Esclusiva PG, Marco Colla: “Io campione di Telemike grazie al mitico Genoa”

Il famoso campione del quiz di Mike Bongiorno racconta la sua cavalcata sulle ali del Grifone che lo portò a vincere nel 1990 un miliardo di vecchie lire. E racconta i suoi aneddoti di tifoso, ripercorrendo la storia del club più antico d'Italia dagli anni '50


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[tps_title]L’ultimo campionato[/tps_title]

Sembrava che questa stagione fosse cominciata meglio, ricordo ad esempio l’incontro ai Magazzini del Cotone, sembrava che l’unità di intenti fosse quella di un Genoa grande, infatti fino a dicembre c’è stato.

Guarda, gli annali, e questa è un po’ una chicca, riporteranno che alla terza giornata il Genoa era primo in classifica a pari punti con la Juventus, perché il recupero con la Fiorentina è stato effettuato dopo: però riportandolo alla terza giornata ritroveremo Genoa e Juventus in testa alla classifica con nove punti. Non si verificava dal campionato ’77-’78.

Sono belle soddisfazioni, così come ad esempio vincere contro la Juventus in cui molti ricordo che avevano parlato del miglior primo tempo del Genoa dal secondo dopoguerra.

Va bene, ma leggiamo un po’ il bicchiere mezzo pieno, vediamo un Genoa  che in questi dieci anni di Serie A ha battuto tre o quattro volte la Juventus, ha battuto la Lazio otto partite su otto, ha battuto più volte il Milan, ha battuto l’Inter per la quarta volta consecutiva, parlo a Marassi. Queste sono soddisfazioni, soddisfazioni anche indelebili, per certi versi. Ora è naturale che se il tifoso genoano rivede lo specchio del Genoa dei sogni, è naturale che a lui non basta più questa performance, ecco, questi risultati. Non so, è naturale che il tifoso (io per primo) ha un vuoto morale nei suoi giudizi anche. Dopo una vittoria ragioni in una certa maniera, dopo una sconfitta in un’altra. Ma come un po’ tutti, un po’ tutte le tifoserie, quelle proprio più marcate, più passionali, diciamo.

Una domanda “cattiva”: meglio godere per  un gol come quello di Mario Faccenda nell’82 o comunque un gol che ti garantisce la salvezza in un modo così insperato, oppure per un gol tipo quello di Boselli, l’apoteosi?

Sono due cose molto diverse. Uno è un po’ legato ad un discorso di sopravvivenza che per quanto io  situazioni come il gol di Faccenda ne abbia vissute tante, ne avrò vissute almeno 7/8 corrispondenti alla salvezza all’ultima giornata. L’altro invece rientra in una dimensione che ha poco a che fare con la classifica della squadra. E’ un derby, è la possibilità magari di rendere documento diciamo all’avversario odiato, cioè diciamo che per il genoano medio è il massimo, ecco. Almeno, io direi che sicuramente alcuni preferirebbero il secondo caso, ossia il gol di Boselli.

Poi, vincere in quel modo, spedire di fatto la Sampdoria in B, penso sia la migliore soddisfazione possibile.

No, è stato l’unico caso dove la Sampdoria è stata non ancora matematicamente ma virtualmente in Serie B. Perché anche nei famosi gol di Pruzzo, di Sabbatella, mancavano ancora dieci partite alla fine. C’era tutto il tempo di recuperare. Sono passati alla storia come i gol determinanti per la fortuna o la sfortuna di chi ha subito. Però non portavano a niente di matematico. Di virtuale sì, ma di matematico no. Anche perché quello è stato un derby che è stato giocato alla terzultima di ritorno, quindi non era mai capitato che in calendario un derby fosse inserito così tardi. Ed è diventato determinante, poi alla fine.

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