ESCLUSIVA PIANETAGENOA – Lorenzo Contucci: «Daspo davanti alla Corte Europea dei diritti dell’uomo? Ipotesi da valutare»

Secondo il noto penalista, difensore di tifosi indagati per reati da stadio, si potrebbe ricorrere al tribunale sovranazionale nel caso in cui la Corte Costituzionale non modifichi la normativa attuale. Ma occorre un team di esperti del settore


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La legislazione sulla sicurezza negli stadi resta praticamente immutata. Lo spiega in questa intervista esclusiva a Pianetagenoa1893.net l’avvocato Lorenzo Contucci, specializzato nella normativa di questo particolare settore. Il legale, impegnato nella difesa di numerosi tifosi, ci rivela di aver eccepito in alcuni processi l’incostituzionalità del daspo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive). In più, ci potrebbe essere l’idea di ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, anche se è un’ipotesi che presenta alcune complessità.

Avvocato Contucci, in questi giorni è stato deciso di mandare in soffitta la tessera del tifoso, facendo spazio ad una fidelity card. Ci potrebbe spiegare quali saranno i cambiamenti?

Hanno modificato in minima lo strumento della tessera del tifoso, svincolandolo dalla carta di credito, visto le ripetute sconfitte in ambito giudiziario. Hanno avuto un danno economico elevatissimo, ma per quanto riguarda le norme di sicurezza non cambia nulla, sono gli stessi della tessera del tifoso. Hanno cambiato semplicemente il nome.

Gran parte delle tifoserie hanno protestato contro l’inserimento della tessera del tifoso, creando un crescente allontanamento del pubblico dagli stadi. Quale potrebbe essere il modo migliore per poter gestire la sicurezza sia all’interno sia all’esterno degli impianti?

Per gestire il pubblico non servono divieti, ma una maggiore preparazione da parte degli organi di polizia. Basti pensare cosa è successo in Inghilterra, dove non si è mai vietata una partita e le forze dell’ordine, anche con difficoltà, sono riuscite a cambiare il calcio. Emblematica la testimonianza del centro coordinamenti club cesenati, i quali rendono noto che ad un bambino di dieci anni sia stato tolto uno striscione scritto con il pennarello, facendolo piangere.

Le società come si stanno comportando?

I club sono in mano a persone che inchinano la testa di fronte ai soprusi. Quelle più grandi cercano di fare soldi attraverso la tessera del tifoso, poiché chi ha creato la tessera del tifoso fu Berlusconi con il Milan. Regalando più di 200 mila tessere, grazie all’Intesa San Paolo, che erano anche carte di credito attivabili che avrebbe portato ad un rientro economico.

Questa situazione del calcio italiano incide anche sull’arretratezza del nostro campionato sia sul campo che fuori?

Siamo l’unico paese del mondo che abbiamo un sistema di questo tipo. Basta vedere una partita di serie B inglese, che ha più spettatori della nostra serie A. Non parliamo della Lega Pro con stadi che presentano spalti desolatamente vuoti.

Qual è la situazione del provvedimento daspo, che entrato in vigore da qualche anno in Italia?

Il daspo, su cui si è espressa più volte la Corte Costituzionale, non è anticostituzionale, ma presente varie anomalie. Ad esempio questo provvedimento non è stabilito da un giudice ma da un questore. Faccio un esempio lampante. Un mafioso non può essere soggetto ad una misura di prevenzione se non è giudice a deciderlo: al contrario, un tifoso può essere giudicato da una autorità di polizia e quindi di parte. In tutta Europa della materia se ne occupa la magistratura, in Italia no.

Lei ha eccepito l’incostituzionalità del daspo o di altre norme riguardante la sicurezza negli stadi nei processi in cui sono coinvolti tifosi?

E’ stata eccepita in passato su alcuni aspetti, ad esempio in ordine ai requisiti che deve avere l’obbligo di firma per essere validamente applicato. Attualmente sto eccependo la non costituzionalità del comma 7 dell’art. 6 della legge antiviolenza, in ordine al daspo giudiziario. Prima di arrivare alla Corte Costituzionale, è necessario che un giudice

condivida l’eccezione e a volte questo dipende dal processo.

Se la Consulta non dovesse mutare il quadro attuale, non si potrebbe ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo oppure ad altri tribunali sovranazionali?

E’ una ipotesi da valutare. Ma anche in questo caso è necessaria la collaborazione con esperti giuridici del settore. Da penalista per me è più difficile. Bisognerebbe creare un pool con più caratteristiche.

Infine, esiste qualche esponente politico italiano che voglia cercare di cambiare la normativa sul daspo o sul pacchetto sicurezza?

Alcuni singoli esponenti politici sono sensibili al problema ma poi si perdono nella mediocrità generale di persone che non sanno neanche quando è stata scoperta l’America. Una collaborazione più intensa da qualche tempo, proprio perché da sempre garantisti, l’ho avuta con il Mario Staderini e Marco Perduca, dei Radicali Italiani.

Alessandro Casu

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