ESCLUSIVA PIANETAGENOA – Maurizio Lastrico: “Ci vuole poco per accontentare noi genoani”

Risate, aneddoti, opinioni e, soprattutto, tanto Genoa. Di tutto questo e di molto altro, Pianetagenoa1893.net ha parlato in esclusiva con Maurizio Lastrico, famoso attore e comico genovese conosciuto per gli sketch “danteschi” a Zelig, la popolare trasmissione in onda su Canale 5. Lastrico, genoanissimo dalla nascita, non si è tirato indietro nel raccontare sè stesso […]


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Risate, aneddoti, opinioni e, soprattutto, tanto Genoa. Di tutto questo e di molto altro, Pianetagenoa1893.net ha parlato in esclusiva con Maurizio Lastrico, famoso attore e comico genovese conosciuto per gli sketch “danteschi” a Zelig, la popolare trasmissione in onda su Canale 5. Lastrico, genoanissimo dalla nascita, non si è tirato indietro nel raccontare sè stesso e la sua passione per i colori rossoblù.

Com’è nata la passione per la recitazione?

Con gli amici e le compagnie nei bar e per le strade di Sant’Olcese. É un territorio denso di personaggi dove la comunicazione agisce tramite l’umorismo e la continua presa in giro. Poi tutto è nato con il teatro a livello amatoriale. Per uscire da Sant’Olcese però tutto questo non bastava: da lì sono arrivati gli studi accademici, necessari per specializzarsi e andare avanti di pari passo tra lo studio tecnico e qualcosa di profondo come la passione.

E quella per il Genoa?

Arriva direttamente da papà. Il mio primo ricordo lo colloco ad un Genoa-Napoli di tanti anni fa, nella Sud. La partita di Fontolan e Maradona. Ero in gradinata con mio padre circondato dai tifosi napoletani che avrebbero dovuto essere avversari ma che in realtà erano a stretto contatto con noi, uniti nel vedere la partita e pronti ad offrirmi migliaia di pocket coffee. Lì ho toccato con mano il mondo del Genoa e del calcio, nel vedere migliaia di persone cantare tutti insieme per una cosa che succede a 100 metri di distanza e nel notare i repentini cambiamenti d’umore di mio padre. Passava dalla gioia all’angoscia più profonda in soli 20 secondi. Era come vedere un suo anno di vita condensato in 90 minuti. E poi la mia prima trasferta a Bergamo, con mia madre, quando eravamo presi di mira dai tifosi dell’Atalanta che ci lanciavano i sacchi di rumenta. “Uh che paura, Maurissio”, mi diceva. E ancora in macchina ad Odense e poi tantissime altre avventure.

Quali sono i suoi due ricordi più piacevoli nella carriera di attore e in quella da tifoso?

Professionalmente, mi viene in mente il mio primo riconoscimento un concorso di cabaret di Genova, il primo premio conquistato fuori da Sant’Olcese. Poi mi ricordo le parole scambiate con una mia insegnante di teatro, in maniera del tutto informale, una volta che ci incontrammo sul bus. Dopo tanti rimbrotti, le sue parole furono utili per il mio futuro. Da tifoso ho tanti ricordi. Mi viene da ridere pensando al gol sbagliato da Merkel domenica scorsa: dopo una nottata quasi insonne, venire allo stadio e vedere quell’occasione dalla tribuna mi ha quasi provocato un mancamento. La ritengo come una reazione felice, anzi, un attestato di genoanità.

Com’è la vita del tifoso genoano nel mondo dello spettacolo?

Essere genoani è un aggancio fantastico: siamo sparsi dappertutto. Già Zelig è una colonia: dopo poco tempo è diventato un presidio genoano. In questo Milano è accogliente, anzi. Tutte le volte costringiamo gli altri a documentarsi e, anche nelle situazioni più urgenti, ad armarsi di pc e chiavetta per vedere la partita in streaming. Ora la base di mugugno c’è sempre, ma dopo questi risultati positivi siamo già qui che facciamo i calcolo per l’Europa League. Siamo così noi genoani. Ci basta anche un terzino sinistro in grado di fare un passaggio da qui a lì che siamo contenti.

Parliamo di calcio giocato: che impressione le ha fatto il Genoa visto con l’Udinese?

Buona, sicuramente. Certo, i limiti mostrati da Tozser verso gli ultimi minuti hanno un po’ surriscaldato il clima. Per farlo respirare servirebbe un atteggiamento meno intransigente da parte di noi tifosi, che quando ci intestardiamo su un giocatore siamo duri da digerire. Con questo schema comunque si vedono delle belle verticalizzazioni e  si valorizzano giocatori come Kucka che sanno esprimere il loro meglio. Lo slovacco sta giocando davvero forte: è un orgoglio per la tifoseria. La squadra ora è pronta alla battaglia e sembra quasi che cominci a provare piacere nel giocare a calcio.

L’uomo del momento è Davide Ballardini.

In un momento di crisi del calcio e del Genoa, è arrivata una persona che trasmette valori sani. Per quanto ho potuto vedere, sembra anche molto attaccato alla città. È un tecnico pragmatico che sa agitarsi davanti alla panchina, infondendo ai giocatori tutto quello che vorremmo dire noi. C’è vicinanza, insomma. Il coro della Nord a lui dedicato è stato un gran momento di adrenalina. Ho amato allenatori come Scoglio e Gasperini ma credo che adesso la pragmaticità di Ballardini sia da tener ben stretta. E poi sì, un sogno ce l’avrei.

Ovvero?

Zeman. Il boemo è un allenatore che mi ha sempre affascinato. Però questo è un discorso che dovrebbe essere ben analizzato dalla società (ride, ndr). L’unica cosa che mi dispiace però è constatare che il Genoa sia diventato una vetrina di saldi, come una sorta di provino per il calcio che conta, lontano da qui. Ora non so neanche se i giocatori che vengono qui sappiano dove sia De Ferrari o cosa sia la cima. Che poi noi tifosi non siamo neanche così difficili da accontentare: per vedere il “piccolo Barcellona” ci sarà tempo. Siamo rimasti estasiati dal gioco del Gasp ma una bella partita all’inglese giocata con il cuore ci basta e avanza. Anzi.

Come vede la corsa per la salvezza?

La strada da percorrere è ancora durissima. Già con il Palermo sarà battaglia: dopo la vittoria del Siena, per i rosanero quella di sabato sarà l’ultima spiaggia. Tuttavia, i presupposti per lottare ci sono, prima no. E quando ci sono queste condizioni la tifoseria non si tira di certo indietro. Io son già pronto per la sfida: solito bar, solita gente, soliti mugugni. Un campionario di umanità davvero fantastico tra cabala, sofferenze e invettive. Per me inoltre è una fonte di ispirazione inesauribile.

A quando degli endecasillabi rossoblù?

Ho già fatto diversi pensieri al riguardo. Nei miei spettacoli racconto molto la mia vita perciò ho già pensato di proporre un racconto di una trasferta in stile dantesco. Dovrà parlare non solo ai genoani, ma alle persone in generale, cercando di trasmettere i momenti vissuti in quel “micromondo”. Ad esempio, mi ricordo in maniera indelebile una trasferta a Venezia: arriviamo sul battello davanti allo scorcio che dà su piazza San Marco, uno degli scenari più caratteristici del mondo, per il quale arriva gente da ogni parte del mondo che si è messa i soldi da parte per visitare Venezia. Tant’è, una volta arrivati lì, dal battello si leva un coro: “Gondole…c’avete solo le gondole!”. Questo è proprio il bello di essere tifosi.

Per concludere, quali sono i suoi programmi futuri?

Ora sono in tournèe in tutta Italia con lo spettacolo “Facciamo che ero io”, con Gioele Dix alla regia. Arriveremo a Genova per le date del 22-23 marzo. Per il resto sto girando ancora due o tre comparsate a Zelig portando la “Divina Commedia” e alcune follie mie. Sentivo il bisogno di darmi uno scossone creativo, non per abbandonare Dante, figuriamoci, ma per incrementare la mia produzione. Finito Zelig, oltre ad alcune proposte da valutare, partirà una trasmissione della quale per ora non si può parlare molto: presto avrete mie notizie. E poi spero di trovare un po’ di serenità a Genova e godermi i piaceri della vita. Il Genoa su tutti.

Daniele Zanardi

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