“Suonaci, suonaci, suonaci il violino, Gilardino suonaci il violino”, intonava la Curva Fiesole, il cuore pulsante del tifo fiorentino, per festeggiare le innumerevoli reti segnate dall’attuale numero 82 rossoblù. Purtroppo, a Genova questo coro non ha avuto la stessa fortuna. L’esperienza sotto la Lanterna di Alberto Gilardino conta 9 presenze e 3 gol, di cui due segnati sui due rigori nel pirotecnico ma infelice incontro di San Siro contro l’Inter. Dopo un apporto iniziale che ha fatto ben sperare i tifosi genoani, l’infortunio capitatogli al muscolo soleo del polpaccio lo ha tenuto lontano dai campi per oltre un mese, smorzando l’ascesa del proficuo rendimento visto nelle prime apparizioni in maglia rossoblù. Per salvarsi, il Genoa ha bisogno di vincere. E adesso, ora più che mai, servono i suoi gol. Accompagnati, magari, da una sonata di violino. Pianetagenoa1893.net ha analizzato il momento e le difficoltà di Gilardino, oltreché dell’intero reparto offensivo rossoblù, con Cosimo Francioso, vero esperto di gol e di genoanità, attualmente tecnico del Pomigliano, società militante nel campionato di Serie D, girone G.
Mino Francioso, la parola all’esperto: cosa serve per uscire dalla crisi del gol?
Capita a tutti gli attaccanti di passare un periodo negativo a livello di prestazioni e realizzazioni. Il Genoa può contare su Palacio, che finora sta segnando a raffica, ma può fare anche affidamento su un certo Alberto Gilardino. Nonostante il periodo non tra i più prolifici, penso che Gila riuscirà a sbloccarsi presto: servono i suoi gol per tirare su il Genoa. Sono fiducioso.
Gilardino ha avuto diverse occasioni fin qui ma, ad onor del vero, non è stato ben assistito dal gioco della squadra. É questo il vero problema del Genoa?
Alberto deve trovare un equilibrio con la squadra. A quel punto, sarò tutto più semplice. Ora sta attraversando un momento critico sotto porta, ma per uscirne e sbloccarsi gli serve più tranquillità.
Palacio ha fin qui fatto di tutto per trascinare il Genoa, segnando ben 17 reti. Ora serve l’apporto dei suoi compagni di reparto. A cominciare da Gilardino.
È normale che una squadra punti maggiormente sui gol degli attaccanti, ma c’è da dire che, in una rosa di 20-22 giocatori, il reparto offensivo deve essere aiutato dal contributo di centrocampisti e difensori, ormai sempre più frequentemente chiamati a sbloccare la partita. Il calcio è un gioco collettivo. A volte la mancanza dell’attacco può essere sopperita dai gol degli altri compagni, ma in questo caso la squadra ne sta risentendo in modo particolare.
Qual è il consiglio che può dare un esperto di emozioni rossoblù come lei ad un campione come Gilardino?
Dare un consiglio ad uno come Gilardino è davvero molto azzardato (ride, ndr). Anche io ho vissuto dei periodi negativi, ma sono sempre andato per la mia strada, restando tranquillo ed ignorando i fischi e le vari critiche. Si va avanti, come sempre, con il lavoro e la professionalità. E poi, alla fine, i risultati arrivano.
L’inserimento di Jorquera nella formazione iniziale potrebbe giovare alla fase offensiva o è una mossa troppo rischiosa per l’attuale momento dei rossoblù?
Potrebbe essere una mossa giusta. Il Genoa ha bisogno di fare risultati a tutti i costi, non di trovare nuovi equilibri tattici. Il tempo a disposizione per centrare la salvezza è sempre meno, perciò può essere pericoloso fare troppi conti, rinunciando ad un atteggiamento più spregiudicato che in questi casi può essere d’aiuto.
Nonché in difesa ci sia da stare tranquilli..
Infatti. Questa squadra ha subito davvero troppi gol (58 fin qui, ndr). È vero che per poter vincere bisogna fare un gol in più dell’avversario, ma, andando avanti così, diventa dura. Naturalmente il problema non può coinvolgere solo la retroguardia, ma anche il centrocampo e l’attacco che sbagliano l’approccio alla fase difensiva. Come detto prima, il calcio dev’essere giocato da un collettivo di undici persone.
La panchina traballante di quest’anno ha influenzato l’andamento della squadra?
Non è semplice valutare questo fattore. A volte il cambio dell’allenatore porta i risultati, oltreché una scossa all’ambiente. Nel caso specifico tutto ciò non è avvenuto e si è preferito tornare al tecnico di inizio stagione, con la speranza di riportare la squadra in carreggiata. Ora come ora, serve una svolta.
Lecce a 34 punti, Genoa a 36, Fiorentina a 37, Parma e Cagliari a 38. Chi la spunterà?
Penso che la squadra guidata da Malesani sia in grado di centrare la salvezza. Quest’anno è andato storto, ma ci sono i presupposti per rimediare. C’è bisogno di tranquillità e dell’importante aiuto della tifoseria, che ha sempre dato il massimo, risultando spesso come l’uomo in più in mezzo al campo. Il mix di tranquillità tra i giocatori e di carica dai tifosi può essere la ricetta giusta per questa squadra: sono convinto che il Genoa riuscirà a porre fine a questa crisi.
A Pomigliano, invece, le prospettive sembrano ben più rosee.
A dicembre abbiamo intrapreso una cavalcata che ci ha portato dalla zona play-out a quella play-off. Non serviranno a molto, forse, ma restano comunque le grosse soddisfazioni che ci siamo tolti nell’arco di questo campionato, passando dalla lotta per non retrocedere a quella per la promozione.
Quindi non ci resta che rivolgerle un “in bocca al lupo” per il concitato finale di stagione.
Grazie, crepi. In questo caso però, quello più grande lo faccio io al Genoa.
Daniele Zanardi
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