituì una discriminante.

In base dunque a quanto fin qui esposto, si chiede formalmente alla F.I.G.C. di riconoscere l’oggettiva impossibilità dell’allora Lega Nord di pervenire serenamente – per motivi tecnici, organizzativi e politici – al reale e meritevole vincitore del titolo italiano 1924/25, e di considerare conseguentemente Genoa e Bologna entrambi campioni d’Italia con la formula dell’ “ ex aequo “, che rappresenta la migliore soluzione per ricomporre una feroce diatriba che rimane ancora aperta dopo 90 anni.  Tutto ciò per i seguenti motivi:

a) Per la vittoria conseguita sul campo contro il Bologna il 07.06.25 fino a quando la regolarità del gioco è stata garantita, e fino a quando le influenze del regime politico del momento non hanno modificato tale risultato.

b) Per il riconoscimento sportivo dovuto ad una realtà effettiva delle condizioni del calcio italiano di allora, dove le squadre della Lega Nord disputavano, in pratica, un campionato autonomo, vista la loro netta superiorità tecnico-tattica su quelle centro-meridionali.

Giancarlo Rizzoglio

FINE QUARTA E ULTIMA PUNTATA

RIPRODUZIONE DELL’ARTICOLO CONSENTITA SOLO PER ESTRATTO PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: WWW.PIANETAGENOA1893

 

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