ESCLUSIVA PIANETAGENOA1893 – EMILIANO MONDONICO: «Genoa attento, l’Atalanta medita il riscatto»

Intervista ad uno degli allenatori più noti nel panorama italiano, Emiliano Mondonico, ex tecnico dell'Atalanta e grande esperto delle dinamiche del calcio professionistico


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Grinta, cuore e carattere. Senza dimenticare una chiara impostazione tattica. Il calcio di Emiliano Mondonico si è sempre basato su questi presupposti, ed i risultati, nel corso di una carriera più che onorevole, gli hanno spesso dato ragione. Un allenatore schietto e sincero che, al di fuori del rettangolo di gioco, non si è mai nascosto dietro frasi fatte o facili attenuanti Nel suo passato anche una positiva esperienza all’Atalanta, prossima avversaria del Genoa.

L’Atalanta è sempre stata una formazione ostica. Nonostante non si giochi più niente costituisce una rivale temibile per il Genoa?

«Sicuramente si, per diversi motivi. Primo fra tutti, i tifosi bergamaschi non hanno gradito la brutta prestazione di domenica scorsa contro l’Udinese e ora si attendono un pronto riscatto. Nell’ambiente nerazzurro, il rapporto tra squadra e sostenitori è da sempre molto forte. In secondo luogo, l’allenatore vorrà cercare di chiudere al meglio la propria esperienza all’Atalanta, anche per evitare che la gente lo accusi di aver mollato nel momento in cui ha saputo di cambiare panchina».

Tra gli elementi di spicco dell’Atalanta c’è sicuramente Sergio Floccari, in procinto di fare il suo ritorno al Genoa. Con che spirito affronterà la partita?

«Avrà tutti gli occhi addosso. Quelli dei tifosi atalantini, che esigeranno da lui una partita all’insegna del massimo impegno, e quelli della società genoana che, pur sperando che incappi in una giornata negativa, vorranno vedere un saggio della sua classe. Nonostante manchi l’ufficialità del trasferimento, ormai anche a Bergamo l’affare si considera concluso, e lo stesso giocatore, nel corso di un’intervista, pur non anticipando il nome della sua prossima squadra ha tracciato l’identikit del Grifone».

Quali sono i segreti alla base dell’ottimo campionato del Genoa?

«Non vedo particolari motivi per stupirsi della posizione dei rossoblù. La dirigenza ha messo a disposizione del tecnico un buon organico, e Gasperini è stato bravissimo a farlo esprimere al meglio. All’inizio della stagione quasi nessuno dava credito al Genoa ed, ora, dopo l’esplosione, ecco che la squadra rossoblù viene definita una rivelazione. A mio avviso, invece, sta solo raccogliendo quanto seminato».

Ha qualche ricordo particolare delle sfide col Genoa, ai tempi in cui allenava l’Atalanta?

«Non mi viene in mente nessun episodio in particolare ma, sia a Bergamo che a Genova, le partite erano molto tirate ed estremamente accese. Del resto il calcio non è un gioco da signorine, e la conferma è arrivata proprio nel recente derby della Lanterna. A me lo spirito del Genoa è sempre piaciuto in quanto apprezzo le formazioni che giocano all’arma bianca. E poi, a Marassi, con il calore dei suoi tifosi, il Grifone riesce sempre a dare il massimo delle proprie potenzialità».

Qui a Genova lei è sempre stato molto apprezzato, e più volte, negli scorsi anni, il suo nome è stato accostato alla panchina rossoblù. E’ mai stato vicino a diventare l’allenatore del Genoa?

«Non saprei dire quanto sia stato vicino ad approdare in rossoblù, ma credo che buona parte dell’affetto che riscontro nella vostra città sia dovuto al fatto che ho guidato il Torino, società unita da uno stretto gemellaggio con il Genoa. Ironia della sorte, alcuni dei giocatori che ho allenato diversi anni fa, ai tempi della Cremonese e del Como, hanno poi contribuito a scrivere la storia della Sampdoria: mi riferisco a Vialli, Lombardo ed Invernizzi».

Nella sua avventura all’Atalanta ha anche avuto modo di allenare Franco Rotella, sfortunato ragazzo che ci ha lasciato solo pochi giorni fa…

«Si, e voglio unirmi a tutte le belle parole che hanno usato i miei colleghi ed i miei ex giocatori a seguito di questa tragedia. Ricordo un episodio: a Bergamo non era visto in maniera eccellente dalla tifoseria ma, una domenica, realizzò un grandissimo gol e corse ad abbracciarmi. In quel momento dentro di me pensai: “Ecco, adesso avete capito chi è Franco Rotella”.

Claudio Baffico

 

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